Anziché il cappellino Maga sulla Cappella Sistema, il Vaticano ha messo la papalina sull’America. I due aggettivi (“disarmata e disarmante”) della parola pace di Robert Francis Prevost non sono casuali, né retorici, nel momento in cui anche in Asia (oltre che in Europa e in Medio Oriente) avanza l’incubo nucleare, con i capi del Pakistan e dell’India che allungano la mano verso le loro bombe atomiche. Il nuovo Pontefice, oltre a possedere una solida preparazione teologica, è anche un matematico e un filosofo: chi meglio di uno scienziato può smontare dalla cattedra di Pietro le sciocchezze diffuse dai “negazionisti” del clima che si rifanno a dio, a cominciare dal loro capo banda insediato alla Casa Bianca? Ed è, questo, un po’ più che un semplice auspicio
◆ L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ
► Alla fine il papa americano voluto da Trump è arrivato, ma non esattamente l’americano che voleva lui. Robert Francis Prevost è americano come americano è l’intero continente che si allunga dall’Alaska (nelle mire del presidente statunitense) alla Terra del Fuoco (fin lì non s’è ancora spinto), non come gli americani wasp (white anglo-saxon protestant) che stanno tanto a cuore al tycoon di Mar-a-Lago. Il quale, nel suo giretto in Vaticano per i funerali di Papa Francesco, aveva cercato di apparire agli occhi dei commentatori politici come il king maker anche della Cappella Sistina. Ma − com’è stato osservato a caldo da Piero Schiavazzi, vaticanista di “Limes” − anziché il cappellino Maga sul Vaticano, «Trump s’è ritrovato la papalina sull’America» con un “pontefice delle Americhe” di forte religiosità e grande cultura.

«La pace sia con tutti voi, il primo saluto del Cristo risorto, il Buon pastore» ha detto subito dalla loggia di San Pietro. Per ripetere, appena dopo, parole ancora più nette e caratterizzanti: «la pace sia con voi, pace disarmata e disarmante», il giorno in cui anche in Asia (oltre che in Europa e in Medio Oriente) avanza l’incubo nucleare, con il capo del Pakistan e dell’India che allungano le mani verso l’uso delle loro bombe atomiche. Pace «disarmata e disarmante»: due aggettivi non buttati lì a caso, che avranno fatto fischiare − speriamo a lungo − le orecchie di molti leader politici, persino del leader europeo più irrilevante, la cristiana Von der Leyen.
La presidente della Commissione europea si è precipitata a fare felicitazioni e salamelecchi al nuovo Papa, come quasi tutti gli altri armigeri del mondo. Von der Leyen lo fa il giorno dopo aver riaffermato la necessità di costruire muri imbottiti di armi attorno alle fortezze nazionalistiche che hanno la presunzione di rappresentare. Lo fa, cascando male, qualche ora prima che Papa Leone XIV dicesse di mettersi in cammino, «mano nella mano a costruire ponti, una chiesa missionaria come l’ha voluta Papa Francesco». Mettendo in evidenza la scelta ecclesiale e geopolitica maturata sotto le volte della Sistina. C’è solo Paolo Mieli, il prezzemolo di tutte le minestre televisive italiane, ad aver voluto sminuire più e più volte in pochi minuti, ieri sera su La7, il valore politico (oltre che simbolico) delle prime parole di Robert Francis Prevost sul tema della pace e del riarmo.
Oltre che di formazione teologica solida − come un superiore degli Agostiniani del mondo, quale è stato Prevost, non può non avere −, il nuovo Pontefice è anche un matematico e un filosofo: chi meglio di uno scienziato può smontare, parlando dalla cattedra di Pietro, le sciocchezze diffuse dai “negazionisti” del clima che si rifanno a dio, a cominciare dal loro capo banda globale insediato alla Casa Bianca? Questo è, quantomeno, un nostro auspicio, basato non su una generica speranza ma su una Laudato si’ radicata e ramificata in rilevanti parti del mondo (ben al di là dei confini cattolici) sul problema sempre più impellente − accanto alla pace − di salvare la presenza dell’uomo sulla Terra. Il suo invito qualche tempo fa, con un twitter, a «firmare la petizione sul clima» ci suggerisce di esprimerlo con convinzione.
Una nota a margine, per chiudere queste prime considerazioni sul nuovo papa. Gli italiani, nostalgici di Ratzinger e/o “revanscisti” nei confronti di Bergoglio, resteranno asserragliati nella curia romana, al di qua e al di là delle mura leonine. E non è poco, a patto che Papa Prevost continui a tagliare le unghie affilate ai profittatori della buona (e generosa) fede altrui, a cominciare dall’uso scandaloso che se n’è fatto sin qui. Ad esempio dell’Obolo di Pietro. © RIPRODUZIONE RISERVATA