Promosso da Arci, “Ferma il Riarmo” (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, il corteo “No a guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo” aderisce alla campagna europea “Stop Rearm Europe”. Nella capitale oggi sfileranno i leader di M5s e Avs, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, mentre non ci sarà la leader del Pd Elly Schlein. Un gruppo di giuristi italiani ha inviato, intanto, una diffida alla premier Meloni contro il Memorandum d’intesa sulla cooperazione in materia di difesa tra Italia e Israele, e contro il possibile ‘prestito’ di basi italiane agli Stati Uniti nel caso di un coinvolgimento americano nella guerra dichiarata da Israele all’Iran. Fra i primi firmatari i professori Pasquale De Sena, Nerina Boschiero, Ugo Mattei, Barbara Spinelli, Alberto Lucarelli e Carlo Iannello

L’Italia e la guerra: la Costituzione la «ripudia»

◆ Il commento di CARLO IANNELLO, giurista

▷▷ L’articolo 11 della Costituzione sancisce il ripudio della guerra, collocato significativamente nell’ambito dei principi fondamentali della Costituzione. In questo modo, i Costituenti intesero sottrarre al potere delle contingenti maggioranze politiche la decisione sulla guerra, resa costituzionalmente impensabile, al di fuori dell’ipotesi della difesa da un’aggressione diretta al territorio dello Stato. Il ripudio, inoltre, è concetto molto più pregante del rifiuto. Indica una irretrattabile condanna della guerra. I costituenti, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e a valle della immane distruzione provocata, nel 1945, dalle bombe atomiche, che distrussero due città giapponesi, compresero che la guerra non poteva più essere un’opzione ammissibile né sul piano etico né su quello giuridico. Da qui il suo “ripudio”. L’apertura, contenuta nello stesso articolo 11, in favore di organizzazioni internazionali, è pertanto strumentale alla garanzia della piena effettività del principio pacifista. L’articolo 11 si compone, infatti, di un solo comma, articolato in tre periodi, tutti coerenti corollari del principio pacifista. Non è ammessa una lettura che consenta di contraddire lo spirito pacifista impresso da questo articolo al nostro Stato. Le organizzazioni internazionali di cui discorre l’articolo 11 in tanto ricevono copertura costituzionale in quanto siano strumentali alla piena attuazione del principio pacifista e si comportino come costruttrici di pace. Al di fuori della missione pacifista, esse perderebbero la copertura costituzionale offerta dall’articolo 11.


Una delle locandine per la manifestazione contro il riarmo. Sotto il titolo: Manifestazione contro il riarmo a Roma il 10 maggio – Roberto Monaldo/LaPresse

ROMA, 21 GIUGNO 2025 (Red) Si intensifica la mobilitazione di un gruppo di dieci giuristi italiani – fra gli altri, Pasquale De Sena, Nerina Boschiero, Ugo Mattei, Barbara Spinelli e Carlo Iannello – contro il sostegno alle guerre di Netanyahu su tutti i fronti del Medio Oriente, e contro l’uso delle basi militari degli Stati Uniti in Italia qualora Trump decidesse di affiancare Netanyahu nella guerra dichiarata da Israele all’Iran. Nei giorni scorsi, per fermare i crimini di guerra perpetrati dal governo Netanyahu nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, avevano presentato una diffida contro il Memorandum d’intesa sulla cooperazione in materia di difesa tra Italia e Israele. Il ministro Ciriani (con la delega della premier Meloni ai Rapporti con il Parlamento) ha risposto che il rinnovo tacito dell’accordo avverrà cinque anni dopo la notifica israeliana, ovvero il 13 aprile 2026. «Ma la data del rinnovo è completamente irrilevante», osservano i firmatari della diffida: «Il memorandum va interrotto subito, senza ulteriori indugi. L’accordo può infatti essere denunciato unilateralmente in qualsiasi momento: ogni giorno d’attesa rappresenta un giorno in più di complicità del nostro governo nei crimini israeliani».

I professori De Sena, Boschiero, Spinelli, Mattei e gli altri firmatari della diffida, ai primi di giugno hanno presentato una richiesta di accesso civico agli atti, alla quale la Presidenza del Consiglio dovrà rispondere entro 30 giorni. Il memorandum si basa infatti su un accordo segreto del 1987 – un fatto anomalo e potenzialmente incostituzionale: «il Memorandum viola il diritto internazionale, gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia volti a prevenire il genocidio, il parere sempre della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità dell’occupazione israeliana, e gli ordini di arresto della Corte Penale Internazionale». «Mentre a Gaza la popolazione muore di fame o sotto i bombardamenti incessanti, e in Cisgiordania vengono espropriate sempre più terre mentre i palestinesi subiscono gli attacchi dei coloni, il nostro governo prosegue nel suo criminale sostegno allo Stato di apartheid che è Israele. Il momento di agire è ora. Non ci sono più scuse».

In un comunicato stampa — “Avviso dei giuristi alla cittadinanza italiana”, a cui si sono aggiunti altri 21 firmatari ai 10 originari —, con riferimento alla dichiarazione della Presidente del Consiglio riguardo al possibile ‘prestito’ di basi italiane agli Stati Uniti nel caso di un coinvolgimento americano nella guerra, i giuristi osservano:

  • «a) l’attacco israeliano all’Iran integra, con ogni probabilità, un uso della forza armata internazionalmente illecito, dal momento che quest’ultima è consentita solo dinanzi a un attacco armato, e non certo per prevenire la preparazione (fra l’altro, indimostrata) di bombe nucleari da parte di uno Stato;
  • b) un eventuale intervento statunitense in appoggio a Israele si configurerebbe, dunque, come una forma di complicità, anch’essa internazionalmente illecita, nell’azione militare israeliana;
  • c) ogni supporto fornito a un tale intervento si tradurrebbe altresì, da parte italiana, in una gravissima violazione dell’art. 11 della Costituzione, che, ripudiando la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, vieta qualsiasi ricorso alla forza in contrasto col diritto internazionale, ivi compresa ogni forma di compartecipazione a simili azioni;
  • d) la suddetta violazione si verificherebbe anche se l’attacco israeliano fosse ritenuto, a differenza di quanto crediamo, un semplice episodio di una guerra più ampia, fra Israele e Iran, dal momento che l’art. 11 impedirebbe, anche in quest’eventualità, qualsiasi forma di coinvolgimento da parte italiana. Le azioni cui il Governo italiano si dichiara disponibile, in una fase delicatissima in cui un Intervento degli Stati Uniti potrebbe generare una escalation nucleare senza precedenti, confermano la sua insipienza giuridica e il suo spregio per la legalità internazionale e costituzionale, già resi evidenti dalla sua oggettiva complicità nei crimini di massa in corso sul Territorio palestinese occupato».

«In questo momento storico — concludono il loro appello De Sena e gli altri giuristi — sarebbe al contrario indispensabile recuperare il rispetto dei principi che hanno dettato la nostra costituzione e le carte internazionali nate dalla sconfitta del nazifascismo, e formare a livello internazionale un fronte non allineato, lontano dagli estremismi di Washington e Bruxelles e del sionismo internazionale».

Firmato: Pasquale De Sena, Nerina Boschiero, Ugo Mattei, Barbara Spinelli, Luigi Daniele, Veronica Dini, Alberto Lucarelli, Lucilla Gatt, Gianluca Vitale, Maria Rosaria Marella, Michele Carducci, Alessandra Quarta, Luca Nivarra, Marisa Meli, Luigi Paccione, Alessandro Somma, Fulvio Rossi Albertini, Fabio Marcelli, Claudio Giangiacomo, Luca Saltalamacchia, Carlo Iannello, Paolo Cappellini, Ugo Giannangeli, Fausto Gianelli, Domenico Gallo, Arturo Salerni, Cesare Antetomaso, Geminello Preterossi, Michela Arricale, Nicola Giudice, Carlo Augusto Melis Costa.

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Napoletano, è professore di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli dove insegna Diritto dell’ambiente, Diritto pubblico dell’economia e Biodiritto. È stato visiting professor presso università francesi (Paris 2 Panthéon Assas, Università Du Maine, Università di Toulouse). È autore di ricerche sui servizi pubblici locali e nazionali, sul regionalismo differenziato, sui diritti fondamentali, sul tema «Salute e libertà. Il fondamentale diritto all’autodeterminazione individuale». Da sempre impegnato in battaglie civili a difesa del patrimonio storico, artistico e paesaggistico e contro l’assalto ai beni collettivi. Componente dell’Assise di Palazzo Marigliano dal 2004, tra il 2011 e 2016 è stato consigliere comunale a Napoli e presidente della Commissione urbanistica. Carica da cui si è dimesso, in polemica con la proposta dell’amministrazione di ricapitalizzare la società “Bagnoli Futura” con beni pubblici appartenenti al patrimonio indisponibile dell’ente. Di lì a poco la “Bagnoli Futura” fallì.

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