Qualche giorno fa si è svolto a Roma, a Palazzo Giustiniani, l’incontro “Dalla Terra alla Luna” sul tema “Alex Langer, costruttore di ponti”. Quello del 6 giugno è stato il secondo dei tre dibattiti organizzati dal capogruppo di Avs al Senato, Giuseppe De Cristofaro, e ha fatto seguito al primo incontro su Enrico Berlinguer; in autunno ci sarà anche il terzo su Pietro Ingrao. Un trittico che ha suscitato interesse per la proiezione del dibattito svolto intorno a tre figure esemplari degli ultimi decenni del secolo scorso sul dibattito politico odierno. Rispetto al quale, il pensiero di Alex Langer riluce di una sua forza propria: basti pensare alla sua elaborazione politica intrecciata alla sua esperienza militante e istituzionale per la convivenza pacifica (mentre esplodevano i Balcani), per la conversione ecologica (mentre si addensavano i primi segni drammatici della crisi e dell’ingiustizia climatica) e il federalismo europeo (mentre si riaffacciavano minacciose le idee sovraniste, ad iniziare dai paesi ex sovietici): terreni di lotta politica su cui Alex è stato “costruttore di ponti” e “saltatore di muri”, com’è stato più volte definito in estrema ed efficacissima sintesi. Ed è a partire dalla sua figura − e dal suo lascito politico concreto − che avviamo su “Italia Libera” una riflessione a più voci, intrecciando punti di vista differenti che con Alex hanno avuto modo di confrontarsi nella temperie dell’attivismo, ragionando con onestà intellettuale sulle radici profonde e sul futuro possibile dell’alleanza tra Verdi e Sinistra a trent’anni dalla sua tragica scomparsa. Il primo intervento è di Corrado Carrubba, esponente del Movimento ecologista fondato da Massimo Scalia nella prima decade del nuovo secolo, fondatore anch’egli, con Alex Langer, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, delle Liste Verdi. — (igor stagliano)
◆ Il commento di CORRADO CARRUBBA
Dibattere della supposta egemonia culturale della sinistra sull’esperienza politica verde − che molti a ragione o a torto continuano a individuare come un limite dell’espandersi di una soggettività autonoma ecologista in politica, oppure, più crudamente, una sorta di Opa ostile, risalente nel tempo, del ceto politico di sinistra ormai orfano di case e poltrone sui deboli organizzativamente ma promettenti elettoralmente Verdi, era sterile ieri e lo è ancor più oggi. A mio avviso e più realisticamente, siamo davanti alla storia di un pensiero comune evolutosi nel tempo: non è quindi solo una «stanca litania» come ebbe a definirla nella primavera del 2021 Massimo Scalia (avviando la sua collaborazione editoriale a questa testata: questo il link) difendendo l’esperienza Verde, i suoi successi e la sue ancora presenti potenzialità. È un punto necessario di chiarezza storica anche in prospettiva di collocazione futura.
E quel che torna oggi all’attenzione non è quindi un caso, bensì un fatto politico per certi versi voluto: l’incontro sulla figura di Alex Langer ha fatto sèguito ad uno sulla figura di Enrico Berlinguer, ma soprattutto sarà seguìto da un terzo sulla figura di Pietro Ingrao; un trittico di padri nobili, un prodromo di Pantheon, che apertamente rimanda non solo a radici se non comuni di certo in parte intrecciate. E rimanda al desiderio e al tentativo di dare a quella che allo stato è solo una alleanza elettorale, Avs, un afflato di alleanza politica e programmatica. Che ciò sia nelle intenzioni dei vertici dei due alleati è ormai cosa nota, lo hanno detto in più occasioni Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e da ultimo il padrone di casa dei tre convegni romani, il senatore Giuseppe De Cristofaro, capogruppo di Avs al Senato delle Repubblica, il quale proprio in quella occasione ha apertamente affermato, e rivendicato, come la riflessione sulle tre figure sia parte di un percorso e di una ricerca comune alle due anime della nuova rappresentanza parlamentare, Alleanza Verdi e Sinistra.
Questo tema – cioè quanto vi sia e vi debba essere di esperienza della sinistra marxista, soprattutto quella del ’68 e dei successivi anni ’70, dal movimentismo alle esperienze organizzate della cosiddetta Nuova Sinistra, nella storia e nell’esperienza delle Liste Verdi prima, dei Verdi Arcobaleno poi, sino alla Federazione dei Verdi e di Europa Verde ora − è tema antico. Se ne è sempre parlato, si è banalizzato, si è demonizzato, si è teorizzato, si è strumentalizzato, ma il tema vi è sempre stato: lì, immobile, importante, inquietante, un convitato di pietra; come un nodo irrisolto che ha pesato, tanto o poco, ma ha pesato, sull’esperienza di uomini e donne che l’esperienza Verde hanno incarnato e sulla proposta politica ecologista da offrire ieri come oggi al Paese, Pertanto questo tema torna: sia perché ormai l’analisi ecologista è sempre più analisi, e quindi proposta sociale, di diritti, di equità e giustizia, di libertà, di pace, temi che definire non di sinistra è oggettivamente impossibile, sia perché inequivocabilmente la storia di questi decenni ha radicato la soggettività politica ecologista nel campo delle forze progressiste o di sinistra che dir si voglia, in Italia e in Europa.
È evidente − come è fuor di dubbio − che l’esperienza delle Liste Verdi prima e della Federazione dei Verdi dopo sia stata anche frutto ricco e originale di altri contributi e scuole di pensiero, dal liberalismo democratico, alle spinte oggi diremmo semplicemente civiche, alla tradizione radicale e libertaria, dal naturismo al pacifismo, alla non violenza, sino all’animalismo; ma ciò non toglie che la radici della nuova sinistra infine si sono dimostrate le più profonde, longeve e continuative nel medio e lungo periodo, come dimostrano le collocazioni politiche in precise coalizioni avute nei decenni e, a livello di storie personali aldilà di Langer, i nomi della gran parte degli uomini e delle donne che hanno rappresentato e incarnato la classe dirigente e di governo dei Verdi sin dalla nascita, attraverso gli anni difficili, sino ad oggi.