La sospensione dei finanziamenti sta mettendo a rischio la distribuzione di medicinali salvavita e altri aiuti essenziali in regioni vulnerabili, con potenziali aumenti della mortalità infantile e della diffusione di malattie come l’Hiv. Ad esempio, Catholic Relief Services prevede una riduzione del 50% della propria forza lavoro a causa dei tagli imposti dall’Amministrazione americana. La presenza di Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale) ha spesso cercato di bilanciare l’influenza di altri attori, tra cui potenze emergenti come la Cina, che ha investito massicciamente nel continente attraverso infrastrutture e prestiti, e forze paramilitari o mercenarie come il gruppo Wagner, che ha operato in diversi scenari con il sostegno della Russia

Elon Musk con la motosega regalata da Milei (foto Ansa); sotto il titolo, Port-au-Prince, consegna degli aiuti umanitari (foto Jewel Samad/Afp)

 ◆ Il commento di ALESSIO LATTUCA

Dovrebbe preoccupare, e molto, la recente decisione cinica − una delle tante − dell’amministrazione Trump di smantellare l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) e di richiamare il personale entro febbraio. Si tratta di una mossa che dovrebbe indignare l’intera comunità internazionale per la sua violenza, per la sua rapidità e per le potenziali conseguenze sulle operazioni umanitarie globali. È risaputo che Usaid sia stata fondamentale nella gestione di progetti umanitari e di sviluppo in tutto il mondo per oltre sessant’anni. La decisione di smantellarla potrebbe lasciare milioni di persone senza il sostegno necessario a sopravvivere. Per fortuna, un giudice federale ha temporaneamente sospeso l’ordine di congedo per migliaia di dipendenti di Usaid, concedendo una lieve proroga. Tuttavia, l’incertezza rimane, e le operazioni dell’Agenzia sono in gran parte paralizzate.  

Le conseguenze di questa decisione sono già evidenti: organizzazioni umanitarie che dipendono dai finanziamenti di Usaid stanno affrontando interruzioni nei loro programmi, con possibili licenziamenti e riduzioni del personale. Ad esempio, Catholic Relief Services prevede una riduzione del 50% della forza lavoro a causa di questi tagli. Inoltre, la sospensione dei finanziamenti sta mettendo a rischio la distribuzione di medicinali salvavita e altri aiuti essenziali in regioni vulnerabili, con potenziali aumenti della mortalità infantile e della diffusione di malattie come l’Hiv.

Questa situazione evidenzia le profonde implicazioni delle decisioni politiche sulle vite delle persone più vulnerabili a livello globale. Ma non tiene in alcuna considerazione che Usaid è stata storicamente un attore-chiave nei programmi di sviluppo e aiuto umanitario in diversi paesi africani, tra cui la Repubblica Centrafricana e l’Uganda. La sua presenza ha spesso cercato di bilanciare l’influenza di altri attori, tra cui potenze emergenti come la Cina, che ha investito massicciamente nel continente attraverso infrastrutture e prestiti, e forze paramilitari o mercenarie come il gruppo Wagner, che ha operato in diversi scenari africani con il sostegno della Russia. 

Qui e in alto, la distribuzione degli aiuti di Usaid in Centro Africa (foto di Issouf Sanogo/Afp e di Nariman El Mofty)

In questi contesti, il ritiro improvviso di Usaid potrebbe avere conseguenze significative come quelle che registra l’Afghanistan. La Repubblica Centrafricana, per esempio, dipende fortemente dagli aiuti internazionali per la stabilità sociale ed economica, mentre l’Uganda ospita un grande numero di rifugiati e beneficia di finanziamenti Usa per programmi sanitari e agricoli. Senza il supporto americano, il vuoto potrebbe essere rapidamente colmato da altre potenze con interessi strategici meno orientati allo sviluppo umano e più alla tutela di risorse naturali e influenza geopolitica. È una  decisione, quindi, che non riguarda solo la politica interna degli Stati Uniti, ma ha ripercussioni globali che potrebbero rafforzare l’influenza di attori che non necessariamente condividono gli stessi valori democratici e umanitari. 

La decisione di interrompere bruscamente il supporto di Usaid in Africa equatoriale è estremamente grave, sia dal punto di vista umanitario che geopolitico. La sospensione dei pagamenti significa che migliaia di lavoratori locali – medici, infermieri, insegnanti, operatori umanitari – rischiano di non ricevere il loro stipendio, mettendo a repentaglio interi settori essenziali. Senza fondi, molti ospedali e centri sanitari dovranno ridurre o chiudere i servizi, lasciando pazienti senza cure salvavita. Sul piano strategico, questa “fuga” degli Stati Uniti dall’Africa centrale lascia campo libero ad altre potenze, in particolare Cina e Russia, che stanno già rafforzando la loro presenza nel continente con investimenti, forniture militari e accordi politici.

Questo va in totale contrasto con la retorica di “America First” e con la stessa dottrina Maga, che − nelle intenzioni − dovrebbe rafforzare la posizione globale degli Usa. Invece di consolidare la leadership americana, questa scelta rischia di indebolirla, riducendo l’influenza statunitense e compromettendo anni di diplomazia e cooperazione sul campo. L’ironia è che, mentre Trump proclama di voler rendere l’America più forte, questa mossa rischia di renderla più irrilevante in una regione strategicamente importante, con conseguenze a lungo termine difficili da prevedere ma potenzialmente dannose per gli stessi interessi americani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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È presidente di Confimpresa Euromed, amministratore delegato Confidi per l’impresa e direttore generale Cofidi Scrl. Imprenditore agrigentino, si batte da anni contro il rigassificatore di Porto Empedocle (sua città natale), che definisce un “progetto folle”, a pochi passi dalla Valle dei Templi, a ridosso della casa di Luigi Pirandello in contrada Kaos.