di GIORGIO MANGANELLI
A Roma, lo conoscono tutti; una conoscenza frettolosa, è vero, non particolarmente calda, ma rispettosa; lo conoscono, si sa, coloro che a Roma, tra la Nomentana e via Venti Settembre migrano dalla periferia italiana, in cerca di ministeri efficienti ed affettuosi. Da oltre cinquant’anni sta appunto a Porta Pia; è un signore metallico, e se ne sta in cima ad un basamento robusto e solenne; a giudicare dalla posa, è un signore litigioso, aggressivo, anche se onesto e leale; qualcosa lo cruccia, e dall’alto del suo basamento guarda minaccioso in direzione della fermata del 36 barrato.
Da mezzo secolo se ne sta lì armato di tutto punto, pronto allo scatto; ma poiché non è mai successo niente, la sua posa gueresca è ormai considerata innocua, anche simpatica bizzarria. E, infatti, come si può pensare che il Bersagliere di Porta Pia non sia simpatico? Ho detto, è litigioso; debbo aggiungere è veloce, forte, irresistibile. I bersaglieri sono belli, sono stravaganti, sono seducenti; sono anche allegri e divertenti, e sono eternamente giovani. Il Bersagliere è una sorta di fidanzato collettivo di tante ragazze sode, sentimentali, e vestite con dolce approssimazione.
Nella Italia umile “nulla resiste al Bersagliere”. Tutte queste cose è il Bersagliere metallico di Porta Pia. È un simbolo, un monumento; cose con cui è difficile avere un rapporto di schietta, calda amicizia. Ma ora apprendiamo con qualche turbamento che quel signore non è solo un simbolo. Quel Bersagliere in cima allo zoccolo marmoreo ha un nome: si chiama Angelo Giuseppe Carota, o si chiamava, giacché, a differenza dei simboli, che non patiscono vecchiaia e morte, il signor Carota è morto qualche giorno fa in una cittadina vicino Pescara. Fu costui il modello per lo scultore incaricato di dar forma sensibile all’immagine simbolica del Bersagliere; e nel signor Carota lo scultore riconobbe compendiato il profilo simbolico del Bersagliere.
Per mezzo secolo il signor Carota visse una doppia vita: splendente di inesauribile giovinezza davanti a Porta Pia, mentre invecchiava in umiltà nel suo borgo. Era un italiano, e sebbene portasse con grazia il titolo di simbolo, non ebbe vita facile; un chiassoso incidente di guerra lo privò dell’udito, ma dimenticò di chiedere la pensione nei termini stabiliti. Il suo rapporto con il Bersagliere simbolo aveva leso il suo senso del tempo. Il Bersagliere e il signor Carota ebbero certamente una continuata, magica relazione; veniva mai a Roma il Carota a far visita a quel suo fratello immortale? Si salutavano con un cenno inavvertito ai più? Mi scopro affascinato da una fantasia: che un giorno sulle guide si scriva: “a Porta Pia si ammira il monumento ad Angelo Carota, Simbolo”.
[da Il Messaggero, marzo 1986]