Note per la loro tossicità dagli anni Sessanta, le molecole di sintesi Bpa continuano ad essere utilizzate nei rivestimenti di lattine, borracce, tazze, vaschette, articoli di consumo come utensili da cucina, stoviglie, bottiglie di plastica per bevande e refrigeratori per la distribuzione dell’acqua. Le prime evidenze dei rischi per la salute risalgono ai primi anni Novanta, ma i primi provvedimenti per limitare l’uso di queste molecole nei contenitori alimentari risalgono a vent’anni dopo. Nel 2011 il primo divieto del loro utilizzo per i biberon in policarbonato, ulteriori restrizioni su bottiglie e contenitori per neonati nel 2018. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nell’aprile 2023 ha affermato che i livelli di esposizione al Bpa (Bisfenolo A) hanno «potenziali effetti dannosi sul sistema immunitario». I provvedimenti di tutela procedono però a passo di lumaca…
◆ L’analisi di VITO AMENDOLARA
► È una corsa ad ostacoli verso la sicurezza alimentare quella imposta ai cittadini italiani ed europei per affrancarsi dal grave pericolo per la salute, provocato dalla esposizione al Bisfenolo A (Bpa), molecola di sintesi delle plastiche in policarbonato ampiamente utilizzata negli imballaggi alimentari, sin dagli anni ’60, le resine epossidiche che rivestono molte lattine di cibo e bevande e dei rivestimenti che fanno apparire gli inchiostri del registratore di cassa. E ci sono voluti 30 lunghi anni, a inizio anni Novanta, a registrare i primi rischi sui danni arrecati alla salute umana dal Bisfenolo A. Eppure ce ne sono voluti altri 20 per arrivare a vietare il loro utilizzo, dapprima nei biberon in policarbonato nel 2011 e successivamente con ulteriori restrizioni su bottiglie e contenitori per neonati e bambini nel 2018. Nei fatti però il divieto di utilizzare il Bpa, nei materiali a contatto con gli alimenti, è stato introdotto solo recentemente con l’emanazione del regolamento comunitario 2024/3190 del 19 dicembre 2024, dopo che gli Stati Membri hanno ratificato la proposta della Commissione Europea di febbraio 2024 ,basata sul parere scientifico dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che nell’aprile 2023 ha dichiarato che i livelli di esposizione al Bpa (Bisfenolo A) hanno «potenziali effetti dannosi sul sistema immunitario».
L’individuazione e la valutazione del pericolo, che determina il livello di rischio reale, parte da una constatazione ufficiale della Agenzia per la Sicurezza Alimentare: il Bpa — usato nei rivestimenti di lattine, borracce, tazze, vaschette, lattine di metallo, articoli di consumo come utensili da cucina, stoviglie, bottiglie di plastica per bevande e refrigeratori per la distribuzione dell’acqua — potrebbe migrare in quantità esigue verso gli alimenti e le bevande contenute e rappresentare un problema per la salute dei consumatori. Queste preoccupazioni non di poco conto hanno portato l’Efsa a fissare la dose giornaliera tollerabile (Tdi) – la quantità di una sostanza negli alimenti ritenuta sicura per le persone – a 0,2 nanogrammi per chilogrammo (ng/kg) di peso corporeo, che è 20.000 volte inferiore alla Tdi precedente di 4 microgrammi per chilo di peso corporeo raccomandato nel suo precedente parere del 2015. A distanza di dieci anni il salto da 0,4 (ng/kg) a 0,2 la dice lunga sull’elevato rischio oramai conclamato.
In questa triste vicenda, il principio di precauzione nato con la dichiarazione di Rio de Janeiro nel 1992, e successivamente incastonato in tutte le politiche europee tra cui quelle dell’ambiente della sicurezza alimentare e della salute, è stato letteralmente disatteso, in nome della crescita e dello sviluppo economico, l’altra faccia della medaglia opposta al progresso. Ma, nella fattispecie, si è andati oltre, contravvenendo per giunta al principio di prevenzione che va posto in atto subito con provvedimenti efficaci, quando vi è certezza del rischio, come nel caso trattato. Al contrario, anche in questo caso, si è concessa la deroga per un lungo periodo di transizione tra i 18 e i 36 mesi, con un eventuale ulteriore allungamento che prevede: «eccezioni limitate, laddove non siano disponibili alternative sicure». Un escamotage raffinato capace di giustificare l’ingiustificabile.
Nel frattempo come cittadini consumatori vale la pena prendere atto di quanto ci comunica l’Efsa attraverso le dichiarazioni di Claude Lambré (Presidente gruppo esperti sui materiali a contatto con gli alimenti) riguardo ai danni e agli effetti sulla salute provocati da queste sostanze chimiche. Dopo aver esaminato una grande quantità di pubblicazioni scientifiche, tra cui oltre 800 nuovi studi pubblicati dal gennaio 2013 (fonte Efsa), si è giunti alle conclusioni seguenti:
- il Bpa è considerato un interferente endocrino
- può imitare gli ormoni, soprattutto gli estrogeni, interferendo con il normale equilibrio ormonale
- può danneggiare il sistema immunitario anche a basse dosi, con possibili effetti sull’infiammazione e sull’attività dei linfociti
- aumenta il rischio di problemi di fertilità
- durante la gravidanza o nell’infanzia potrebbe influenzare lo sviluppo neurologico dei bambini
- potrebbe essere coinvolto nello sviluppo di patologie metaboliche come diabete, obesità e malattie cardiache.
Siamo di fronte ad un fiume carsico inquinato, che da molti lustri si disperde in mille rivoli perpetrando danni alla salute umana. Di cos’altro c’è bisogno per capire che è urgente intervenire prima di subito, perché subito è già tardi? Peraltro, come è stato osservato autorevolmente da Elizabeth Grossman su “The Atlantic” e “Scientific American” sin dal 2011, nulla o quasi nulla sappiamo in realtà delle molecole alternative al Bisfenolo A. Per una ragione molto semplice: «ci manca un sistema che fornisca una valutazione indipendente dei nuovi materiali prima che siano nelle nostre case». Poiché il sistema statunitense di regolamentazione delle sostanze chimiche si basa principalmente sulle informazioni fornite dal produttore di un materiale − aggiunge Grossman − sappiamo relativamente poco su queste nuove materie plastiche».
Nonostante i tanti “allarmi a posteriori”, «nessuna delle due agenzie federali americane, Agenzia per la protezione ambientale (Epa) e Fda (Food and Drug Administration) – ha osservato Grossman – conduce test di sicurezza dei nuovi materiali destinati ai prodotti di consumo prima che arrivino sul mercato». La catena delle molecole di sintesi potenzialmente tossiche si allunga fino in Europa. La quale, di tanto in tanto, qualche paletto sulla tutela della salute umana prova a metterlo. Sarà forse anche per questo che, come europei, siamo considerati «parassiti e scrocconi» da Trump e dal suo vice Jd Vance. Ed è lecito pensare che la guerra dei dazi di Trump punti ad abbassare ancora di più le nostre difese commerciali e immunitarie anche sulla salute. © RIPRODUZIONE RISERVATA