◆ L’opinione di FABIO BALOCCO
► Un governo inguardabile, un ministro che svilisce – come ormai da tempo immemorabile – il ruolo che ricopre. Parlo in particolare di quel Francesco Lollobrigida, ministro in virtù di rapporto di parentela, che ricorda tanto il primo governo Berlusconi, in cui il premier diede un ministero a un vicino di casa, non sapendo a chi darlo. Questo Lollobrigida che si fa vanto di tutelare gli agricoltori, che sembra non accorgersi che sono scesi in piazza con i trattori. O che si fa vanto di lanciare la pasta nello spazio (“vuol lanciare la pasta italiana nell’iperuranio” Matteo Renzi) per promuovere la candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco, quasi che non avessimo già abbastanza riconoscimenti, e ben sapendo che quelli sul territorio sono ormai riconosciuti anche nocivi perché non tutelano nulla.
Ma lasciamo perdere questa penosa questione, e torniamo a Lollobrigida, che coglie l’occasione – partendo dalle presunte conquiste del suo governo – per lanciare strali contro i giornalisti di sinistra che sarebbero lontani dal letame e brinderebbero a champagne nei loro salotti. Lasciamo perdere altresì per carità cristiana il tipo di giornalismo che ha sempre fatto e continua a fare la destra nelle reti Mediaset (de minimis non curat praetor), e cogliamo invece l’occasione per dire due parole sul giornalismo di sinistra. Anni fa ebbi un colloquio in Rai per parlare del tema dei porti turistici che privatizzano il mare, voluti essenzialmente dalla sinistra, nella persona del fu ministro Burlando. Ne avevo curato un libro per “Altreconomia”, a tutt’oggi l’unico saggio che parli di questo disastro a favor di privati. Tanti complimenti, se ne doveva parlare in “Ambiente Italia”. Non fui più contattato. È solo un esempio dei tanti che potrei fare del giornalismo di sinistra che è da sempre legato al carro del padrone. Quindi, ancora una volta Lollobrigida sbaglia bersaglio.
Ben sapendo lui, che non vive sulla Luna, che i No Tav si battono contro la più grande e inutile opera pubblica, da sempre sostenuta proprio dai giornaloni di sinistra. E gli esempi potrebbero continuare all’infinito su un giornalismo che un tempo definivamo “servo del potere”. Un giornalismo che non deve disturbare il manovratore (Fazio docet) o che è figlio di una ben chiara ideologia (Annunziata, Berlinguer). Poi, è altrettanto chiaro, ci sono le eccezioni, come Angelo Guglielmi o Enzo Biagi. Rara avis, in un panorama in cui la libertà di informazione, l’informazione oggettiva è un’utopia. © RIPRODUZIONE RISERVATA