È stata definita la “città che muore”, ben prima di questi ultimi anni, quando il suo destino sembra ormai compromesso. Il colle su cui è edificata è tufaceo, destinato a consumarsi e franare a causa dell’erosione provocata dalla pioggia e dal vento. È Civita di Bagnoregio, insediamento di origini etrusche e poi mediovali in provincia di Viterbo, situato a metà strada tra Orvieto e il Lago di Bolsena, al confine con l’Umbria. E la definizione di “città che muore” è di Bonaventura Tecchi, scrittore e germanista morto nel 1968, e che a Bagnoregio era nato. Questo ormai quasi disabitato piccolo paese (undici abitanti) è la bellezza, è il borgo d’eccellenza di un’Italia piena di emozioni e sorprese. “Italla Libera” vuole ricordare un allarme – ahimè non nuovo – e lanciare un appello, rivolto a tutte le istituzioni – a cominciare dall’Unesco – accademiche, culturali, politiche, che abbiano la sensibilità di prendere a cuore questo “soccorso al bello”


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

A Civita di Bagnoregio sono rimasti 11 abitanti e senza misure di consolidamento la rupe sulla quale il borgo venne edificato secoli fa si sfalderà definivamente. Verrà così a mancare drammaticamente una presenza plurisecolare che ha segnato con la sua rupe e il suo borgo la storia e il profilo di un paesaggio raro, del tutto particolare.

Per questo sarebbe urgente intervenire a Civita di Bagnoregio con i primi essenziali lavori di risanamento. Altrimenti assisteremo allo sfaldamento irreversibile della rupe e del borgo. E sarebbe un vero peccato perché si perderebbe per sempre un borgo davvero unico anche in questa nostra Italia così ricca di emergenze paesaggistiche ma così povera di risorse destinate al patrimonio storico, artistico e naturale, penultima in Europa davanti solo alla derelitta Grecia.

Una graduatoria che rispecchia una insensibilità cronica, una mancanza deprimente di orgoglio civile. Si potrebbe tentare la via di una sottoscrizione popolare oppure cercare di ottenere dall’Unesco fondi per lanciare un grande progetto di risanamento e di recupero culturale.

A Civita di Bagnoregio potrebbe essere insediato un Centro Studi internazionale per lo studio e la rivitalizzazione di centri storici del tutto particolari come appunto Civita di Bagnoregio o come Monteriggioni nel Senese. Un’idea da lanciare prima che Civita di Bagnoregio si sfaldi definitivamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.