L’uso dell’intelligenza artificiale può favorire la democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica e l’affidamento alle macchine dei lavori usuranti. Ma può anche accrescere l’ingiustizia sociale tra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, tra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi. L’intervento di Papa Bergoglio al G7 in Puglia per «garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale», le raccomandazioni dell’Unesco sull’etica dell’Intelligenza artificiale, le proposte della Società italiana di Pedagogia sulla prospettiva dell’Intelligenza artificiale come uno strumento di forza rivoluzionaria per il contrasto alla povertà educativa che in Italia interessa un quarto dei nostri minori. Già: “il sapere è potere”. E il dibattito pubblico si riapre (finalmente…). Ai primi giorni di agosto è entrata in vigore la “pionieristica” legislazione europea sull’intelligenza artificiale, la prima al mondo


◆ L’articolo di ANNALISA ADAMO AYMONE

Si è concluso da poche settimane il ‘G7 Italia’ a Borgo Egnazia che ha messo al centro della discussione politica internazionale il tema dell’Intelligenza artificiale ed il suo ruolo nella società. A trattare uno dei temi più importanti e più controversi per le istituzioni sociali, culturali e politiche di tutto il mondo è stato Papa Bergoglio attraverso una serie di riflessioni e analisi sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità. «Non possiamo dubitare che l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale – ha sostenuto il Papa durante il summit dei potenti della terra -, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali». Ma se da un lato l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti, al tempo stesso dall’altro lato essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”. 

Secondo Papa Bergoglio se l’intelligenza artificiale, così come in generale tutta la tecnologia, è una traccia della nostra incessante tensione verso una condizione di ulteriorità rispetto all’essere biologico, che ci sbilancia verso il fuori-di-noi e ci rende aperti all’oltre, non sempre l’uso dei nostri utensili – frutto della nostra intelligenza in termini di cultura e di bellezza nonché di capacità tecnica – è univocamente rivolto verso il bene. Non di rado è accaduto infatti, ha sottolineato Bergoglio, che proprio in conseguenza della radicale libertà, «l’umanità ha pervertito i fini del suo essere trasformandosi in nemica di sé stessa e del pianeta», pertanto «solo se sarà garantita la loro vocazione al servizio dell’umano, gli strumenti tecnologici riveleranno non solo la grandezza e la dignità unica dell’essere umano, ma anche il mandato che quest’ultimo ha ricevuto di “coltivare e custodire” (Genesi 2,15) il pianeta e tutti i suoi abitanti». Parlare di tecnologia porta inevitabilmente a parlare di cosa significhi essere umani e quindi di quella nostra unica condizione tra libertà e responsabilità, cioè vuol dire parlare di etica. Per questo esiste un grande bisogno – ha concluso il Pontefice – «di garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale». 

A rischio c’è la stessa dignità umana. In effetti, già a novembre del 2021, i 139 Stati membri dell’Unesco avevano approvato ed emanato una Raccomandazione al fine di assicurare che ogni organizzazione, azienda o persona fisica che sviluppi o implementi l’Intelligenza Artificiale (Ia) agisca in modo etico ed in linea con i diritti umani. La raccomandazione Unesco su ‘l’etica dell’Ia mira a modellare il futuro secondo un uso responsabile ed incentrato sulla persona mettendo in evidenza quanto sia importante che tutti gli attori attivi nel campo dell’intelligenza artificiale si attivino per co-creare sistemi che assicurino lo sviluppo e l’impiego antropocentrico ed etico. Al potenziale enorme dell’intelligenza artificiale per il bene sociale si contrappone una forte preoccupazione sul piano etico in quanto i sistemi di Ia potrebbero impattare su molti aspetti della vita e dei diritti: sul diritto alla conoscenza nel caso di manipolazioni dei contenuti mediatici, sul diritto alla privacy oppure contribuire a creare divari socio-culturali. Con questo documento avente valore legale accettato a livello globale che articola valori e principi, oltre che le modalità per metterli in pratica, gli Stati membri dell’Unesco stabiliscono i compiti concreti in ben undici aree politiche, tra cui la salute, il genere, la cultura, l’ambiente, l’educazione e la ricerca, ambienti ed ecosistemi. Tra queste aree considerate strategiche dalla Raccomandazione per la declinazione a livello nazionale dei principi indicati al fine di uno sviluppo etico dell’intelligenza artificiale, vi è l’area dell’educazione e della ricerca per assicurare che i bambini e gli adulti di tutto il mondo sviluppino un livello adeguato di alfabetismo in materia di intelligenza artificiale dovendo riguardare sia la dimensione tecnologica che etica dell’Ia.

Non c’è dubbio che l’uso consapevole dell’Intelligenza artificiale generativa può considerarsi una delle più importanti opportunità per personalizzare l’apprendimento, promuovere l’inclusione, contrastare la povertà educativa e digitale, rappresentando uno strumento dalla forza rivoluzionaria per il mondo dell’educazione e l’istruzione. A giugno 2024 si è tenuto a Napoli il convegno nazionale della Società italiana di Pedagogia, durante il quale è emersa la prospettiva dell’Intelligenza artificiale come strumento di contrasto alla povertà educativa che in Italia interessa un minore su quattro. Come è stato messo in evidenza, la sfida è quella di mettere in campo le migliori risorse scientifiche, didattiche e sociali per ‘salvare’ una generazione di bambini e giovanissimi, specialmente nel Sud Italia dove l’abbandono degli studi coinvolge il 17 per cento degli allievi mentre la dispersione scolastica sfiora il 10 per cento. Ad integrare questi dati, si può considerare l’indagine denominata ‘Domani (Im)possibili’ 2024 di Save the Children su ragazze e ragazzi di 15 e 16 anni, che rivela che quasi un adolescente su 10 si trova in condizioni di grave deprivazione economica. L’argomento è stato affrontato anche nell’edizione 2024 del Festival Internazionale dell’Economia di Torino essendo molto evidente che la vera crescita non è possibile se parti della società rimangono escluse dai processi di istruzione e formazione, quindi anche dall’opportunità di sviluppare le proprie capacità. 

La marginalità sociale ed economica e la persistenza dei divari territoriali si accompagnano troppo spesso a un’offerta educativa formale e informale inadeguata, dando luogo a fenomeni di abbandono scolastico e di deficit di competenze, innescando una spirale che è necessario combattere. Intanto nei primi giorni di agosto è entrata in vigore la legislazione europea sull’intelligenza artificiale, la prima regolamentazione al mondo completa, concepita per garantire che l’Ia sviluppata e utilizzata nell’Ue sia affidabile, con garanzie a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Si tratta di un corpo di norme da più parti definito “pionieristico” con effetti a livello globale, teso a contrastare le possibili utilizzazioni controverse e rischiose dell’Ia, perché in gioco c’è soprattutto la nostra libertà, visto che gli algoritmi stanno già influenzando la nostra vita quotidiana e decidendo il nostro “consumo” di cultura, persino modellando la musica che ascoltiamo. L’utilizzo dei sistemi di intelligenza coinvolge una serie di diritti fondamentali – indipendentemente dal campo di applicazione – oltre al diritto alla protezione dei dati, il diritto di uguaglianza, all’accesso alla giustizia devono essere considerati il diritto alla dignità umana, il diritto alla sicurezza sociale, il diritto ad una buona amministrazione e alla sicurezza sociale. 

L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali già nel 2021, in seguito ad una ricerca condotta su cinque Stati membri, aveva messo in evidenza che valutazioni d’impatto preventive si sono troppo spesso concentrate principalmente sulle questioni tecniche e troppo poco sugli aspetti legati ai diritti fondamentali essendo particolarmente scarsi i dati relativi al modo in cui l’Ia influisce su di essi. Sicuramente uno dei diritti potenzialmente più attaccabile è il diritto alla conoscenza visto che i suoi condizionamenti, la deformazione strumentale della verità e dell’informazione, hanno precedenti storici importanti. Nell’odierna società dell’informazione questo aspetto è particolarmente importante tenuto conto che proprio sul punto relativo al diritto alla conoscenza si gioca la partita della democrazia non solo all’interno delle nazioni ma anche rispetto alla sua universalità desiderabile ben oltre l’Occidente. Le implicazioni dell’intelligenza artificiale sul diritto alla conoscenza si riflettono, infatti, sui processi decisionali sia a livello personale che a livello collettivo, sul diritto/dovere d’informazione e sulla libertà d’informazione. In queste relazioni risiede il cuore della più ardua sfida che l’intelligenza artificiale ci pone nel suo complesso, perché se la libertà è il presupposto della democrazia solo un’intelligenza artificiale al servizio della verità può andare nella direzione del diritto umano che più ci connota: la conoscenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata avvocato, formatrice e docente, ricoprendo numerosi incarichi pubblici. Da capo degli Affari generali e legali del Comune di Taranto ha promosso la prima causa risarcitoria contro i patrons di Ilva, responsabili del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. In seguito al giudizio è stato disposto un risarcimento di 12 milioni di euro in favore della città. È stata assessore all’Ambiente, alla legalità e alla qualità della vita del Comune di Taranto. Insieme ad una rete di associazioni, comitati e fondazioni svolge un’intensa attività di sensibilizzazione su temi inerenti diritti, ecologia, ambiente e tutele del patrimonio naturale e culturale. Ha creato #AnteLitteram rassegna di incontri con esponenti della società civile avviando un vero e proprio movimento culturale. Collabora con il Centro Ricerca Arte Contemporanea Puglia, altre istituzioni ed enti per valorizzare il ruolo che l’arte e la cultura hanno per la costruzione del valore della cittadinanza e della democrazia. Ha ricevuto il premio Tarenti Cives Delfini d’argento 2022. È stata chiamata a curare la sezione sul Mediterraneo dell’edizione 2022 del Festival del cinema promosso da Apulia Film Commission.