Cosa fanno gli intellettuali per risvegliare l’interesse su Roma, sulla sua bellezza tradita? Cosa bisogna fare perché la capitale abbia una amministrazione degna, e non ci faccia rimpiangere continuamente come guidò la città il sindaco Petroselli? E cosa fare, in particolare, per coinvolgere i giovani? Senza di loro, l’indignazione per lo scempio della Capitale diventa un’esclusiva degli anziani, affondata nell’indifferenza generale. È ora di suonare la sveglia per riprendersi da un triste letargo
◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
► Roma non ha da decenni, dagli anni di Petroselli, una amministrazione al giusto livello di città e di Capitale. Bisognerebbe che soprattutto la stampa insistesse su questo punto-chiave stimolando gli ambienti politici e culturali che sembrano non poco inerti. E bisogna che Roma riacquisti un ruolo strategico nel Paese. Ma come sarà possibile con la classe dirigente attuale? La quale va pungolata, sollecitata anzitutto dagli intellettuali che però mi sembrano piuttosto assenti. Ci vuole qualcuno, ci vuole una associazione o un gruppo di associazioni che si assuma questo ruolo di stimolo, di sollecitazione, come fece per esempio Italia Nostra al suo nascere con Antonio Cederna e con altri.
Ma bisogna fare presto prima che questa fase letargica o soporifera si prolunghi eccessivamente. Bisogna lavorare di più su giovani e giovanissimi. Altrimenti l’età media di chi ancora si batte identifichi una gerontocrazia. Lo dico io che sono un ultraottuagenario, un bisnonno. Certo il nostro contributo non deve dissoversi, ma ci vogliono forze nuove, rincalzi giovani. E purtroppo non vedo molti segnali incoraggianti in tal senso in Tv, sui giornali quotidiani. O sui settimanali.
Torno a Roma per concludere: sul “Mondo” di Pannunzio per anni Antonio Cederna ogni settimana documentò e denunciò i Vandali in casa e altri distruttori del Belpaese. Bisogna assolutamente riprendere quelle battaglie fondamentali oggi su situazioni non meno pericolose di quelle di ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA