Un record nazionale che avremmo fatto volentieri a meno di raggiungere. Adesso piove, e qualche volta nevica, ma tra pochi mesi si riaffaccerà drammatica la siccità. La politica climatica dell’Italia resta ancora in mano al ceo dell’Eni Descalzi?
Il corsivo di MASSIMO SCALIA
CHE COSA SI ASPETTA per una risoluta e determinante politica economico-industriale che faccia fronte al global warming, che sta infierendo più duramente sull’Italia che in altri Paesi? Infatti, mentre l’incremento globale medio della temperatura al suolo è stato nel 2022 – il quarto anno più caldo di sempre – pari a + 1,2 °C rispetto al periodo preindustriale, in Italia è stato di più 1,3 °C rispetto a trent’anni fa, il che vuol dire +2,2 °C rapportato al periodo preindustriale (https://www.climalteranti.it/2023/01/06/il-2022-anno-di-caldo-record-in-italia-e-il-quarto-sesto-piu-caldo-nel-mondo/). Lasciar fare la politica energetica al Mascellone a colpi di “Plenitude” comporta questi risultati. Pensare che non dipendere da gas e petrolio sia solo una questione per le forniture dalla Russia è un errore mortale per il Paese, che protrae indefinitamente la questione del caro-bollette a danno di famiglie e imprese. Adesso piove, e qualche volta nevica, ma tra pochi mesi si riaffaccerà drammatica la siccità. La “sovranità energetica nazionale” sta pensando a qualcosa di diverso e risolutivo o lascerà ancora tutto in mano al Ceo dell’Eni, Claudio Descalzi? © RIPRODUZIONE RISERVATA