Alla conferenza sul clima, conclusa a Baku con un nulla di fatto, hanno partecipato 1773 “lobbisti fossili”. Fra di essi 22 italiani in rappresentanza di Eni, Snam e Italgas. Il Cane a Sei Zampe era presente con il Senior Vice President Marco Piredda e con il Direttore Public Affairs Lapo Pistelli nella veste di Chairman del Mediteranean Energy and Climate Organisation (Omec), un’associazione di categoria partecipata anche da Snam e da altre corporation fossili, che si presenta come «la voce dell’industria energetica nell’area del Mediterraneo». Per l’associazione No Profit, «la massiccia presenza a Baku dei lobbisti fossili è uno scandalo a cui bisogna porre fine, ‘liberando’ dalla loro presenza i negoziati per il clima»
ROMA, 16 NOVEMBRE 2024 (Red) — Alla Cop29, la Conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite a Baku, le vittime dei disastri ambientali, alluvioni e siccità, nei paesi più fragili soprattutto nel Sud del mondo, hanno ricevuto poche briciole dai paesi che aggravano un anno dopo l’altro le loro condizioni di vita. Un nulla di fatto che peserà sulle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone, frutto del lavoro dietro le quinte delle delegazioni dei vari paesi, in rappresentanza di vari − e spesso in contrasto − interessi legittimi che indirizzano le decisioni del summit annuale. Quest’anno, nella delegazione italiana, di lobbisti del comparto fossile sono stati 22 su un totale di 1773 “lobbisti fossili”.
Nel dettaglio, quelli italiani hanno fatto capo a Eni, la più importante multinazionale del nostro Paese, Italgas, Edison e Confindustria. Risulta aggregato alla delegazione italiana anche il direttore generale dell’azienda dell’Oil&Gas azero Socar, Azer Mammadov, a dimostrazione del forte legame con il Paese della regione del Caspio, da cui l’Italia importa la percentuale più alta di petrolio e gas combinati. Eni era presente con il Senior Vice President Marco Piredda e con il Direttore Public Affairs Lapo Pistelli nella veste di Chairman del Mediteranean Energy and Climate Organisation (Omec), un’associazione di categoria partecipata anche da Snam e da altre corporation fossili, che si presenta come «la voce dell’industria energetica nell’area del Mediterraneo». La società italiana che a Baku ha potuto contare sulla delegazione più folta è stata Italgas Reti, controllata da Cassa Depositi e Prestiti e partecipata da Snam: ben otto persone, incluso il ceo Paolo Gallo e il ceo di Italgas Reti, Pier Lorenzo Dell’Orco. A margine dei primi giorni di negoziato, Italgas ha siglato un accordo commerciale con l’azera Socar.
Nel comunicato stampa diffuso da ReCommon, si rileva come lo scorso anno i funzionari della Nazioni Unite avevano imposto una nuova regola che richiedeva ai partecipanti di rivelare in maniera esplicita le loro affiliazioni – in precedenza si poteva prendere parte alle Cop senza dichiararlo. Una regola apparentemente non tenuta in debita considerazione dai dirigenti di Snam. «Ancora una volta − scrive l’associazione no profit − la lobby fossile, con i campioni nazionali di Eni e Snam in prima fila, guarda alla Cop come un’occasione per fare affari e per promuovere le proprie false soluzioni alla crisi climatica, Carbon Capture and Storage, vale a dire la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della Co2 e idrogeno in primo luogo». «La loro massiccia presenza a Baku è uno scandalo a cui bisogna porre fine, ‘liberando’ dalla presenza di lobbisti fossili i negoziati per il clima» ha dichiarato Elena Gerebizza di ReCommon, tra le autrici del rapporto internazionali sui lobbisti fossili alla Cop29.