Lentamente, quasi impercettibilmente, si sta scivolando alla “guerra sola igiene del mondo” dei Futuristi. La presidente della Commissione europea, da luterana praticante, s’è dimenticata il precetto di Lutero che «la pace è più importante di ogni giustizia», per Antonio Scurati l’Occidente è orfano di guerrieri, Umberto Galimberti pensa che «a volte la pace intorpidisce anche la dimensione guerriera di difendere la tua terra e i tuoi diritti». Insomma, tira una brutta aria. Andare in piazza domani senza chiarirsi bene le idee del perché e del percome non aiuterà molto l’Europa a rintracciare la sua identità

◆ Il commento di ALFREDO T. ANTONAROS
► La pace è più importante di ogni giustizia, scriveva Lutero. Secondo la luterana praticante Ursula von der Leyen più di pace e giustizia contano invece le armi e come lei pare la pensino ormai in tanti. Per Antonio Scurati l’Occidente, poveretto, è orfano di guerrieri. Umberto Galimberti pensa che «a volte la pace intorpidisce anche la dimensione guerriera di difendere la tua terra e i tuoi diritti». Si sta scivolando alla “guerra sola igiene del mondo” dei Futuristi. Molti di loro si ritroveranno a sfilare per la “piazza europeista” del 15 marzo, quella che, come vuole il suo ideatore Michele Serra, sarà con “zero bandiere di partito, solo bandiere europee, col rischio di portare in giro per Roma due sole cose: la disillusione di un continente che non crede più in se stesso e nella pace, e le parole d’ordine della signora Von der Leyen, che sbraita da anni che il tempo delle illusioni è finito. Che contro gli umori afflosciati di un continente rassegnato occorre la scossa del Viagra vitale delle armi.
Gli immigrati irregolari vanno cacciati dal continente e, contemporaneamente, è arrivata l’ora di riarmarsi. È il momento della forza e dei muscoli, dice la signora tedesca mostrando i bicipiti color pastello. I partiti, quasi tutti si adeguano. Il Pd si piega, si astiene, si spacca. La Chiesa manda in soffitta don Primo Mazzolari (quello della pace a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo) e manda in corteo cappellani militari e la Comunità di sant’Egidio. La star della manifestazione − comunque la si pensi − sarà lei, perché quelle bandiere blu con le stelle gialle identificano e rappresentano una istituzione che è lei a presiedere. Lei, poco amante del voto del parlamento europeo ma accesa sostenitrice dell’industria delle armi. Il piano da 800 miliardi di euro, pensato per consentire, paese per paese, di rifornirsi di mezzi monetari sufficienti per incrementare gli arsenali bellici, è suo.
È un progetto che significa solo altro denaro per aziende produttrici di armi che si chiamano Airbus, Leonardo in Italia, Thales in Francia, Rolls Royce nel Regno Unito e Rheinmetall in Germania, giganti delle guerre e degli armamenti cui la Von der Leyen è avvezza, da decenni, a dare del tu, grazie anche al suo stretto rapporto col mondo dei cannoni legato al suo ruolo di ministro della Difesa della Germania dal 2013 al 2019. Un’esperienza che le ha consentito di avere interazioni molto significative con Rheinmetall e nel progetto Main Ground Combat System (Mgcs), un’iniziativa congiunta di Germania e Francia fatta per esaltare la grandeur bellicista di Macron e costruire nuovi carri armati (al posto dei vecchi Leopard 2 e Leclerc).
Con una esperienza professionale di questo tipo non stupisce che l’unica Europa che la signora riesce ad immaginare indossi la tuta mimetica. Una realtà politica che ha rinnegato se stessa, negando la pace (con la sua recente esaltazione bellicista) e l’uguaglianza e i diritti, con le sue pratiche contro i migranti. L’Anpi e la Cgil, tra gli altri, hanno deciso di aderire alla manifestazione del 15 marzo. Lo faranno per ragioni che meritano comunque rispetto. Andrebbe solo ricordato loro che anche i cannoni che l’Italia volle acquistare, dopo l’Unità, per proteggersi dai futuri Radetzky (come fa oggi l’Europa per pararsi contro i vecchi e i nuovi Putin), furono poi usate da Bava Beccaris, sulle piazze milanesi, contro la povera gente che manifestava per il pane. Da sempre oligarchi e capitalisti (russi o occidentali, poco importa) fanno finta di essere in guerra gli uni contro gli altri, ma sanno bene che denaro, diplomazia e affari possono sempre far trovare il tavolo per un accordo. I problemi veri nascono invece quando classi dirigenti immorali e corrotte non sanno più come affrontare la rabbia dei loro popoli. Forse, se l’Europa deve rintracciare la sua identità, farebbe bene a confrontarsi nuovamente su questo nodo che la inviluppa da sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA