Quarantacinque milioni di finanziamento per la rete idrica agrigentina sono stati persi da una burocrazia amministrativa inefficiente. Il progetto fu finanziato nel 2021 quando Franco Miccichè era già sindaco e quando il governatore della Sicilia era Nello Musumeci, attuale ministro della Protezione civile. Denaro disponibile e somme concesse ad Aica, l’Azienda idrica dei comuni agrigentini, gara d’appalto svolta, lavori aggiudicati ma mai avviati. Ora si prova a mettere una toppa ad un buco gigantesco, riesumando il dissalatore fantasma di Porto Empedocle, abbandonato da anni e vandalizzato. E il sindaco minaccia di rinunciare al titolo di “Città della Cultura 2025” se la crisi idrica non troverà una soluzione


◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente Movimento per la Sostenibilità

Qui e sotto il titolo, le manifestazioni di questa estate contro la crisi idrica nell’agrigentino

Sembrerebbe un paradosso, ma ciò che è accaduto nella città di Agrigento in merito alla atavica questione “acqua” (che i soliti noti hanno utilizzato per tenere sotto scacco la città) è paradigmatico di un luogo emarginato. Ciò che è accaduto parla con le recenti proteste ed è, con tutta evidenza, un caso di scuola di contrasto al controllo politico sul territorio. Tant’è che il clima emerso sembra aver prodotto un flusso di opinione dei cittadini, che finalmente si sono mobilitati per affermare i propri diritti. 

In una città nella quale i rubinetti sono a secco e l’acqua si è persa per strada, da 15 anni la nuova rete idrica di Agrigento è ostaggio della burocrazia. Perfino il primo cittadino ha dovuto affermare di essere pronto a rinunciare al titolo di “Capitale della cultura 2025” se la crisi idrica non avesse trovato una soluzione. Ha pure scritto che «stiamo mettendo in atto tutte le misure necessarie per fronteggiare la crisi». Ma osservare i turisti arrivati ad Agrigento che scattano foto alla fontana di Bonamorone, dove le persone fanno la fila per riempire taniche d’acqua (in uno dei pochi abbeveratoi rimasti attivi) risulta non solo uno spettacolo insopportabile ma azzera tutti gli sforzi per promuovere la città.

Agrigento, estate 2024: in fila alla fontana di Bonamorone con le taniche da portare a casa

Mentre in tutta Italia l’acqua corrente esiste dappertutto, tenendo fede al diritto dell’uomo di potersi dissetare, nel Sud del Sud − e cioè ad Agrigento − quello che per gli altri è normalità diventa un’utopia. Il razionamento idrico comporta intervalli di erogazione idrica anche di 15/20 giorni, con conseguenti gravi danni dal punto di vista igienico-sanitario e potenziali rischi di squilibrio dell’ordine pubblico…

Quel che accade è ancora più grave perché il 2024 è l’anno – come detto – che precede quello in cui Agrigento avrà il titolo di “Capitale italiana della cultura”. Esso è diventato, invece, diventato l’annus horribilis per il turismo, con i proprietari di B&B e hotel che devono far fronte con bidoni e cisterne alla crisi idrica, al fine di garantire l’acqua ai numerosi turisti. Tuttavia, se non riescono a garantire una doccia, come è già accaduto, i gestori sono costretti ad annullare la prenotazione, spiegando che non sanno più cosa può accadere, in un’estate in cui i territori che vivono prevalentemente di turismo e agricoltura hanno ricevuto la mannaia più grande sulle loro teste.

Per intanto occorre approfondire le cause della perdita del finanziamento di 45 milioni relativi al progetto della rete idrica agrigentina e perché l’operazione non sia andata a buon fine. Il progetto da 45 milioni della rete idrica agrigentina venne finanziato alla fine del 2021 quando Franco Miccichè era già sindaco e quando il governatore della Sicilia era Nello Musumeci. Ma occorre precisare che allorché Micciché diventa sindaco il danno era già stato fatto. Infatti, al fine di ricercare le responsabilità, risulta ricordare che, nonostante  il denaro fosse disponibile e le somme già concesse ad Aica (Azienda idrica dei comuni agrigentini), che avrebbe potuto espletare per tempo, è più che probabile che qualche pasticcio sia stato commesso, giacché dalle evidenze risulterebbe che la gara d’appalto sia stata eseguita e che una ditta ne sia risultata aggiudicataria.

Il dissalatore di Porto Empedocle abbandonato a se stesso e vandalizzato

Tuttavia, il progetto finanziato con il Fondo sociale europeo conteneva  delle scadenze non rispettate, anzi i lavori non sono neanche cominciati. Al riguardo, il primo cittadino ha espresso il proprio disappunto e alle manifestazioni di interesse abbiano fatto seguito azioni concrete. Sembrerebbe infatti che ciò stia avvenendo con l’accordo (6 miliardi di euro per la Sicilia) siglato tra il Presidente della Regione Renato Schifani e il ministro Raffaele Fitto, nel quale sarebbe inserita una cospicua somma per la realizzazione della rete idrica. E, a discolpa degli errori commessi, oggi si sostiene che il progetto sarà realizzato comunque mediante le opportunità offerte dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Si tratta dello strumento di finanziamento e attuazione delle politiche di riduzione degli squilibri economici e sociali. E, a quanto pare, la burocrazia e una certa politica hanno adesso deciso di correre ai ripari (mettendo delle pezze ad un buco enorme) con la scelta di riesumare il dissalatore fantasma di Porto Empedocle. Abbandonato da anni e vandalizzato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È presidente di Confimpresa Euromed, amministratore delegato Confidi per l’impresa e direttore generale Cofidi Scrl. Imprenditore agrigentino, si batte da anni contro il rigassificatore di Porto Empedocle (sua città natale), che definisce un “progetto folle”, a pochi passi dalla Valle dei Templi, a ridosso della casa di Luigi Pirandello in contrada Kaos.

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