Oggi più del 46% degli europei sta facendo i conti con forme varie di disagio psichico. Secondo l’Unicef uno su sei dei più giovani soffre di disturbi mentali. In Italia la malattia mentale è valutata il secondo problema di salute più grave, dopo le malattie oncologiche. Ansia, depressione, senso di insicurezza, solitudine, sono in aumento in tutto l’Occidente, soprattutto tra i giovani. Su questo carico psicologico collettivo la destra interviene con risposte semplici e immediate che sono sedativi simbolici: se stai male la colpa è del nemico fuori da te che va punito per rimuove le cause del disagio. Il malessere psichico diffuso non importa curarlo. Quello che conta è incanalarlo, strumentalizzarlo e usarlo per conquistare consenso
◆ Il commento di ALFREDO T. ANTONAROS
► Sempre sbagliato pensare che ogni conquista sociale sia per sempre. Compresa la legge 180. La semplificazione estrema della realtà con cui la destra riduce la complessità del sociale a categorie nette, facilmente comprensibili, rassicuranti nella loro chiarezza apparente, ma quasi sempre distorte o parziali, sta per toccare anche la malattia mentale. Questa dinamica – che per ogni problema sa trovare un colpevole (il diverso, lo straniero, l’ambientalista, il burocrate europeo, ecc.), e un bersaglio preciso di ogni paura – ha sempre una soluzione rapida, netta e punitiva. Così paure, tensioni e ansie collettive vengono trasformate in rabbia e desiderio di punizione immediata. La semplificazione estrema della realtà riduce la complessità del mondo in categorie nette, facilmente comprensibili, rassicuranti nella loro chiarezza apparente, ma quasi sempre distorte o parziali. Vengono così fornite risposte che funzionano sul piano emotivo e del consenso, ma che ignorano sempre i dati, i contesti, i processi strutturali. Si nasconde che la realtà sociale è fatta di molte sfumature – diseguaglianze economiche, mutamenti demografici, crisi ambientali – e si riduce ogni problema a un conflitto tra “noi” e “loro” per parlare alla pancia dell’elettorato, non alla sua testa, eliminando in questo modo la complessità dal reale. Senza mai cercare di spiegare, ma puntando solo a rassicurare.
La strategia funziona perché produce un linguaggio semplificato, immediato, brutale, che si intreccia in modo profondo anche con la crescente fragilità psicologica della società contemporanea. Oggi più del 46% degli europei sta facendo i conti con forme varie di disagio psichico. Secondo l’Unicef uno su sei dei più giovani soffre di disturbi mentali. In Italia la malattia mentale è valutata il secondo problema di salute più grave, dopo le malattie oncologiche. Ansia, depressione, senso di insicurezza, solitudine, sono in aumento in tutto l’Occidente, soprattutto tra i giovani. Su questo carico psicologico collettivo la destra interviene con risposte semplici e immediate che sono sedativi simbolici: se stai male la colpa è del nemico fuori da te che va punito per rimuove le cause del disagio. Invece di offrire ascolto, sostegno, spazi di elaborazione collettiva, si propongono colpevoli e punizioni.
Il malessere psichico diffuso non importa curarlo. Quello che conta è incanalarlo, strumentalizzarlo e usarlo per conquistare consenso. Non a caso stanno emergendo proposte che riguardano una possibile revisione della Legge Basaglia, la storica riforma del 1978 che ha sancito la chiusura dei manicomi in Italia e ha promosso un approccio più umano e comunitario alla salute mentale. Già nel 2023, la Lega aveva detto di voler rivedere la Legge 180, a seguito di eventi di cronaca che coinvolgevano pazienti psichiatrici. Ignorando del tutto le criticità nel sistema di salute mentale legate a carenze di risorse e di personale, si sta tentando di reintrodurre pratiche istituzionalizzanti. La recente assunzione come testo base, da parte della commissione Affari Sociali del Senato, del ddl firmato dal presidente di FdI Francesco Zaffini, mostra la volontà di una rinnovata gestione reazionaria della salute mentale, senza più alcuna attenzione a garantire quei diritti e quella dignità delle persone malate che la Legge Basaglia aveva cercato di superare. © RIPRODUZIONE RISERVATA