Il 18 dicembre la Commissione europea ha respinto il Pniec, il piano messo a punto dal governo sulla transizione energetica da perseguire entro il 2030. Da qui ad aprile a Roma dovranno essere ridefiniti gli obiettivi nazionali da perseguire entro la fine del decennio sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di Co2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile. All’Italia Bruxelles rimprovera il peso eccessivo dato all’utilizzo futuro dei gas climalteranti nelle sue varie forme, in particolare il gas naturale liquefatto. Ma Snam ed Eni non demordono e sgomitano per accaparrarsi i fondi RePowerEu
◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente Movimento per la sostenibilità
► L’avvicinarsi della fine dell’anno invita ad una comune riflessione tra coloro che sono preoccupati e i negazionisti del riscaldamento climatico. Quale sia il senso di queste due posizioni e cosa ci dicono i guasti di un una stagione come quella che stiamo vivendo, percorsa da un senso di fine imminente e di sfiducia su un nuovo inizio? Ciò che accade solleva una complessa questione tra chi è preoccupato ma anche tra chi dovrebbe sentirsi interpellato dalla serietà dell’attuale tempo. È proprio dalla gravità delle parole che circolano che bisogna partire, per evitare che le parole che hanno un senso lo perdano, o per evitare che si mescolino con le fake news consumandosi in un vortice di equivoci. Perché si tratta di eventi straordinari che coinvolgono un numero sterminato di donne, uomini e bambini: che attesta una forza inaudita di un mondo preda della violenza della natura (che si difende dalle umane pratiche predatorie) ma offre qualcosa di nuovo: una formidabile occasione per affrontare le sfide di un mondo che cambia a ritmi accelerati. Affinché il mondo si adatti sempre più alle richieste di sostenibilità.
Significativa novità riguarda, in questo processo, la Farm to Fork che definisce un percorso di transizione finalizzato a stimolare un consumo alimentare sostenibile, sano e a prezzi accessibili per tutti, attraverso la riduzione degli sprechi alimentari, il supporto degli strumenti digitali e la disponibilità di maggiori informazioni sulla provenienza, il valore nutritivo e l’impronta ambientale degli alimenti. D’altronde, la sonora bocciatura del 18 dicembre del Piano Nazionale integrato per l’Energia e il Clima da parte dell’Ue è un segnale dirompente, posto che il Pniec è un documento significativo di garanzia con cui il Paese conferma l’impegno sul clima e per la sicurezza energetica. Esso stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di Co2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per per l’Italia le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.
In definitiva dopo l’impazzimento delle bollette degli ultimi due anni, il buon senso e le buone prassi avrebbero dovuto consigliare la redazione di un moderno, coraggioso piano, con obiettivi ambiziosi ma a portata di mano per l’Italia, per combattere l’emergenza climatica e per rendere velocemente indipendente il Paese attraverso l’uso delle energie rinnovabili. Così come ha fatto la Germania che si è posta come obiettivo la decarbonizzazione del sistema elettrico entro il 2035. Il nostro Pniec conferma, viceversa, l’idea dell’Italia come hub del gas e luogo di produzione dei carburanti per i motori endotermici. Risulta davvero preoccupante che l’Italia insista sul gas, mentre avrebbe dovuto e dovrebbe impegnarsi per approfondire i progetti sul corretto e tempestivo utilizzo del RePowerEu, giacché il capitolo RePowerEu del Pnrr va presentato alla Commissione Ue entro il 30 aprile.