Manifestazione antinucleare a Bruxelles; nel riquadro, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea

La spaccatura sulla tassonomia verde aperta anche a gas e nucleare, e il conseguente scontro politico nelle prossime settimane che animerà il Parlamento Ue, è anche frutto della posizione assunta dal governo italiano. Un ciondolante ministro che si dovrebbe occupare di Transizione ecologica non ha fatto altro da mesi che straparlare di nucleare (generazione III+, IV generazione, “piccolo e sicuro”, “fusione come nelle stelle”). Una “distrazione di massa” perché nulla si tocchi degli asset dell’Eni, idrocarburi ora e sempre. La mascella ducesca di Descalzi si è solo ammorbidita in “Plenitude”, il nome scelto dall’Eni per sponsorizzare il festival di Sanremo. Al greenwashing non c’è più limite, come anche alla vergogna


L’articolo di MASSIMO SCALIA, fisico matematico

CERTO, SCHILLER NON era Goethe e l’opera di Verdi ispirata al romanzo di Schiller è poco rappresentata, da parecchio tempo, anche perché forse non è tra le migliori. Ma la cupa azione dei masnadieri e i loro delitti, al di là della coloritura rivoluzionaria di cui Schiller volle investire il capo banda, Karl, restano anche ai nostri giorni a designare il mal fare organizzato di un gruppo di mascalzoni. E che ci viene a significare, direbbe Montalbano, ‘stu Schiller con lo scontro per il nucleare e il gas nella tassonomia “verde”? Mettiamo da parte per un momento la vicenda europea, perché il riflesso che avrà la spaccatura nella Commissione Ue su un tema così rilevantemente politico, e il conseguente scontro che nelle prossime settimane animerà il Parlamento Ue, si collocano, oltre tutto, in un intricato complesso di relazioni internazionali sulle quali soffia per di più un vento di guerra, non solo fredda.

«È davvero inammissibile che Eni sfrutti il palcoscenico di Sanremo e soprattutto l’audience del Festival per una delle più eclatanti operazioni di greenwashing». Così in una nota l’eurodeputata dei Verdi, Eleonora Evi co-portavoce assieme ad Angelo Bonelli di Europa Verde [credit Ansa]
Guardando alle cose in modo provinciale, limitandoci insomma a quel che succede nel nostro Paese, alcuni aspetti sono ben chiari, non dipendono drasticamente dal contesto internazionale e vanno declinati con caratteri bronzei. È giusto tenere anche da noi accoppiati i due NO netti a nucleare e gas, come nelle risoluzioni che si stanno presentando in vari Comuni e Regioni d’Italia, perché sempre Europa siamo e perché un ciondolante ministro che si dovrebbe occupare di Transizione ecologica non ha fatto altro da mesi che straparlare di nucleare – generazione III+, IV generazione, “piccolo e sicuro”, “fusione come nelle stelle”. E a poco è valso denunciare N volte, con N molto elevato, il carattere fumogeno delle sue esternazioni, una “distrazione di massa” perché nulla si tocchi degli asset dell’Eni, idrocarburi ora e sempre, fino all’accordo a favore di nucleare e gas coi sindacati “gialli” dell’energia. A poco? Beh, la mascella ducesca di Descalzi si è ammorbidita in “Plenitude”, il nuovo nome scelto dall’Eni per sponsorizzare il festival di Sanremo. Al greenwashing non c’è più limite, come anche alla vergogna. Ma, magrissima consolazione, hanno dovuto addirittura coprire il nome Eni, come fece il “braghettaro” dei nudi michelangioleschi della Cappella Sistina.
In alto, il ceo dell’Eni Claudio Descalzi; in basso, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: da mesi fa bla bla sul nucleare pulito come arma di distrazione di massa 

Il Mascellone non si muove però da solo. Ha costituito la sua masnada, ammettendo anche i meno dotati, i ciondolanti, per esercitarsi in delitti e ruberie della salute e del futuro degli italiani. Se fa della vergogna la sua roccaforte — riduzione del 25% delle emissioni Ghg (Gas ad effetto serra) al 2030, ridicolizzato il suo impegno sulle rinnovabili dalle concorrenti europee Total e BP — si rafforza associando nella masnada Oil&Gas un suo pari, Tavares, il ceo di Stellantis. Che impreca contro l’auto elettrica: «L’elettrificazione è una tecnologia scelta dai politici, non dall’industria. Perché c’erano modi più economici e veloci di ridurre le emissioni», confermando il ritardo storico della Fiat, mentre dall’alto l’Avvocato e il suo valletto sorridono compiaciuti.

Insomma, non facciamoci distrarre qui dai noi dal nucleare, ne abbiamo parlato anche troppo [leggi qui] e nei suoi confronti vale l’atteggiamento del cavaliere nero della storiella. L’oscuro signore di Mordor è il Mascellone, cui Draghi e e il ministro Franco delegano una politica energetica che comprometterà l’assegnazione all’Italia di altre tranche del Recovery fund. E, peggio, il Green new deal di cui abbiamo bisogno. Certo, che poi se il clima diventa quello di una sostanziale scissione della Ue e predomina il “tutti a casa”, se ne vanno a casa i criteri rigorosi di Next Generation Eu, con soddisfazione dell’altra masnada, più grossa, capeggiata da Macron. Con furbizia — che diremmo italiana — il presidente francese insiste per traferire sul bilancio Ue il fallimento di Areva, l’industria nucleare di Stato, i costi del decommissioning del surdimensionato parco nucleo-elettrico, un incubo, e quelli della force de frappe, l’atomica nazionale, che mai è stata programma europeo. E se l’Europa si spacca, je m’en fiche, tanto non è la prima volta che la Francia fa un pesante sgambetto al costituirsi di un’Europa politica.

Viene da mutuare da un altro mascellone un: “dio stramaledica lo sciovinismo francese”, che, vagheggiando un “impero”, fatto della sopravvivenza nel Nord Africa di un vecchio tic coloniale, è pronto a mandare a carte quarantotto il Green new deal e il ruolo, enorme, che la Ue potrebbe svolgere. Proprio nell’area Mena (Mediterraneo-Nord Africa), con grandi progetti che darebbero acqua, elettricità, cibo e salute nelle regioni sahariane e sub sahariane, invece di un caccoloso “impero”. Neocoloniale.

Ma i masnadieri non avranno vita facile. Nessuna speranza che si ravvedano, come il Karl di Schiller, che sceglie il patibolo della giustizia, o che recedano, sia qui che nella Ue. Bisognerà provare a batterli sul campo. Durissima, ma se no che ci stiamo a fare? © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente. Primo firmatario, con Alex Langer, dell’appello (1984) per Liste Verdi nazionali. Alla Camera per i Verdi (1987-2001) ha portato a compimento la chiusura del nucleare, le leggi su rinnovabili e risparmio energetico, la legge sul bando dell’amianto. Presidente delle due prime Commissioni d’inchiesta sui rifiuti (“Ecomafie”): traffici illeciti nazionali e internazionali; waste connection (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); gestione delle scorie nucleari. Tra gli ispiratori della Green Economy, è stato a fianco della ribellione di Scanzano (2003) e consulente scientifico nelle azioni contro la centrale di Porto Tolle e il carbone dell’Enel (2011-14). Co-presidente del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco (2005-14). Tra i padri dell’ambientalismo scientifico, suo un modello teorico di “stato stazionario globale” (2020) (https://www.researchgate.net/profile/Massimo-Scalia)

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