Il governo di destra ha qualità modeste, ma l’opposizione non ha una strategia per contrastarlo. Ecco cosa dovrebbe fare l’opposizione: un contro-programma articolato, di ampio respiro; preparare nuovi quadri per un futuro esecutivo di centrosinistra, perché siano pronti per quando verrà il momento; guardare alle esperienze locali di governo, sia comunali che regionali, per individuare qui le tracce di una strategia nazionale


Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Il problema strategico principale di oggi mi sembra questo: come costruire una vera opposizione di governo. Non una opposizione generica bensì una opposizione di legislatura, con un respiro ampio, al limite con un controprogramma articolato, non episodico. È chiaro che da questo centrodestra-destra ci differenziamo in modo strategico e però possiamo, anzi dobbiamo definire meglio, più incisivamente, tema per tema, questa piattaforma alternativa. Diversamente si rischia una autentica Babele. Ciò impone probabilmente anche la promozione di quadri di governo nuovi, non usurati, atti a competere con decisione e chiarezza di intenti. Ci sono in potenza questi quadri da promuovere?  Se non si prova a farlo, non sapremo mai se vi sono oppure no. 

Sappiamo che i quadri per una opposizione di programma e di governo sin qui non sono stati determinati e quindi efficaci. Bisogna guardare dentro realisticamente, senza paraocchi di comodo, alle esperienze di governo locali e regionali e trarne insegnamenti per una strategia nazionale. Diversamente la voce dell’opposizione a questo governo di destra, pure assai modesto per qualità, sarà flebile, inadeguata. Non si può più tollerare che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni continui a sfuggire al dibattito critico tenendo conferenze stampa senza un reale confronto con l’informazione. Bisogna innalzare con maggior forza le bandiere dell’opposizione senza ammorbidire e senza cedimenti di sorta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.