Sostenuta dai forti interessi della “lobby dell’atomo” (civile e militare), si intensifica la propaganda delle presunte novità del cosiddetto “nuovo” nucleare. In realtà, una riedizione − rimpicciolita nelle dimensioni industriali degli impianti − dei principi della fissione dell’atomo. Per la quale vale sempre la battuta del premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi: «È più vecchia del transistor». A parte qualche componente e relative soluzioni ingegneristiche, nulla è cambiato nella fisica del reattore, con gli annessi e connessi, a cominciare dal problema irrisolto delle scorie nucleari. Semplificando, per farci intendere: si tratta, in buona sostanza, della modernizzazione della tecnologia usata da decenni nei sommergibili a propulsione atomica, le cui scorie finiscono negli abissi marini o lontano dagli occhi dell’opinione pubblica negli arcipelaghi ex sovietici e statunitensi. Attivissima con la grancassa la Lega di Salvini (e del governatore della Lombardia) oltre ai circoli della lobby atomica attecchita in alcuni circoli universitari che ha saputo carpire il ministro Gilberto Pichetto Fratin circondandolo con i loro consulenti
◆ L’analisi di MARIO AGOSTINELLI

► Nella sottovalutazione della sinistra nazionale e di una dirigenza Ue assorbita dalle pretese di riarmo cresce una propaganda per il ritorno del nucleare sostenuta da impegni istituzionali e da schieramenti sempre più insistenti. Non è più solo la presunzione di azzerare i referendum 1997 e 2011 da parte di Pichetto Fratin, Salvini e Meloni o la pretesa delle lobby nucleariste operanti a Bruxelles a rompere il silenzio: ormai da più parti risuona la grancassa della inevitabilità di una transizione energetica fondata sull’atomo. La strategia di questa posizione sempre più attiva si muove con una insidiosa accortezza: non nega il ruolo delle rinnovabili nel passaggio d’epoca, ma lo lega alla stabilizzazione della loro intermittenza con impianti di fissione disseminati sul territorio anziché concentrati in grandi reattori come nel passato. Una ipotesi così sciagurata da dover richiedere, per la sua realizzazione, la disattenzione di tutti i movimenti ecologisti cresciuti negli anni, una sottovalutazione di quella “cura della Terra” così cara a Francesco ed un traino indispensabile da parte dell’Intelligenza Artificiale, la nuova tecnologia salvifica di futuro.
Il disegno si articola su più piani. Innanzitutto, si deve far credere che il risultato di due referendum fu suggerito dall’emotività seguita a due incidenti catastrofici (Chernobyl e Fukushima) e, quindi, che i vincoli legislativi saranno superati da nuove (inesistenti) tecnologie in grado di evitare rischi di funzionamento e scorie esiziali mantenute nel tempo. Poi, si vorrebbe superare l’urgenza della crisi climatica rispetto ai tempi lunghi di realizzazione del “nuovo nucleare” con il risultato che, in attesa, domini un negazionismo diffuso e che si possa dilazionare l’apporto energetico di acqua sole e vento radicato nella coscienza popolare, ma non assecondato dall’esportazione del trumpismo opportunista. Infine, si mobilitano istituzioni opportuniste, “esperti” e comitati di ingegneri o docenti universitari a contatto degli studenti, che, sotto la rassicurante supervisione di istituzioni come la Giunta Lombarda o i comitati per la Tassonomia Verde residenti a Bruxelles, rendano praticabili i programmi a lungo termine di start up sostenute da speculazioni finanziarie o dai circoli energetici più influenti per assemblare impianti mai accreditati da alcuna agenzia preposta all’autorizzazione. Così, si arriva addirittura alla sfrontatezza di dichiarare una benefica ma impossibile riduzione in bolletta, quando ogni dato scientifico segnala costi del chilowattora nucleare superiore di un ordine di grandezza rispetto alle rinnovabili.

Forse l’intervento più stupefacente e arrogante riguarda l’imprudente uscita del presidente della Lombardia Fontana, che ha trascinato il direttore generale della Aiea Grossi in un protocollo per il nucleare in Lombardia. Le sue dichiarazioni [nota 1] sono esemplari della leggerezza dell’offensiva del nucleare: «L’accordo conferma il ruolo da protagonista di Regione Lombardia nella promozione delle tecnologie più all’avanguardia a servizio dello sviluppo sostenibile» e «Il nucleare rappresenta una strada percorribile per favorire la transizione ecologica ed è una delle opzioni da sfruttare all’interno di un mix energetico green». E ancora: «le tecnologie moderne sono molto sicure e consentono di sfruttare al meglio questa tecnologia: parliamo di tecnologie completamente diverse rispetto al passato». Un’affermazione totalmente infondata, come ha scritto il fisico matematico Massimo Scalia in questa analisi del 12 novembre 2023 − un mese prima della sua tragica scomparsa in un tamponamento automobilistico − sul giornale digitale “Italia Libera” [leggi qui l’articolo].
Il nucleare con gli Smr (Small modular reactor) e Amr a Milano e nella zona più popolata d’Europa significherebbe piani di emergenza ovunque, un crollo dei valori delle abitazioni e costi in bolletta insostenibili per le famiglie, ma, soprattutto, una contaminazione del suolo per migliaia di anni ed una militarizzazione dei territori dovuta ai controlli del trasporto del combustibile e delle scorie verso un deposito geologico oggi nemmeno programmato. Una regione come la Lombardia che ha acqua, monti ventosi e dove sviluppare pompaggi per accumulare energia prodotta da fonti naturali, spazio dove riflettere la radiazione solare con sempre maggiore efficienza, come reggerebbe la boutade di una Giunta che non ha aperto ancora la discussione nemmeno nel Consiglio regionale? Anche se il memorandum siglato non prevede impegni su impianti bensì lo «scambio di conoscenze e buone pratiche», «programmi di formazione», «promozione della partecipazione a progetti internazionali», perché coinvolgere una istituzione rilevante in una ipotesi insostenibile per i cittadini che ne dipendono?

Una chiave interpretativa la danno forse le iniziative partite a rimorchio. L’evento, dal titolo “Politica Energetica Nazionale al 2050: il Nucleare come parte del futuro?”, si svolge il 6 giugno 2025 a Bergamo. La sua presentazione è allusiva: «Le energie rinnovabili sono fondamentali per la transizione energetica, ma per raggiungere l’obiettivo del 100% di energia pulita potrebbero non bastare. Quali sono le valide alternative, compagne della transizione? È da questa domanda che nasce il seminario promosso dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Bergamo, un’occasione unica per fare luce sul possibile ruolo dell’energia nucleare nell’Italia del futuro, dove fra innovazione tecnologica, sostenibilità, sicurezza e sociale verranno discusse luci ed ombre di questa scelta» [nota 2]. L’ordine degli ingegneri lombardo non solo promuove, ma distribuisce crediti formativi ed invita gli studenti. Intanto, a Piacenza ci si prepara per Giugno 2026 alla seconda edizione (la prima senza riscontro) del Nuclear Power Expo, la «prima mostra-convegno italiana dedicata al comparto dell’energia nucleare» [nota 3].
Tutte proliferazioni sostenute dall’offensiva pro-nucleare del ministro dell’Ambiente e della coalizione di governo che avviene in un silenzio della sinistra divisa anche al suo interno sia a livello nazionale che europeo. Un’Ue tesa al riarmo e volutamente distratta. Al Consiglio “Competitività” dell’Ue di giovedì 22 maggio (Bruxelles, 25 aprile 2025, Agence Europe), diversi ministri europei favorevoli all’energia nucleare hanno accolto con favore l’ammorbidimento della posizione della Germania nell’ambito della nuova coalizione guidata da Friedrich Merz. «Abbiamo concordato – ha detto la ministra svedese dell’Energia, delle Imprese e dell’Industria − e ritengo che questo sia un passo importante perché le tecnologie che non emettono Co2, ovvero a basso contenuto di Co2, avranno la priorità nella tassonomia. Accogliamo quindi con favore il ritorno della Germania a una politica energetica meno ideologica e più scientifica (…). Avevamo già la maggioranza in questa direzione. Possiamo andare ancora oltre con i tedeschi a bordo».
Episodi e valutazioni che non ci devono trovare distratti sia nel medio periodo che rispetto al loro obiettivo immediato di dare sostegno alle lobby del nucleare – civile e militare – e, perché no, fornire copertura all’aumento di Gnl che proviene dagli Stati Uniti a dispetto delle rinnovabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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