La Chiesa non potrà cancellare, dimenticare, ignorare un magistero tanto dirompente. L’Enciclica “Laudato si’” è stata per molti una botta di vita. Ha dato senso a tante battaglie, prospettato un futuro, riscritto le priorità, distinto i valori, suddivise le responsabilità. Faceva riferimento a un uomo senza limiti, che sfrutta e spreca, dall’ambizione vorace, incurante dei bisogni delle periferie estreme, irrispettoso nei confronti dei beni comuni, della Casa comune, del pianeta Terra. Indicava gli atteggiamenti di peccato nell’incapacità di accogliere, di sostenere, di condividere, di non amministrare con lungimiranza, equità, nell’interesse di tutti. Gestione dei rifiuti, crisi climatica, debito dei Paesi poveri, intelligenza artificiale: non c’è aspetto dell’esistenza umana che non sia stato al centro della missione di Papa Francesco

◆ Il commento di BEPPE ROVERA

► Ma no, non finirà tutto sepolto con lui. Certo, la teoria dei volti dei potenti del mondo al funerale solenne in piazza San Pietro non promette troppo bene. Negazionisti, opportunisti, furbacchioni sembrano i più. Fino a ieri sbertucciavano, insultavano, ridaccchiavano. Oggi, composti nelle loro facce finto lugubri, sottoscrivono, elogiano, rimpiangono. Domani, lo sanno bene, sarà un altro giorno. E la vita continuerà. Senza Bergoglio, il Papa ecologista, visionario, fuori dal mondo. Sepolto con le sue fisime, le sue provocazioni, il suo amore per gli ultimi, il senso ptofondo della giustizia, la spiritualità più autentica. Eppure la Chiesa non potrà cancellare, dimenticare, ignorare un magistero tanto dirompente. Chi non l’amava lo screditava a parroco di campagna. Peggio, un parroco arrivato da lontano, oltre il mondo dominato dalla finanza, dal profitto senza confini, dal consumismo sfrenato, dall’edonismo devastante, dal materialismo incontrastato. Ma Bergoglio, umile figlio di emigrati piemontesi in Argentina, ha rovesciato le convenzioni, mandato gambe all’aria pastette e intrighi di Curia, diviso lo stesso arcipelago cristiano, imposto scelte anche ardite, sconvolto, sconcertato, scandalizzato, fatto infuriare.

Da giornalista che ha dedicato una buona parte della propria professione ai temi dello sviluppo sostenibile debbo riconoscere che papa Francesco è stata una sorpresa, poi un impulso straordinario, quindi una speranza realizzabile. Il destino (ma non solo, anche lo zampino di chi sempre ha giudicato eccessiva l’attenzione della redazione di “Ambiente Italia”, su Rai 3, ai problemi ambientali) ha voluto che la quasi trentennale esperienza maturata nel campo dell’informazione ecologista si interrompesse proprio alla vigilia della diffusione della Laudato si’, enciclica senza precedenti per una Chiesa concentrata sino ad allora soprattutto sulla dimensione sovrannaturale del Creato, con concessioni vistose anche verso chi era poco rispettoso della natura e dei suoi abitanti. Noi che abbiamo anticipato un linguaggio di ricerca sulle regole di un armonioso e ordinato progredire dei territori martoriati per decenni da speculazioni, devastazioni, aggressioni, abbiamo spento i riflettori, interrotto un racconto che si era a sua volta appoggiato sul lavoro di intellettuali, associazioni, gruppi, altri giornalisti sensibili e attenti come Mario Fazio, Antonio Cederna, Vittorio Emiliani e via elencando.

Quell’Enciclica è stata per molti una botta di vita. Ha dato senso a tante battaglie, prospettato un futuro, riscritto le priorità distinto i valori, suddivise le responsabilità. Forse ha ragione Carlin Petrini – che Bergoglio ogni tanto chiamava, pur sapendo che era ateo, per confrontarsi con chi aveva “inventato” Terra Madre – a sostenere che quell’enciclica era soprattutto sociologica, politica. Faceva riferimento a un uomo senza limiti, che sfrutta e spreca, dall’ambizione vorace, incurante dei bisogni delle periferie estreme, irrispettoso nei confronti dei beni comuni, della Casa comune, del pianeta Terra. Indicava gli atteggiamenti di peccato nell’incapacità di accogliere, di sostenere, di condividere, di non amministrare con lungimiranza, equità, nell’interesse di tutti. Gestione dei rifiuti, crisi climatica, debito dei Paesi poveri, intelligenza artificiale: non c’è aspetto dell’esistenza umana che non sia stato al centro della missione di Papa Francesco.

È stato un comunicatore eccezionale, ha cavalcato ogni strumento utile, fatto capolino in trasmissioni televisive o irruzione in eventi internazionali. Ha detto la sua sempre, a rischio di apparire fuori le righe, di non essere compreso, di generare discordia. Parlava come Bergoglio e come Papa, diretta espressione di Dio. Ma umilmente, senza babbucce rosse, con le scarpe grosse e un pò goffe sotto quel vestito bianco che alla fine non lo rendeva poi una tanto diverso da noi. Le sue analisi, i suoi rimbrotti, i suoi appelli universali sulle grandi, spinose questioni ambientali tuttora aperte e più che mai impellenti hanno costretto l’informazione di tutto il mondo a riparametrare le proprie scelte comunicative, ad affrontare problemi spesso relegati in secondo piano, ad allargare il dibattito, dare voce a chi prima era trascurato malgrado le competenze.
Un rivoluzionario, per certi versi. Che ha dato forza e ulteriormente motivato, movimenti giovanili, organizzazioni, comitati. Un pensatore capace di calare nel concreto proposte strepitose per l’umanità, di capovolgere concetti intoccabili, a cominciare dal diritto stesso alla proprietà privata. Quante riviste patinate, quanti talk show, quanti convegni, incontri, tavole rotonde sull’onda delle provocazioni di Francesco. Che non a caso aveva scelto il nome del poverello di Assisi e come lui ha sferzato ed esaltato potenti e intoccabili, spronato i governi a lasciare le armi nel nome della pace, sollecitato aperture antinazionaliste, combattuto i fanatismi. Che rimpianto non aver potuto condividere in questi anni straordinari la comunicazione di Bergoglio riportando e confrontando il suo messaggio nello stile di “Ambiente Italia”, in mezzo alla gente, nel cuore dei problemi, piazza dopo piazza, sabato dopo sabato. Anche perché in più occasioni proprio dagli oratori, da certi preti di frontiera abbiamo goduto di testimonianze esemplari rispetto a ciò che Francesco avrebbe poi racchiuso nella sua Laudato si’. No, non credo finirà sepolta con lui la sua visione ecologista. Troppo e bene ha seminato. © RIPRODUZIONE RISERVATA