Un’ultima chiamata per salvarci. Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), emanazione delle Nazioni Unite, ha presentato il suo atteso periodico rapporto. Un lavoro colossale, al quale hanno collaborato centinaia di scienziati per otto anni. Un rapporto che conferma l’emergenza come drammatica, ma non chiude le porte alla speranza di un’inversione di rotta. Antonio Guterres, il Segretario generale dell’Onu, definisce la situazione come “una bomba a orologeria climatica”, in cui il Rapporto dell’Ipcc potrebbe fare la parte di una guida alla sopravvivenza. Servono però azioni drastiche per ridurre le emissioni investendo in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio. In quest’ottica di emergenza, occorre anticipare i tempi: un primo step è da qui fino alla fine del 2025, quindi di appena tre anni, e questo vale naturalmente anche per l’Italia
Il commento di MASSIMO SCALIA
PIOVE SEMPRE ECC. Solo due settimane fa era uscito il severo monito delle Accademie delle Scienze ai governi del G7 in vista di Hiroshima, che, paffete, l’altro ieri, il 20 marzo, l’Ipcc fa uscire “AR 6 Synthesis Report” [leggi qui nota 1], ultima tranche del Sixth Assessment Report (AR6), un colossale lavoro che ha richiesto otto anni e impegnato centinaia di scienziati. E il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha addirittura lanciato con un video messaggio la conferenza stampa di presentazione del Rapporto. “The Guardian”, tomo tomo cacchio cacchio come diceva Totò, aveva addirittura fatto lo scoop di annunciarlo e commentarlo il giorno prima [leggi qui nota 2].
Il continuo aumento, ogni anno, delle emissioni antropogeniche di Co2 non viene bilanciato dalla capacità di assorbimento dei cosiddetti “pozzi del carbonio” (foreste, oceani e primo strato del suolo fertile), e questo sbilanciamento a favore della Co2 comporta un incremento della temperatura: il mondo si riscalda in risposta all’accumulo di anidride carbonica e altri gas serra nell’atmosfera. Già oggi siamo di circa 1,1 °C sopra i livelli preindustriali, e sembra impossibile poter rispettare quel rimanere entro +1,5 °C richiesto dall’Accordo di Parigi (concordato nel dicembre 2015 e ratificato da oltre 190 governi nel 2016).
Nemo propheta in patria, però val la pena rilevare che quel “2025, linea del Piave climatica” [leggi qui nota 3] ha avuto il 20 marzo scorso la conferma scientifica dal ponderoso studio dell’Ipcc e la benedizione del Segretario delle Nazioni Unite. Dovrebbe essere chiaro anche ai componenti del Governo italiano, Salvini a parte, che questa è l’ultima chiamata dell’Ipcc prima del 2030. E che i necessari interventi conseguenti alle indicazioni del Rapporto di Sintesi vanno attuati col massimo impegno e correndo. I tre anni da qui alla fine del 2025 dovranno essere anni di un forte impegno realizzativo “in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio”, una sfida alla portata del Paese, delle sue capacità economico-industriali. Del sistema Paese. Tre anni fondamentali per realizzare anche più di quel 40% degli obiettivi energia-clima 2030 raccomandato da Next Generation Eu.
Insomma, la premier lasci Salvini a daddoleggiare col “Ponte sullo Stretto” e spinga il suo Governo sugli impegni veri, per fronteggiare una situazione tremenda per cui “non c’è più tempo”. E magari, lasci a fare compagnia a Salvini, poverello, il Mascellone dell’Eni, tutto unto di Oil&Gas, con i suoi vergognosi 15 GW di rinnovabili al 2030! È della tempra di uomini simili che il Paese, e il suo futuro, non hanno assolutamente bisogno. © RIPRODUZIONE RISERVATA