Si apre domani in Vaticano il conclave per il successore di Papa Bergoglio sulla cattedra di Pietro. Impazza, come sempre, il toto nomine: accordi e disaccordi, dottrina e geopolitica. Trump s’è già portato avanti e — tra il serio e il faceto — s’è comprato l’abito su misura pubblicando la foto con la Mitra papale in testa sui social personali e della Casa Bianca. Ma il conclave è cosa seria, evento spirituale e riti maledettamente terreni, come ci racconta più avanti Cesare Protettì attingendo alla cronaca — autentica — di un insider d’eccezione: Enea Silvio Piccolomini, futuro capo della Chiesa cattolica col nome di Papa Pio II. Non ci crederete leggendo il testo che segue ma — assicurano gli storici — è tutto vero. Oggi la prima parte parte come memento per l’oggi
◆ L’articolo di CESARE A. PROTETTÌ
Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) ritratto da Bernardino di Betto Pinturicchio
►È piuttosto insolito trovare la cronaca dettagliata di un conclave, scritta da uno dei cardinali partecipanti. Ed è ancora più insolito che questa cronaca la scriva colui che dal conclave è uscito come Papa. È accaduto a metà del Quattrocento quando, dal 16 al 19 agosto 1458, il Conclave convocato a seguito della morte di papa Callisto III si concluse con l’elezione di Enea Silvio Piccolominiche salì al soglio pontificio, a 53 anni, con il nome di Pio II. Costui era un grande umanista che scrisse di quel conclave in terza persona, un po’ come Giulio Cesare nel De bello gallico. Al condottiero romano si ispira anche nel titolo dell’opera che scrisse tra il 1461 e i 1463, da papa: Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt, un’opera divisa in dodici libri (il tredicesimo rimase incompiuto). Fino ad allora aveva mostrato interessi storici e geografici, mentre in gioventù aveva prodotto una raccolta di versi erotici (Cinthia), una commedia (Chrysis) e la novella Historia de duobus amantibus, ambientata a Siena con protagonisti Eurialo, un giovane cavaliere tedesco, e Lucrezia, una donna sposata.
L’aria del conclave, però, l’aveva già respirata nel 1431 a Basilea dove si era recato come segretario del cardinale Domenico Capranica. Dopo aver preso gli ordini sacri nel 1447 ed essere stato nominato vescovo prima di Trieste e poi di Siena, Enea Silvio era diventato cardinale di Siena nel 1456. Due anni dopo entra nel conclave, insieme ad altri 17 cardinali, per eleggere il successore di papa Callisto III, catalano, il primo papa della famiglia Borgia, molto criticato per il suo nepotismo. In pole position, si direbbe oggi, era proprio il cardinale Domenico Capranica, candidato dal Ducato di Milano, capofila di una fronda tutta italiana contro il cardinale francese di Rouen, Guillaume d’Estouteville. Ma (i casi della vita…) il card. Capranica muore due giorni prima del conclave. E Enea Silvio Piccolomini ci racconta i retroscena del conclave dell’agosto 1458 nel brano qui sotto, pubblicato e commentato dalla studiosa Maria Antonietta Passarelli, nel volume “L’Europa degli scrittori. Umanesimo e Rinascimento: un modello per l’Europa”. Ne trascriviamo qui la prima parte (la seconda in un articolo che pubblicheremo domani).
▷▷Il conclave fu apparecchiato nel palazzo apostolico presso San Pietro. Furono chiuse due sale e due cappelle; nella maggiore fecero delle celle dove i cardinali potessero prendere cibo e dormire; la minore che si chiamava di San Niccolò riservarono alle discussioni e all’elezione; le aule erano riservate alla passeggiata comune. Il giorno dell’ingresso non si fece nulla circa l’elezione; il giorno successivo furono stabiliti alcuni patti che il nuovo papa avrebbe dovuto osservare; e tutti in effetti promisero con giuramento che li avrebbero rispettati se fossero stati eletti. Il terzo giorno, celebrata la messa, si fece un primo scrutinio da cui resultò un numero di voti pari per i cardinali di Bologna e di Siena che raggiunsero entrambi cinque voti, mentre nessuno degli altri ne ebbe più di tre.
Mino da Fiesole, Ritratto del cardinale Guillaume d’Estouteville (1450-1475 circa), Metropolitan Museum
Guglielmo, cardinale di Rouen, sia per imbroglio sia per odio, non fu votato da nessuno. […] Si andò allora a pranzo. Quindi si formarono molti gruppi. Quelli che nel collegio cardinalizio avevano maggiore autorità e primeggiavano per ricchezze chiamavano a sé gli altri e chiedevano il pontificato per sé o per gli amici. Pregavano, promettevano, lasciavano intendere larvate minacce. Non mancò qualcuno che senza pudore, messa da parte ogni modestia, perorò apertamente la propria causa pretendendo per sé il sommo pontificato; tali Guglielmo, cardinale di Rouen, Pietro, cardinale di San Marco, e Giovanni, cardinale di Pavia; ma non lasciava di farsi avanti nemmeno il cardinale Ilerdense. Ciascuno menava gran vanto di sé. Straordinario era il contrasto, grande lo zelo; il giorno passò inquieto, insonne la notte.
Il cardinal di Rouen tuttavia temeva specialmente Enea e il cardinale di Bologna che aveano raccolto il maggior numero di voti; ma gli faceva paura soprattutto Enea, temendo che il suo silenzio riuscisse molto meglio dell’abbaiare che facevano gli altri. Chiamava perciò ora l’uno ora l’altro incalzandoli di domande: «Che cosa hai di comune con Enea?In base a che cosa lo credi degno del pontificato? Vorrai darci un papa povero e gottoso? In che modo un povero diavolo potrà sollevare la Chiesa in difficoltà? Un ma lato una malata? È venuto or ora dalla Germania; non lo conosciamo; chi ci dice che non voglia trasportare la curia là? Qual è la sua cultura? Vogliamo mettere un poeta sulla cattedra di san Pietro? […] Io sono il più anziano dei cardinali; avete ben conosciuto la mia prudenza; sono esperto nella scienza necessaria a un pontefice, sono di sangue regio, ho una gran quantità d’amici e molti quattrini con cui venire in soccorso alla povertà della Chiesa. […] Aggiungeva molte preghiere, e se non bastavano le preghiere ricorreva alle minacce. […] Non pochi furono sedotti dalle promesse e si lasciarono prendere come mosche a vendere senza Cristo la veste di Cristo.
Ritratto del card. Filippo Calandrini, tela pittura ad olio 1800-1824 (Catalogo generale dei Ben culturali)
Una gran quantità di cardinali si riunirono nelle latrine e là, come in luogo convenientemente segreto e appartato, si accordarono sul modo di eleggere al pontificato Guglielmo e si impegnarono per scritto e con giuramento. Guglielmo allora, fidandosi di ciò, cominciò a promettere subito cariche, magistrature ed onori, e distribuì le diocesi. Il luogo era degno dell’elezione di tale papa; dove, meglio che nelle latrine, si possono stipulare sozze convenzioni? […]
Era passata la mezzanotte quand’ecco che il Bolognese(il cardinale Filippo Calandrini, ndr) va da Enea e lo sveglia: «Che dici, Enea? Non sai che il papa è fatto? Alcuni cardinali si sono riuniti in latrina ed hanno stabilito di eleggere Guglielmo; si aspetta solo che faccia giorno. Il mio consiglio è che ti alzi subito e vada ad offrirgli il tuo voto prima che sia eletto, in modo che non ti sia avverso quando sarà papa. Io intendo provvedere ai casi miei. Ho imparato a mie spese che cosa significa avere il papa contrario. Callisto non mi guardò mai serenamente perché non gli avevo dato il voto; mi sembra utile procurarsi per tempo il favore di chi diventerà pontefice e do a te quel consiglio che intendo seguire io stesso». Ed Enea: «Caro Filippo, riprenditi il tuo consiglio; nessuno riuscirà mai a persuadermi a scegliere come successore di Pietro chi ritengo del tutto indegno. Lungi da me tale peccato; se gli altri lo eleggeranno, meglio per loro. Io intendo rimaner puro da simile colpa, né la coscienza dovrà rimproverarmi. Tu dici che è penoso avere malevolo il papa; io non ho nessuna paura del genere; so che non mi ucciderà per non averlo eletto. Ma, tu dici, non mi favorirà, non mi darà quattrini, non mi aiuterà, sarò tormentato dalla miseria. La povertà non è dura a chi è abituato; ho vissuto fin qui poveramente; che male c’è se morirò povero? non mi toglierà le Muse che sono più dolci quando la fortuna è scarsa».
Il seguito del racconto del nostro insider d’eccezione lo leggeremo domani. Con effetti, all’atto pratico, quantomeno sorprendentinell’esercizio di un pontificato che dalle latrine di San Pietro aveva preso le mosse. — (1. continua)
Giornalista e saggista, è stato fino al gennaio 2016 il direttore delle testate del Master di Giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, dopo essere stato per molti anni docente ai corsi per la preparazione all’esame di Stato organizzati dall’Ordine dei giornalisti a Fiuggi. E’ stato Caporedattore centrale dell’agenzia di stampa ApBiscom (ora Askanews) dopo una lunga carriera all’Ansa nel Servizio Diplomatico, al Politico e agli Interni. Autore di una decina di saggi e manuali, con Stefano Polli ha scritto E’ l’agenzia bellezza! (seconda edizione nel 2021), ha curato “Pezzi di Storia” (2021) ed è coautore del libro di Giovanni Giovannini Il Quaderno Nero, Settembre 1943-aprile 1945 (2004, Scheiwiller).