Sul nostro Paese incombono altre quattro procedure di infrazione in tema di collettamento, fognatura e depurazione. E riguardano complessivamente circa 800 Comuni. La Commissione europea, nelle sue conclusioni alla Corte di giustizia, evidenzia che sono già intervenute sei sentenze di condanna e che in Italia persiste da decenni una situazione generalizzata di inosservanza al dettato comunitario nel settore (la prima condanna è del 2012). Con ulteriori aggravanti: gli scarichi avvengono in aree sensibili per le quali esiste «la necessità di una tutela ambientale rafforzata»; il mancato riutilizzo delle acque reflue urbane non diminuisce l’inquinamento e non garantire la disponibilità di acqua per usi diversi (agricoltura, industria e verde pubblico) in un contesto di crescente scarsità idrica e cambiamenti climatici
◆ L’analisi di GIANFRANCO AMENDOLA, giurista
Il fatto più rilevante è che non è la prima condanna e non sarà l’ultima in quanto attualmente sono quattro le procedure di infrazione contro l’Italia in tema di collettamento, fognatura e depurazione e riguardano complessivamente circa 800 Comuni. E intanto abbiamo già pagato oltre 142 milioni di sanzioni che aumentano per ogni semestre di inadempienza. E abbiamo fatto ben poco visto che 623 Comuni sarebbero ancora inadempienti. Tanto è vero che la Commissione europea, nelle sue conclusioni alla Corte, evidenzia con chiarezza che sono già intervenute sei sentenze di condanna e che in Italia persiste da decenni una situazione generalizzata di inosservanza al dettato comunitario nel settore (la prima condanna è del 2012).
Più in particolare, come opportunamente evidenzia il rapporto Snpa (Sistema Nazionale Protezione Ambiente) del 2024, il riutilizzo delle acque reflue riduce lo stress idrico, preserva gli ecosistemi, costituisce un’alternativa più economica rispetto all’utilizzo di acqua potabile per scopi non potabili, e può consentire il recupero di energia. E, altrettanto opportunamente, precisa che le acque reflue depurate possono essere utilizzate per irrigazione agricola e di aree verdi, per usi industriali (raffreddamento, lavaggio e processi produttivi), ricarica delle falde acquifere e per usi civili. Tutti obiettivi che resteranno solo sulla carta se il nostro Paese continua a restare inadempiente svuotando le tasche dei contribuenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA