◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente del Movimento per la sostenibilità
► Le recenti dichiarazioni di Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, suscitano sgomento: esse evidenziano un certo compiacimento per i risultati conseguiti nel 2023, nonostante la volatilità del contesto globale. Si tratta di elementi paradossali che inducono a riflettere seriamente sul picco di grottesco che gli tornerebbe addosso – in un eventuale processo con memorie di avvocati, perizie, valutazioni di esperti – posto che omette di considerare (come avrebbe dovuto) che i processi di decarbonizzazione, stabiliti dall’Ue, non prevedono affatto investimenti per l’utilizzo dei “gas climalteranti”. Appunto per tali ragioni si rende necessario aprire un focus sul business del gas, per valutare in che misura tali risultati siano attribuibili alle infrastrutture gas e verificare se l’aumento dei ricavi sia connesso all’avvio delle attività del rigassificatore di Piombino. E verificare, soprattutto, se gli investimenti sono in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione europei, se nel lungo termine siano redditivi o se c’è (come ovvio) spreco di pubbliche risorse.
Per tali ragioni Venier dovrebbe spiegare la recente salita di Snam al 30% di “Adriatic Lng”, la società che gestisce il rigassificatore al largo di Rovigo, del quale di fatto è diventata il socio/operatore. Mentre non fa alcun cenno dei risultati sulla riduzione delle emissioni e della finanza sostenibile, come viene enfatizzato sul portale. L’Ad sostiene, perfino, che l’ambizione strategica di Snam sia volta a dotare il Paese di un’infrastruttura capace di accelerarne il percorso di transizione energetica, attraverso il piano di investimenti più ambizioso della storia recente della società. Leggendo le sue riflessioni risulta impossibile ignorare che debbono essere portate le dovute pezze d’appoggio a quanto viene affermato. È un elementare concetto di correttezza, spesso disatteso, come hanno insegnato in passato le Partecipazioni Statali. Per le quali la menzogna e la propaganda per anni hanno retto la loro comunicazione aziendale con i risultati disastrosi che ci consegna la loro storia.
È da tempo che, da cittadino, mi interrogo su cosa ci riserva il futuro e in che Paese soggetti forti del potere pubblico tendono a relegare i cittadini ignari. Se l’arte di negare l’evidenza, di contraffare la realtà è con disinvoltura praticata spesso e volentieri. Tanti indizi e tanti segnali fanno una prova e manifestano con plateale evidenza l’entità dei rapporti che legano i boiardi di stato (una razza pericolosa) con il potere politico. A tale proposito occorre rispolverare le affermazioni di Mattei, secondo cui queste compagnie erano abituate a considerare i mercati di consumo come riserve di caccia per la loro politica monopolistica e predatoria. Elementi che fanno il paio con le considerazioni espresse dal ministro Pichetto Fratin in Commissione ambiente del Senato. Che hanno svelato la traiettoria dell’attuale governo in continuità con quello precedente: la Linea Adriatica unitamente a quella decisa a Sorrento (fare del Sud l’Hub del gas), consentirà all’Italia, grazie alla sua centralità nel Mediterraneo, di divenire un hub europeo del gas.
Tutte le scelte adottate – comprese quelle che richiamano l’insufficienza della rete infrastrutturale fino ad asserire che la dorsale Snam sarebbe sottodimensionata – per assicurare l’aumento di capacità di trasporto in grado di sopportare gli ulteriori quantitativi di gas naturale disponibili, mascherano i veri motivi di tali scelte, e cioè la permanenza delle energie fossili nell’orizzonte energetico del nostro Paese, compreso l’utilizzo dei contributi previsti dal Pnrr per la transizione energetica. E rendono palese che per essere indipendenti dal gas russo non sia necessario un nuovo gasdotto. Nascondono, soprattutto, il fatto che la realizzazione di tali impianti prevede l’abbattimento di un elevato numero di alberi, l’alterazione della biodiversità naturale, la compromissione di aree archeologiche e del paesaggio, l’aumento del rischio per la salute e la sicurezza dei cittadini, danni irreparabili alle attività economiche, come agricoltura e turismo: quindi l’impoverimento complessivo dei territori attraversati.
Tali istituzioni locali dovrebbero saper vigilare anche sui comportamenti dello Stato poiché esiste il rischio reale che la legalità diventi illegale: infatti quando il cittadino viola le leggi lo Stato lo bastona. Ma se è lo Stato a violare le proprie leggi? Quando esso non rispetta termini, vincoli, limiti, si incrina il rapporto di fiducia tra cittadino e stato: si chiama principio di affidamento. E, via via, emerge la disapprovazione che talvolta sfocia in rancore, se la slealtà istituzionale assume la postura che può essere definita sopraffazione. Per tali considerazioni sarebbe auspicabile che la cosa pubblica desse prova di voler recuperare il rapporto di fiducia con i cittadini. E dovrebbero cominciare a farlo tutti i gli Enti di garanzia, il Consorzio di comuni, i Comuni direttamente coinvolti in questo demenziale progetto, coalizzandosi per contrastarne le pericolose ricadute sul territorio in tutte le sedi. La politica, per essere democratica, non può rinunciare a svolgere il suo compito primario: difendere e tutelare i diritti dei cittadini, del territorio e del futuro delle nuove generazioni, come previsto anche dalle recenti modifiche dell’art. 9 della Costituzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA