Maria Callas sul set di “Medea” il film di Pier Paolo Pasolini; sotto il titolo, sul palcoscenico de “Il pirata” di Vincenzo Bellini al Teatro alla Scala

Un soprano greco dalla voce strana. “Una vociaccia”, così fu definita la vocalità di Maria Callas dal maestro Tullio Serafin che la segnalò a un altro titolatissimo maestro, Francesco Siciliani. Quest’ultimo decise di ascoltarla, facendole cantare alcuni brani d’Opera. All’inizio Siciliani ascoltò senza provare entusiasmo. Tutto cambiò quando la soprano greca intonò un’aria dai Puritani di Bellini: Siciliani pianse di stupore ed emozione, ascoltando …quella voce strana


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
Un giorno il maestro Tullio Serafin telefonò al maestro Francesco Siciliani grande esperto di voci e organizzatore musicale per chiedergli di ascoltare un soprano di origine greca che era fuggita da sua madre sospettandola addirittura di averla voluta prostituire agli ufficiali alleati. Anticipò che era grassa e aveva una voce strana, scura e però a suo parere dalle grandi potenzialità. Una vociaccia, la definì.
Siciliani chiese a quella singolare esaminanda cosa volesse cantare e lei propose un’aria da “Gioconda” di Ponchielli che non lo convinse. Le chiese se non conoscesse altro e lei propose il belcantismo italiano. Cominciò a cantare un’aria dai “Puritani” di Bellini e al maestro Siciliani gli occhi si riempirono di lacrime senza che riuscisse ad andare avanti al pianoforte. Scritturò come soprintendente del “Maggio Musicale” fiorentino e come direttore artistico della Fenice (se ricordo bene) Maria Kalogheropoulou (cognome originario del soprano greco) per otto opere. La Callas era nata sotto questa stella con la nomea di una vociaccia come l’aveva coloritamente definita un grande esperto quale Tullio Serafin.
Ho visto e sentito Maria Callas dal vivo alla Scala una sola volta e però in un’opera a lei particolarmente congeniale e cioè “Sonnambula” di Bellini che lei cantava come nessuna altra. Perché? Perché a mio modesto avviso la sua straordinaria vocalità era più ancora che verdiana, cioè romantica, neoclassica. Quindi Bellini era un autore che sentiva particolarmente suo. Certo mi sarebbe piaciuto enormemente sentirla dal vivo nei Puritani dello stesso Bellini dove ci offerse una Donna Elvira irraggiungibile. Mi dovetti come voi accontentare delle pur bellissime registrazioni con Di Stefano, Panerai, Rossi Lemeni. Lei che prima dell’incontro con Onassis era stata studiosissima come mi raccontava Teodoro Celli. Studiava nei minimi particolari ogni parte e partitura inforcando gli occhiali da miope. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.