Se ne continuerà a parlare a lungo, e non bastono questi ottant’anni di ipotesi, ricostruzioni, scenari. Ma anche dubbi. È andata veramente come si racconta, la fucilazione di Mussolini? E perché fu uccisa anche Claretta Petacci, colpevole solo di aver amato il Duce? Chi comandò il plotone di esecuzione? Alle sei e mezza del mattino del 27 aprile 1945, nei pressi di Dongo, in provincia di Como, il convoglio tedesco con cui il capo del fascismo cercava di fuggire in Svizzera, travestito da soldato nazista, fu intercettato da un gruppo di partigiani comunisti della brigata Garibaldi, guidata da Pier Luigi Bellini delle Stelle “Pedro”. Il partigiano Giuseppe Negri riconobbe Mussolini sotto un pastrano nazista e l’elmetto sugli occhi, comunicò la scoperta al vicecommissario di brigata Urbano Lazzaro “Bill”, che lo arrestò. In queste poche righe, Vittorio Emiliani accende una luce sulle 16.10 del 28 aprile del 1945, una pagina ancora buia, per la quale gli storici non sono arrivati a una verità definitiva
◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
► Si è detto e scritto più volte che la fucilazione dei gerarchi di Salò e dello stesso Mussolini non era stata decisa da organismi statali. Non è vero. La Repubblica Sociale si era costituita in forma di Stato e quindi poteva venire sciolta in quella forma con la fucilazione dei suoi diretti promotori. Come avvenne dopo il processo di Verona.
Per Mussolini non ci fu processo temendo che gli americani volessero salvargli la vita. Mentre il Comitato di Liberazione Alta Italia ne aveva già deliberato la fucilazione immediata qualora fosse stato catturato durante la fuga. Tutto ciò era chiaro e noto ai comandanti partigiani. Me lo confermò Italo Pietra che poi per anni diresse Il Giorno dove lavorai.
Il plotone di esecuzione fu comandato dal Colonnello “Valerio” (al secolo Walter Audisio) a Giulino di Mezzegra ed era composto per metà di comandanti partigiani dell’Oltrepo Pavese, uno dei quali, Ernesto Gardella detto Gim , ha consegnato un memoriale all’Istituto Storico della Resistenza di Pavia consultabile però dopo parecchi anni e quindi ancora ignoto. Per tutte queste circostanze concorrenti la morte di Mussolini (e della Petacci che all’ultimo momento si gettò davanti al plotone di esecuzione) è tuttora avvolta nel mistero dopo tanti anni, anzi decenni. © RIPRODUZIONE RISERVATA