Benito lo vidi io una mattina d’estate scendere a piedi per il corso principale di Dovia, fermarsi davanti alla nonna che sferruzzava su una panchina vicino a casa e chinarsi su di lei dandole la mano. Vestiva in borghese una strana mise da ufficiale di una nave da crociera e le chiese come stava: «Sa giv vo Lucrezia?» e lei aveva risposto: «A so vecia. A stag a que». Tornando a casa la sentii poi distintamente mormorare: «Ah, chissà quel matto dove ci porterà a finire!». Eravamo nell’estate del 1942 e le cose in Africa cominciavano a mettersi decisamente male… Il ricordo di VITTORIO EMILIANI IN QUESTO INDUBBIO revival mussoliniano mi torna in mente un incontro diretto col Duce al paese comune, Dovia diventata Predappio Nuova dove anch’io ero nato nel dicembre del 1935. Era la prima estate del 1942 e la guerra in Africa stava prendendo una piega a noi per niente favorevole. Io, finita la scuola, ero a Predappio Nuova a casa dello zio Nando Rinaldi già maresciallo dei Carabinieri a cavallo che a Forlì, caricando la folla di un comizio contro la guerra di Libia, aveva dato una piattonata in testa a Pietro Nenni. Roba da spaccargliela se non avesse moderato la botta. Sulle scale sentii distintamente...
«Quella volta del 1942 a Dovia, Predappio Nuova, con Mussolini e mia nonna Lucrezia»
Vittorio Emiliani
Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.