Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso

L’acquarello di VITTORIO EMILIANI

Françoise Hardy aveva compiuto ottant’anni a gennaio. Esordì a diciotto anni con un successo immediato; per lei hanno scritto testi e poesie Jacques Prévert e Manuel Vázquez Montalbán

La scomparsa di Françoise Hardy ormai ottuagenaria mi riporta alla mente la serata di tanti decenni fa quando all’Ariston di Voghera feci, da volontario, lo scudo protettivo per la giovanissima cantante francese. Françoise Hardy  stava avendo uno strepitoso successo fra i ragazzi di tutta Europa con la grazia della sua vocina ben educata con cui porgeva quella sua ballata sui giovani.

Era bello proteggere la Hardy perché sentivamo di proteggere un po’ le nostre speranze in una Europa, in un Mondo migliore, più accogliente, eccetera eccetera. Non andò proprio così e però all’epoca ci speravamo e agimmo in quella direzione. E si potrebbe dire tanto di più, ma condivido in pieno il titolo di “Repubblica”: “La voce dolce e sottile che incantò i Sessanta”. Non si poteva dire meglio. E Gino Castaldo, che lo argomenta, è stato e resta davvero il top in materia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.

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