Il rosato è prodotto “in una notte”, usando la parte più nobile dell’uva, la lacrima, ovvero «il mosto che geme dalle uve mature appena raccolte», come scriveva nel 1549 il bottigliere di Papa Paolo III Farnese. Un vino non percepito più come una categoria “di mezzo” tra bianco e rosso, ma come un vino con un’identità precisa, un ponte culturale tra tradizione e modernità. E la produzione si allarga: dalla Puglia con i suoi rosati da Negroamaro al Lago di Garda con il Chiaretto, dall’Abruzzo con il corposo Cerasuolo alla Sicilia dove anche l’Etna sorprende con rosati minerali ed eleganti da Nerello Mascalese. Perfetto con piatti semplici e gustosi: crostini con prosciutto e fichi, una croccante frittura di alici o una succulenta pizza
◆ Il weekend di MARIA CONCETTA MERENDINO
► Vinitaly 2025 si è appena concluso, confermandosi anche quest’anno come uno degli appuntamenti più attesi e vivaci del panorama vinicolo internazionale. Tra padiglioni affollati, degustazioni, incontri e le incertezze scatenate dalla folle questione “dazi”, un protagonista ha brillato con luce propria: il vino rosé, che continua la sua ascesa, confermandosi in forte crescita e sempre più apprezzato da un pubblico giovane, dinamico e internazionale.
Sorprende come il rosé non sia più percepito come una categoria “di mezzo” tra bianco e rosso, ma come un vino con un’identità precisa, un ponte culturale tra tradizione e modernità, che conquista i giovani per la sua bevibilità ma che sa affascinare anche i palati più esperti, soprattutto quando si parla di rosati da vitigni autoctoni o da zone di montagna. In Italia si affermano sempre di più le classiche zone vocate: la Puglia con i suoi rosati da Negroamaro, il Lago di Garda con il Chiaretto, l’Abruzzo con il corposo Cerasuolo, e la Sicilia dove anche l’Etna sorprende con rosati minerali ed eleganti da Nerello Mascalese.
E allora, con l’estate alle porte e la voglia crescente di serate all’aperto, perché non lasciarsi conquistare dal profumo di un vino dal vivace colore rosa di un tramonto estivo? E se poi questo vino porta il nome romantico ed evocativo di “Corè”, è impossibile resistere alla tentazione. “Corè” è un rosato del Salento, prodotto dalla Cantina Coppi, nelle campagne di Turi, in provincia di Bari. Ci troviamo nella valle di Gioia del Colle, zona di antiche tradizioni enologiche e gastronomiche, dove, in mezzo al verde, spiccano le eleganti masserie bianche, a pochi chilometri dalle splendide località turistiche di Locorotondo e Alberobello. Poco distante si trova anche Castel del Monte, il più bello e misterioso castello di caccia d’Europa, a forma ottagonale, voluto da Federico II di Svevia per controllare il territorio.
Il vino rosato è storicamente una produzione tipica del Salento, che si fa risalire alle vendemmie delle colonie Magnogreche. Qui, il Negroamaro, vitigno dal colore decisamente nero, veniva vinificato con il cosiddetto “sistema a lacrima”, che consiste nel raccogliere il mosto fiore che fuoriesce spontaneamente dagli acini, senza contatto con le bucce. Il termine “Negroamaro” deriva probabilmente dall’unione del latino “niger” e del greco “mavros”, che significano entrambi “nero”, quindi letteralmente “nero nero”. Oggi, vinificando il Negroamaro con tecniche di cantina particolari e non facili, si ottiene un vino elegante, soprannominato “vino di una notte”, perché solo per una notte le bucce restano a contatto con il mosto, prima di esserne separate la mattina successiva. Il risultato è un vino dalla tonalità rosa che varia dal corallo al salmone, dotato di profumi floreali e fruttati, capace di offrire finezza, freschezza e una sorprendente complessità.
“Corè” Negroamaro Rosato I.G.T. Salento 2023 è un fiore all’occhiello della Casa Vinicola Coppi. Una storia di famiglia iniziata oltre cinquant’anni fa, quando Antonio Coppi, giovane e appassionato enologo, rileva la storica cantina in cui lavorava. Con lungimiranza e passione, riesce a realizzare il sogno di far conoscere e apprezzare i vini della sua amata Puglia. Oggi, con i figli Miriam, Lisa e Doni, porta avanti una produzione vinicola di alta qualità, espressione autentica del territorio.
“Corè” è vinificato con uve 100% Negroamaro del Salento brindisino, vendemmiate a mano. È un rosato prodotto “in una notte”, usando la parte più nobile dell’uva: la lacrima, ovvero “il mosto che geme dalle uve mature appena raccolte”, come scriveva nel 1549 il bottigliere di Papa Paolo III Farnese. La tecnologia moderna consente oggi la lavorazione a temperatura controllata, la fermentazione con lieviti selezionati e un affinamento in bottiglia di tre mesi. Alla vista si presenta con un luminoso rosa corallo, intenso e vivace. Al naso arrivano eleganti profumi di ciliegia matura, fragola, melagrana, seguiti da note floreali di rosa selvatica e oleandro. Al palato spiccano la freschezza e la frutta rossa, per un sorso piacevole, equilibrato e versatile.
È il classico rosato da godere all’aperto, piacevole e con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Perfetto con piatti semplici e gustosi: crostini con prosciutto e fichi, una croccante frittura di alici o una succulenta pizza. Da gustare giovane, a una temperatura di servizio di 12°C. Il rosè Corè non è solo un vino, è una “ vie en rose” che profuma di Salento, tra storia antica, natura generosa e passione autentica… e come ogni bel viaggio, lascia il desiderio di tornare! © RIPRODUZIONE RISERVATA