Bisognava recuperare il ritardo dovuto al ricovero in ospedale; non ha osservato le raccomandazioni per la convalescenza; uno degli ultimi incontri è stato con lo staff medico per ringraziarli ma anche per chiedere scusa della mancata collaborazione e per assolverli da ogni responsabilità. L’ultimo giro in “papamobile” era del generale che passava in rassegna le sue truppe per un addio, consapevole di non aver vinto la guerra ma di aver combattuto con coraggio, sicuro di essere stato capito
◆ Il pensierino di GIANLUCA VERONESI

► Francesco aveva un appuntamento preciso, nel fulgore del Giubileo e nella gloria del rito pasquale: le 7,35 di lunedì. Ha fatto appena in tempo a rispettare gli impegni che aveva predisposto, in una gara con il tempo che lo ha visto sfrecciare in ogni dove, su e giù in carrozzina. In un caso con abbigliamento casalingo, tipicamente argentino.
Bisognava recuperare il ritardo dovuto al ricovero in ospedale; d’altronde non poteva opporsi dopo che partecipava alle udienze muto, in carenza di ossigeno. Certamente non ha osservato le raccomandazioni per la convalescenza e, infatti, uno degli ultimi incontri è stato con lo staff medico per ringraziarli ma anche per chiedere scusa della mancata collaborazione e per assolverli da ogni responsabilità.
L’ultimo messaggio, a fianco delle parole “atterrate” il giorno di Pasqua dalla loggia di San Pietro, rimane la visita ai detenuti. Difficile far finta di non aver capito. L’ultimo giro in “papamobile” è stato diverso, nessun assalto, eccitazione, trambusto. Era il generale che passava in rassegna le sue truppe per un addio, consapevole di non aver vinto la guerra ma di aver combattuto con coraggio e sicuro di essere stato capito nella sua buona fede.

La vita è piena di imprevisti: l’ultima persona che il Papa ha incontrato nel suo viaggio terreno – per una pura combinazione – è stato il vicepresidente americano Vance. Mi piace pensare che dal paradosso possa nascere qualcosa. Per quanto mi riguarda mi rimarranno due sue frasi. La prima recita: «chi sono io per giudicare?». Non male per l’unico uomo sulla terra «infallibile» per definizione. La seconda: «Perché lui e non io?». Tutte le volte in cui ha incontrato vittime innocenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA