◆ La recensione di GIULIA FAZIO
► In questo arso agosto andare al cinema si rivela un’impresa ardua anche per gli spettatori più assidui, ma, grazie a piattaforme quali Mubi, è possibile recuperare piccole perle nascoste del cinema indipendente che possono accompagnare le serate estive, magari con una birra ghiacciata e una tiepida brezza che filtra timida dalla finestra. Gasoline Rainbow, una distribuzione Mubi, è diretto dai fratelli Bill Ross IV e Turner Ross, documentaristi e registi di un certo tipo di cinema indipendente americano che ancora sopravvive e si barcamena nel mare del mainstream di più alto budget. L’opera è stata presentata alla Biennale di Venezia e al South by Southwest – festival che ha assunto una rilevanza crescente nella presentazione di opere legate al cinema indipendente americano, e che si svolge ogni anno ad Austin in Texas.
Sul finire del liceo, un gruppo di amici si avventura dal piccolo paese della provincia dell’Oregon in un viaggio on the road alla volta della costa del Pacifico. L’intera vicenda viene rappresentata sia nella messa in scena, sia nel contenuto narrativo, come una traiettoria disordinata e istintiva. Le immagini che si susseguono raccontano la fuga, il desiderio di scoperta e il puro vagabondaggio di adolescenti alla prima avventura: attraversano i paesaggi desolati del panorama americano ascoltando musica, cantando e scherzando su un van. Erede di altre storie di ricerca sfrenata di libertà come il film manifesto Easy Rider (1969) e il capolavoro della Beat Generation On the Road di Jack Kerouac.
Ogni generazione sente il bisogno di valicare i confini del luogo di origine per allontanarsi da ciò che si conosce da sempre e che finisce per starci stretto, ma anche per imporci la scoperta di noi stessi tramite il confronto con gli altri. Nonostante delle pecche legate al montaggio, a volte le scene sembrano ripetersi e le conversazioni dilungarsi più del necessario, i fratelli Ross tinteggiano la generazione Z in tutte le sfaccettature: delineandone paure, desideri, passioni e ansie, comuni a tutte le generazioni, ma ciascuna con un proprio modo di raccontarle.