«Una risposta appropriata alla crisi attuale». Con queste parole il G7 riunito a Hiroshima ha “sdoganato” gli investimenti pubblici nel gas e, specificatamente, nel Gnl, il gas naturale liquefatto, un business dorato per l’export degli Stati Uniti. Questo in risposta alla Russia che ha invaso l’Ucraina. E così ci si rimangia tutti i progressivi impegni messi in agenda a favore dell’energia sostenibile. «Come risposta temporanea…» dice il documento delle sette potenze, sul “rientro” del gas che doveva essere messo da parte e, invece, eccolo ancora qui. «Garantendo — ecco la perla — che i progetti siano integrati nelle strategie nazionali per lo sviluppo dell’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio». E qui c’è lo zampino dell’Eni: Ravenna si fotta, sprofondando più a fondo nel suo Ccs (Carbon Capture & Storage)
Il commento di MASSIMO SCALIA

“MAL COMUNE MEZZO GAUDIO” è il trionfo della visione piccolo-borghese, rinunciataria e iettatoria, che sostanzialmente augura il diffondersi dello star male così ognuno può consolarsi del suo malessere individuale. E, quando è assunta a livello di “nazione”, oggi “Stato” non appare sufficientemente identitario, suggella veri e propri disastri com’è accaduto al G7 di Hiroshima, com’è illustrato più avanti. Anzi, sorge il sospetto che quel clima di minaccia nucleare, pesantemente aleggiante a partire dal nome della città martire della prima bomba atomica, abbia avuto uno sceneggiatore e coreografo. Il più quotato è quel vermilinguo di Roberto Cingolani, oggi consulente del Governo, ma che quando era in carica si era distinto per essere riuscito a parlare, con imbattibile incompetenza e da vero macho che sa come mettere in riga gli arcadici lai degli ambientalisti, di tutto il nuclearibile: generazione III+, generazione IV, Small Modular Reactors, nucleare piccolo e sicuro, and so on, pur di coprire con questa vergognosa caciara l’espandersi degli untuosi affari di El Ceo (dell’Eni). E, va detto, come ministro della Transizione ecologica gli dei ce ne scampino e liberino, ma come promotore degli idrocarburi merita sicuramente un “Plenitude” d’oro, l’oscar che El Ceo dell’Eni ha disposto venga assegnato ai più efficaci fossilisti internazionali.
E solo una mente sopraffina come quella di Cingo può aver fatto imbambolare il Papa, di solito così sveglio, su questa pippa del rischio nucleare, ci mancava che dicesse “svuotate gli arsenali atomici, riempite i granai”. A seguire, il corteo di menagrami catastrofisti, cui questo giornale dedica davvero troppo spazio. Ma che minchia sono questi “paralipomeni” e che cosa ha ottenebrato i commentatori al punto di non aver capito che gioco fossile si stava per davvero giocando, e questa volta non davvero solo ad opera de El Ceo? Mal comune mezzo gaudio, un accidenti! Per i “paralipomeni” rimandiamo al Leopardi, che fa sempre bene, e alla sua satira basata sul poemetto ellenistico dell’epica battaglia tra rane e topi.
Per la vera ciccia andiamo a fine p. 16 inizio p.17 del “G7 Hiroshima Leaders’ Communiqué” [leggi qui nota 1]
«In questo contesto, sottolineiamo il ruolo importante che un aumento delle consegne di Gnl può giocare e riconosciamo che gli investimenti nel settore possono essere una risposta appropriata alla crisi attuale anche per far fronte alle potenziali carenze del mercato del gas. Nella circostanza eccezionale di accelerare la graduale eliminazione della nostra dipendenza dall’energia russa, gli investimenti pubblici nel settore del gas possono essere appropriati come risposta temporanea…garantendo che i progetti siano integrati nelle strategie nazionali per lo sviluppo dell’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio».

Che piccolo capolavoro! Dopo aver citato tutto il citabile – Accordo di Parigi, 1.5 °C, le Cop passate e future, gli Sdg, cioè gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – arriva finalmente la ciccia: quattrini a schiovere per il Gnl di zio Sam, quattrini pubblici per il gas ché è tutta colpa di quel cattivone di Putin. Ciliegina sulla torta quel “idrogeno a basse emissioni di carbonio”, nel quale si sente l’unghiuto zampone di El Ceo. Ravenna si fotta – sprofondata di 125 cm in trent’anni a causa dei prelievi selvaggi dal suo sottosuolo [leggi qui nota 2] – tanto sul Ccs (Carbon Capture & Storage) è d’accordo anche il suo sindaco piddino, che sulla catastrofe dell’alluvione ha capito tutto: «Le nutrie come tane fanno buchi enormi negli argini, dai quali entra acqua che li indebolisce. Ma quando ho provato a fare i piani per controllare la riproduzione ho ricevuto minacce di morte dagli animalisti». Era andato a lezione dal “capitano”, che con un largo e generoso sorriso lo ha rassicurato: “Non c’è bisogno, tu sai già tutto”, accogliendolo a braccia aperte tra i Lumbard. Insomma, mentre, benedetti dal Pontefice, facevamo la battaglia tra le rane e i topi del nucleare, i poteri forti, così forti da fare un clamoroso coming out senza nessuna vergogna, hanno piegato il timone sulla loro carboniosa rotta. Molliamo? Mai. Proviamo a ridurre il mal comune, e senza nessun gaudio. © RIPRODUZIONE RISERVATA