La riduzione dei Sad alle aziende inquinanti, oltre a giovare all’ambiente e alla salute, produce un significativo miglioramento economico, con un risvolto sociale – l’incremento dell’occupazione – in termini quantitativi che nessuno dei provvedimenti del Pnrr prefigura. Complessivamente ammontano a quasi 20 miliardi di euro. Perché aspettare ancora fino a giugno? Draghi a questo punto si potrebbe svegliare: una rimozione dal torpore del ministro Daniele Franco, che detiene la golden share dell’Eni, non farebbe un’oncia di danno. Siamo nell’epoca del “Non c’è più tempo”. E quindi: dateve ‘na smossa!
L’analisi di MASSIMO SCALIA, fisico matematico
UNA VOLTA SI diceva: “deve esser caduto dal letto”. In tempi che celebrano futuri distopici, si può pensare al risultato di un incubo sull’eterogenesi dei fini rispetto ai mezzi, fatto sta che finalmente Cingolani ne ha azzeccata una! E non importa se — come all’università — quello studente che non ci ha mai pigliato ti stupisce con una sortita a tono; quel che conta è che le tabelle dei sussidi ambientalmente dannosi (i cosiddetti Sad) sono state riviste e, soprattutto, sono stati ipotizzati tre scenari di uscita dai Sad: lo scenario A, per il quale l’abolizione delle sovvenzioni comporta una corrispondente riduzione della spesa pubblica; il B, nel quale il ricavato viene equamente ripartito tra bilancio dello Stato e incentivi per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, e uno scenario C, dove il risparmio ottenuto viene impiegato per la riduzione del “cuneo fiscale”.
Ne ha dato notizia pochi giorni fa Luca Aterini, direttore di “Green Report”, che ringraziamo caldamente. Un po’ meno, se ce lo avesse sottolineato subito, a noi che abbiamo fatto della riduzione dei Sad uno dei leitmotiv della campagna contro il nucleare e, soprattutto, contro i combustibili fossili, gas in primis. Fatalmente distratti da quello specchio della società italiana che è Sanremo. Si sa, nessuno è perfetto. Nello scenario B il Pil cresce dello 0,8%, in quello C del doppio: 1,6%. Nel B l’occupazione cresce del 2,3%, nel C del 4,2%! Non solo la riduzione dei Sad è possibile ma oltre a giovare all’ambiente, e alla salute, produce un significativo miglioramento economico, con un risvolto sociale – l’incremento dell’occupazione – in termini quantitativi che nessuno dei provvedimenti del Pnrr prefigura.
All’epoca, quando venne introdotta in Italia dal ministro Edo Ronchi la carbon tax (1998), parecchi ambientalisti strillarono contro la devoluzione degli introiti così ricavati alla riduzione di parte degli oneri fiscali sul lavoro, che, allora come oggi, vedono l’Italia agli ultimi posti nella Ue, col risultato eccezionale di un lavoro che costa alle imprese più che nella media Ue e toglie molto, più della media Ue, a chi lavora. Non mi unii al coro, che li voleva tutti su fonti rinnovabili ed efficienza energetica, e il risultato economico-sociale in rapporto ai 2.500 miliardi di vecchie lire ottenuti sull’arco di poco più d’un anno giustificò abbondantemente quella scelta.
Oggi punterei, invece, decisamente sullo scenario B, ma non per la storica ingratitudine del mondo imprenditoriale sempre pronto — all’epoca — al bacio della pantofola di quel discinto di Berlusconi, e — oggi — di chiunque altro non emani i miasmi sulfurei della difesa degli interessi operai. O almeno, non solo per questo. È perché sono e saranno in campo diverse e molteplici forme di supporto a chi lavora; e perché l’occupazione è in ripresa, e perché è importante indirizzare risorse ai lavori del green new deal, per indirizzare pure Plenitude, che finge di non sapere l’inglese. Mentre, inopinatamente, il Mascellone è solipsisticamente dedito a contare gettoni d’oro, con la stessa avidità di un infante per quelli di cioccolata con relativa aurea cartina. I gettoni d’oro cumulati con la rendita di posizione — tra le altre — del differenziale tra il prezzo al quale acquista il gas e quello che pratica agli utenti, industriali, domestici o commerciali che siano. “Bollette, bollette”, canterebbe Mahamood.
Certo, Draghi si potrebbe a questo punto svegliare, anche lui; e una rimozione dal torpore del ministro Daniele Franco, che detiene la golden share dell’Eni, non farebbe un’oncia di danno. Si sa, nessuno è perfetto. Però viviamo nell’epoca del “Non c’è più tempo”. E nel Governo in cui Salvini — ancora più frastornato dopo le sue giravolte da kingmaker, poi, Liv Tyler in “Ballo da sola” — ripete con voce virilmente calda e assertiva che bisogna combattere il caro-bollette beh, che diamine si aspetta ad attuare la riduzione dei Sad? Perché rimandarla a giugno? Pronti anche a ricordarlo, sempre fere cotidie, con opportuni cartelloni e pupazzi davanti alle finestre del potere. Sorry, dei decision makers. E dateve ‘na smossa! © RIPRODUZIONE RISERVATA