La prima pagina del Daily News del 22 aprile 1972 (credit GettyImages); sotto il titolo, credit Unhcr, foto di Tiksa-Negeri

L’emergenza climatica ha un impatto devastante in tutto il pianeta ma a pagare il prezzo maggiore sono soprattutto le persone vulnerabili, tra i quali i rifugiati e gli sfollati, che vivono in zone di conflitto e in Paesi fragili… È paradossale e ingiusto, ma i meno responsabili del riscaldamento globale sono i più colpiti dagli effetti catastrofici dell’emergenza climatica. Sono loro che pagano oggi il prezzo più alto. Solo negli ultimi 18 mesi, eventi meteorologici estremi hanno obbligato 23 milioni di persone ad abbandonare la loro terra. A livello globale, lnel 2021 circa 193 milioni di persone si trovavano in condizioni di grave insicurezza alimentare e necessitavano di assistenza urgente — un numero mai registrato prima — in 53 Paesi, con un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto al picco precedente raggiunto nel 2020


L’articolo di MASSIMO SCALIA

DOPO SETTIMANE DI mobilitazione, che coinvolsero moltitudini di cittadini negli Usa, in duecentomila sfilarono a New York il 22 aprile 1970 nella prima grande manifestazione ambientalista, scelta poi come giornata mondiale della Terra. Non casualmente la ratifica dell’Accordo di Parigi da parte di oltre190 governi — quello per contenere l’aumento della temperatura media sulla terra entro 1,5°C — è avvenuta il 22 aprile 2016. Lo slogan scelto nella manifestazione di Manhattan era “Spaceship Earth”, la terra navicella spaziale, cioè il titolo di un saggio uscito pochi anni prima (1966), nel quale Kenneth Boulding proponeva per la prima volta un nuovo modello di economia e di società, in contrasto con quello dominante dell’“Economia del cowboy” e i rischi evidenti che essa comportava. E si fissavano, con apprezzabile sintesi, i criteri fondanti l’economia circolare. Una critica, quella al feticcio della crescita, al totem del Pil, che risuonò nel discorso di Robert Kennedy, all’università del Kansas durante la sua campagna per le elezioni presidenziali del 1968, che ancora oggi inumidisce il ciglio. Già. Ma nel fastidioso dilagare dell’ormai onnipresente mantra, buono per tutti i bla bla, Boulding ha fatto la fine di Carneade, anche tra gli ambientalisti, mentre l’economia circolare ha da tempo indossato anche i panni accademici. Un bla bla che glorifica ancora una volta l’osservazione di Goethe: «quando mancano i concetti nascono le parole». 

E la “navicella spaziale” come sta, oltre cinquant’anni dopo? Ne parliamo ogni giorno da questa piccola tribuna online, sottolineando le azioni da intraprendere, i progressi che pur ci sono anche se nel continuo rischio di annegare nel bla bla dell’inazione, nella stupidità umana che i governi sembrano rappresentare al meglio nello spazio assurdo che ancora viene incentivato al potere devastante dei fossili, l’ultimo G7 di Sapporo docet.

Forse sarà il caso di vedere le cose anche da un altro punto di vista, come suggerisce l’Unhcr (l’Agenzia Onu per i rifugiati) che ha lanciato la campagna della crisi climatica come emergenza umanitaria (https://www.unhcr.org/it/notizie-storie/comunicati-stampa/la-crisi-climatica-e-unemergenza-umanitaria/). «Il mondo sta cambiando. L’emergenza climatica mette a rischio il futuro del nostro pianeta, il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti e delle prossime generazioni. Negli occhi dei rifugiati e degli sfollati già vediamo le catastrofiche conseguenze che l’emergenza climatica sta causando nelle loro vite… Il suo impatto è devastante in tutto il pianeta ma a pagare il prezzo maggiore sono soprattutto le persone vulnerabili, tra i quali i rifugiati e gli sfollati, che vivono in zone di conflitto e in Paesi fragili… È paradossale e ingiusto, ma i meno responsabili del riscaldamento globale sono i più colpiti dagli effetti catastrofici dell’emergenza climatica. Sono loro che pagano oggi il prezzo più alto. Solo negli ultimi 18 mesi, eventi meteorologici estremi hanno obbligato 23 milioni di persone ad abbandonare la loro terra. Per loro l’accesso all’acqua pulita, al cibo, alla terra e a condizioni di vita dignitose è sempre più difficile. … Il cambiamento climatico è un moltiplicatore di altri fattori di rischio, fra cui in primis l’insicurezza alimentare… Il cibo diventa sempre più inaccessibile per via della scarsità di acqua e dei terreni produttivi e del conseguente impatto sui raccolti e sulla produzione alimentare. I prezzi dei beni alimentari tendono ad aumentare, rendendo estremamente difficile l’accesso al cibo per molte comunità impoverite o sfollate. A livello globale, nel 2021 circa 193 milioni di persone si trovavano in condizioni di grave insicurezza alimentare e necessitavano di assistenza urgente — un numero mai registrato prima — in 53 Paesi, con un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto al picco precedente raggiunto nel 2020».

Una famiglia di contadini del Corno d’Africa aiuta a far rialzare una mucca piegata dalla siccità e dalla mancanza di cibo nel distretto di Adadle, Biyolow Kebele, in Somalia

Per fare solo un paio di esempi, il Corno d’Africa — la regione africana che include Somalia, Etiopia, Kenia — sta vivendo la peggiore siccità da quattro decenni a questa parte. 23 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia sono in condizioni di grave insicurezza alimentareIn Afghanistan, altro Paese colpito da una grave siccità, quasi 19 milioni di persone vivono in una condizione di insicurezza alimentare. Guuray Abdi ha 68 anni e per 30 lunghi anni è riuscita a sopravvivere al conflitto in corso in Somalia. Ha affrontato la morte di diversi membri della sua famiglia, ma non è riuscita a trovare il modo di far fronte alla siccità. Quando la siccità ha portato via l’ultimo dei suoi raccolti e ucciso tutto il bestiame, non ha avuto altra sceltaCosì lo scorso agosto è fuggita in Kenya con suo figlio Omar, ancora fortemente traumatizzato per essere stato picchiato, arrestato e detenuto dalle milizie armate mentre raccoglieva legna e carbone. «La siccità è peggio del conflitto in corso in Somalia, ha reso la vita ancora più difficile. Immagina di non essere in grado di nutrire i tuoi figli e mandarli a dormire con lo stomaco vuoto». 

Oltre il 70% dei rifugiati e degli sfollati del mondo proviene dai Paesi più vulnerabili al clima, tra cui Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen. La maggior parte degli sfollati a causa degli impatti climatici rimane all’interno del proprio Paese. Molti di coloro che sono già stati costretti a fuggire dalla violenza in aree vulnerabili sono nuovamente sradicati dal territorio di accoglienza a causa di tempeste catastrofiche, siccità e inondazioni. Per i Paesi e le comunità più vulnerabili, che ospitano anche la maggior parte dei rifugiati e degli sfollati, il tempo per adattarsi si sta esaurendo.

«Unhcr chiede agli Stati di agire urgentemente e collettivamente per combattere i cambiamenti climatici e mitigarne l’impatto sulle vite e sui mezzi di sussistenza di milioni di persone in tutto il mondo. Unhcr esorta inoltre gli Stati a intensificare la protezione e l’assistenza alle persone sfollate a causa dei disastri naturali e degli effetti del cambiamento climatico. Ma tutti possono fare la loro parte, sostenendo le persone più colpite e allo stesso tempo le meno responsabili di questa grave emergenza». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente. Primo firmatario, con Alex Langer, dell’appello (1984) per Liste Verdi nazionali. Alla Camera per i Verdi (1987-2001) ha portato a compimento la chiusura del nucleare, le leggi su rinnovabili e risparmio energetico, la legge sul bando dell’amianto. Presidente delle due prime Commissioni d’inchiesta sui rifiuti (“Ecomafie”): traffici illeciti nazionali e internazionali; waste connection (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); gestione delle scorie nucleari. Tra gli ispiratori della Green Economy, è stato a fianco della ribellione di Scanzano (2003) e consulente scientifico nelle azioni contro la centrale di Porto Tolle e il carbone dell’Enel (2011-14). Co-presidente del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco (2005-14). Tra i padri dell’ambientalismo scientifico, suo un modello teorico di “stato stazionario globale” (2020) (https://www.researchgate.net/profile/Massimo-Scalia)

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