Un breve viaggio nella competizione soprattutto iconografica (manifesti, volantini, poster e chiamate nel video di whatsapp), dove, però, non mancano gli spintoni e i tiri mancini. Cosa resta ancora oggi del III Libro del padre della Storia e di quanto fu scritto nel primo trattato sull’interpretazione dei sogni, l’Oneirokritikà di quell’onirologo efesino del II secolo dopo Cristo? Sogni e realtà sono messi alla prova del progetto di “acciaio verde” all’Ilva e della bonifica del mare interno e del suolo, affinché la polis possa trovare un futuro anche nei prodotti del mare e nell’offerta di luoghi ameni a chi deciderà di venire a visitare l’antica città di Archita. Il “Pittore dei pesci” ha accumulato, intanto, per noi, i cocci di ceramica su cui scrivere l’“ostraka”, che Clistene, nel V sec. a.C, strutturò in una sorta di diritto pubblico all’ostracismo per una parte almeno dei 900 pretendenti a un seggio nella “Boulé” cittadina (il Municipio…)
◆ Il racconto di ARTURO GUASTELLA, nostro inviato nella Magna Grecia
► Metti una piazza, l’agorà, dell’antica polis di origine spartana. Taranto, insomma, dove tutti insieme si ammassano i circa 900 pretendenti a guadagnarsi un seggio nella Boulè (il Municipio), e, con loro, la mezza dozzina e passa di candidati al seggio più alto, quello del Wanax, del sindaco, in una competizione soprattutto iconografica (manifesti, volantini, poster e chiamate nel video di whatsapp), dove, però, non mancano gli spintoni e i tiri mancini. Oggi si parla di programmi e di come la scelta del basileus (che anche nella Sparta lacedemone non indicava necessariamente il re), potrebbe segnare nei decenni a venire il destino della città bimare, per cui bisogna porre la massima attenzione a quello che ci diranno gli “aristoi”, i migliori, cioè. O, presunti tali. Il vostro cronista, cui, per età, gli toccherebbe almeno uno strapuntino nella “gherusia”, il consiglio degli anziani cioè, che a Sparta deliberava con i re, sentendosi, tuttavia, inadeguato a comprendere appieno i programmi che oggi ci verranno disvelati, si è fatto accompagnare da uno storico di vaglia, quell’Erodoto che, fra i suoi innumerevoli viaggi, è capitato anche da queste parti, e da Artemidoro di Daldi, che pur essendo nativo di Efeso, in onore della madre che era originaria di quella città della Lidia, l’aveva scelta come patria adottiva (e così accontentiamo anche le candidate). Il padre della Storia — questo l’intento del vostro cronista — per dimostrargli che non era poi del tutto vero quello che aveva affermato nel suo celebre Logos tripolitikos (III libro delle sue “Storie”) e, cioè, che in un governo dei migliori, «dove tra i molti che impiegano le loro virtù per l’interesse pubblico, di solito sopravvengono forti inimicizie personali; volendo ciascuno essere il primo e far vincere le proprie opinioni, giungendo fatalmente a gravi inimicizie…». Dimenticando così, quel bene comune che dicevano di voler perseguire.
Sommessamente faccio notare al Padre della Storia, che per la nostra polis, per Taranto, non dobbiamo eleggere un Licurgo (che pare poi non sia nemmeno esistito), quanto un Clistene, che possa promettere poche cose, ma poi realizzarle per davvero. Mi chiede, poi, lo storico di Alicarnasso, perché mi sia accompagnato anche da quell’Artemidoro, che poi è del II secolo dopo Cristo, e che non gli risulta essere stato né un filosofo, né uno storico e neppure un geografo. Quest’ultimo — che pare piegare le ginocchia sotto il peso dei cinque libri della sua opera maggiore, l’Oneirokritikà, e che è in assoluto il primo trattato sull’interpretazione dei sogni — mi serve per aiutarmi e aiutarci a comprendere più agevolmente i significati del “libro dei sogni” che sicuramente i candidati Wanax hanno puntigliosamente preparato. Ambedue, poi, mi chiedono della presenza qui, nell’agorà, anche del raffinato ceramografo antico tarantino, meglio conosciuto agli storici e agli archeologi come il Pittore dei pesci. E spiego pazientemente ai miei due interlocutori che egli non è venuto per ritrarre in qualche anfora, idria o lekitos il possibile vincitore delle elezioni o quelli che più strenuamente si sono distinti per varcare la soglia della Boulè, quanto perché ci ha portato qualche centinaio di cocci di argilla, raccolti nella sua bottega per l’uso che pensiamo di farne più tardi.
E si va a incominciare. Per prima l’Ilva. E mi tocca spiegare loro, che sono rimasti ancora all’età del ferro, cosa sia una fabbrica che produce acciaio, e di come questa sorta di sconfinata “fornace”, oltre a produrre manufatti, con le sue scorie invisibili, ha causato infiniti morbi e migliaia e migliaia di lutti. «Tutto questo finirà se mi eleggete — afferma convinto il primo candidato basileus — perché l’acciaieria sarà completamente decarbonizzata, coniugando finalmente il diritto al lavoro con quello alla salute». E su questa questione dell’opificio “verde” sono d’accordo tutti gli altri candidati. A questo punto, Artemidoro comincia a cercare nei suoi libri (nei primi tre), nei quali la descrizione dei sogni è accompagnata dai relativi esiti, cercando di trovare una corrispondenza tra le parole (nel sogno, i simboli) e gli eventi che poi per davvero potranno verificarsi. Tuttavia, il responso di Artemidoro è l’affermazione che questo non sia un sogno profetico, spiegando agli altri due greci come questo dell’Ilva vada catalogato non fra gli òneiroi — come indizio, cioè, di quello che accadrà — ma fra gli enypnia, come frutto cioè di ciò che esiste, ossia «delle passioni sia dell’animo che del corpo, o di entrambe contemporaneamente, che hanno per natura la prerogativa di riaffiorare nella psiche, durante il sonno». E siamo tutti e quattro d’accordo, che il candidato che più crede davvero che l’acciaio possa diventare verde, è quello che sembra avere il supporto della gente più alla buona. Non che gli altri candidati siano sostenuti solamente da oligarchi o da confraternite (non in senso religioso), ma non sembrano possedere lo stesso fervore.
Altro programma. La bonifica del mare interno e del suolo, tale che la polis possa trovare un futuro anche nei prodotti del mare e nell’offerta di luoghi ameni a chi deciderà di venire a visitare l’antica città di Archita. Anche qui, il parere dell’onirologo efesino è che questo non sia un sogno profetico, non essendo «né diretto né simbolico», poiché nessuno degli “Aristòi” ha saputo offrire una rappresentazione di un futuro immediato, trascinando nel tempo e nella nebbia la sua realizzazione. «Insomma — è la conclusione di Artemidoro — quelle che ci sono state offerte sono solo immagini di sogni simbolici, sui quali possiamo solo tentare una sterile interpretazione».
A questo punto il Pittore dei Pesci, ci consegna trenta e più cocci di argilla, fornendoci anche uno stilo appuntito per scriverci i nomi di quelli che ci hanno convinto di meno. Ai molti avvocati presenti fra i 900 candidati, val la pena ricordare che quei cocci di ceramica sono gli “ostraka”, che Clistene, nel V sec. a.C, strutturò in una sorta di diritto pubblico, l’ostracismo, per l’appunto. Che stabiliva come i cittadini comuni potessero vergare il nome degli uomini pubblici sui cocci, e mandarli in un esilio per dieci anni. E, ne abbiamo scritto di nomi, sulle ostraka, anche se nessuno pretende per loro l’esilio. Ma la grande maggioranza dei candidati, a parere di Erodoto, di Artemidoro, del Pittore dei pesci e mio, è, tutto sommato, degna di fede. © RIPRODUZIONE RISERVATA