La megalomania di Benito Mussolini ha stravolto l’idea dei trasporti pubblici a Roma, dalla visione lucida del primo sindaco Nathan che aveva trasformato la Capitale in una città con la rete tramviaria tra le più estese d’Europa. Ma per il Duce questo previdente ed efficiente sistema (430 km di linee in superficie, ed era un secolo fa) rappresentava un’offesa al “carattere imperiale di Roma”. Lo smantellò, sognando un’alternativa (la metropolitana) realizzata solo per un piccolo tratto, ma resa allora un’opera limitata per la presenza di un fiume sotterraneo. Si arriva a oggi, quando la consapevolezza che gli scavi potrebbero distruggere reperti antichi della Roma imperiale (quella vera), è l’ostacolo principale a una metro a misura di Capitale. E se in superficie la siccità impoverisce il Tevere, le acque sotterranee sopravvivono alla crisi climatica
L’articolo di VITTORIO EMILIANI

CON L’AMMINISTRAZIONE DEL Blocco del Popolo di Ernesto Nathan Roma era diventata una delle città più tramviarie di tutta Europa. Con oltre 430 km di linee di superficie. Sciaguratamente Mussolini giudicò questo capillare sistema di trasporto pubblico di superficie una offesa al “carattere imperiale di Roma” e lo smantellò a partire dal 1925 senza peraltro sostituirlo con le sotterranee esistenti a Parigi o a Londra. Anche perché il sottosuolo romano rappresentava un ostacolo in pratica insormontabile: era cioè un fiume sotterraneo, quell’Euripus che gli antichi ben conoscevano e che dal colle del Quirinale scendeva fino al Tevere dove però i costruttori ottusi dei Muraglioni non avevano permesso il normale afflusso al fiume di Roma sbarrandolo e creando quindi in città un corso d’acqua sotterraneo.
La metropolitana vagheggiata dal regime si limitò quindi ad un misero troncone, mentre Via dei Fori Imperiali sopraelevata e creata con enormi distruzioni di quartieri antichi (fra cui due Chiese) documentati dall’allora Governatore di Roma Giuseppe Bottai. In modo che il megalomane dittatore potesse ammirare il Colosseo dalla famosa finestra del suo studio col Mappamondo.

Le ambizioni sbagliate del dittatore Mussolini e all’epoca di Governatore di Roma (poi ravvedutosi) Bottai inflssero all’area preziosissima fra Foro Romano e Fori Imperiali una frattura drammatica mai più ricomposta. Il Duce voleva vedere dalla finestra sempre illuminata del suo mitico studio a Palazzo Venezia il Colosseo liberato dalle superfetazioni tardoromane o medioevali. Nacque così Via dell’Impero che Mussolini inaugurò naturalmente a cavallo e che è rimasta a simboleggiare un’epoca di magniloquenza autocelebrativa del fascismo, anzi del mussolinismo. Ma irrisolto è invece rimasto e rimane il fondamentale problema della realizzazione a Roma di una metropolitana sotterranea degna di una Capitale. Tante sono nel suo sottosuolo le preziose testimonianze del passato antico.
La creazione affrettata e sbrigativa dei muraglioni ha in pratica opposto una sorta di diga al deflusso del fiume sotterraneo Euripus nel Tevere che essendo soggetto a piene violente passando da pochi metri di portata anche a 4.000-4.500 in poche ore aveva semmai bisogno di una regimazione attenta e pianificata. O di quel canale scolmatore previso anche da Garibaldi al momenti dell’immissione dell’Aniene a Roma nel “fiume scatenato” responsabile di tanti disastrosi allagamenti del centro urbano storico a cominciare dal Pantheon. Sta di fatto che solo negli ultimissimi anni segnati da una assenza drammatica di piovosità il fenomeno non si è riproposto ai romani e non romani. Ma il fenomeno delle acque sotterranee rimane, sopravvivendo ai pennacchi e alle magalonamanie ducesche. © RIPRODUZIONE RISERVATA