Gli “educatori” dei grandi (un tempo) giornali sono al lavoro per rendere presentabile Giorgia Meloni quale futuro leader di una destra di governo? Si accomodino pure. Lei non ha mai condannato o almeno criticato a fondo il fascismo che tante rovine e tanti lutti ha procurato all’Italia. Ha costantemente al suo  fianco Ignazio La Russa che è stato iper-fascista e che ricordiamo organizzatore del corteo in cui perse la vita l’agente Marino. Cosa pensa Meloni di Mussolini, della guerra mondiale, di quella civile provocata dalla nascita della Repubblica Sociale? Non basta cavarsela dicendo «io non ero ancora nata» L’editoriale di VITTORIO EMILIANI /  Giorgia Meloni: all’opera alla Camera, in posa da Bruno Vespa IN QUESTI GIORNI abbiamo assistito sui “giornaloni” ad autentiche carezzevoli lezioni di bon ton dedicate a Giorgia Meloni. La quale in verità, pur non nascondendo mai le sue caratteristiche borgatare e limitando i propri interventi alla Camera e fuori a semplici slogan, è cresciuta e cresce nei sondaggi. Fino a mettere in seria difficoltà lo sbrigativo Salvini. Queste lezioni di stile – alla maniera di Lina Sotis di un tempo o a quella più lontana di Donna Letizia – a cosa preludono? Forse ad un ingresso morbido della ex borgatara al vertice di una nuova classe dirigente di centrodestra del Paese...

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Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.