Chi ha a cuore la costruzione di un campo democratico, sa che la sinistra va ricostruita daccapo. Articolandone la presenza nei gangli vitali della società: sul lavoro che manca e la disuguaglianza che cresce, sui diritti sociali sviliti e la cittadinanza mortificata, sulla crisi climatica che non molla e la direzione di marcia che non cambia. E il prato verde per un maturo movimento ecologista (ecosocialista?) si allarga davvero. Verso i tanti disillusi e i tantissimi fiduciosi di luoghi più accoglienti e salutari. Di cos’altro ci parlano ogni venerdì i ragazzi di Friday For Future se non di questo?
L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ
Stabilito chi doveva caricarsi la croce del Nazareno (a Roma, non a Gerusalemme), si deposita la polvere di acari alzata dall’unanimità per Letta. Le dinamiche che soffocano il Pd dalla nascita sono sempre lì, in servizio permanente effettivo. Con l’unica novità nel copione odierno: due-donne-due, cooptate dai rispettivi capicorrente a guidare la nave dem nei marosi del Parlamento. Carica octroyé da Marcucci alla Malpezzi per il Senato, da Delrio alla Serracchiani per la Camera. L’una e l’altra cresciute all’ombra del mercante di Riyadh (e della sua “scatola nera”, il Luca Lotti della scuola Verdini e dello scandalo Palamara, “autosospeso” dal partito ma con le mani sempre in pasta). Mai espressa una sola parola per distinguersi, da nessuna delle due. Nei giorni gloriosi o in quelli dell’infamia del Rignanese.
Chi ha a cuore la costruzione di un campo democratico sa che la sinistra va ricostruita daccapo. Articolandone la presenza nei gangli vitali della società: sul lavoro che manca e la disuguaglianza che cresce, sui diritti sociali sviliti e la cittadinanza mortificata, sulla crisi climatica che non molla e la direzione di marcia che non cambia. Il primo a saperlo è Enrico Letta: da ex Dc colto e avveduto, è libero − almeno − dall’egemonismo soffocante di tanti ex comunisti. Se saprà, poi, rifuggire anche le logiche esclusive del marketing e del packaging della comunicazione politica lo vedremo molto presto. Allo scadere della tregua pandemica sui nodi più spinosi.
E qui il prato verde per un maturo movimento ecologista (ecosocialista?) si allarga per davvero. Verso i tanti disillusi e i tantissimi fiduciosi di luoghi più accoglienti e salutari. Di cos’altro ci parlano ogni venerdì i ragazzi di Friday For Future? Ripiegati su noi stessi cancelliamo dalla vista persino i rapporti più macroscopici tra letalità del virus e inquinamento atmosferico, visibile a occhio nudo solo sovrapponendo le mappe delle vittime alle mappe dello smog.
Di cos’altro ci parlano i sedicenni oggi se non dei guasti profondi generati dai settantenni ieri? Il salto di specie − lo spillover del Coronavirus − è figlio di deforestazione selvaggia e bulimia sviluppista. Abbagliati dal vaccino-libera-tutti, ce ne siamo già dimenticati. È di questo, alla fin fine, che si parla nel dossier cui dedichiamo la copertina del magazine che potete scaricare gratis qui a fianco. ♦ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto: sotto il titolo, notturno Chigiano [credit Ansa]; in alto, manifestazione sul global warming a Milano; in basso, le ragazze di Friday For Future a Roma