Un altro dramma in mare, ma il coraggio di due migranti e la volontà di fare luce su questa inquietante vicenda da parte dell’associazione “Nuovi Desaparecidos” dovrebbe spiegare cosa è veramente successo in una storia altrimenti destinata come tante ad essere dimenticata. Nel giugno del 2021 quasi duecento migranti, dopo essersi imbarcati dalle coste africane per raggiungere l’Italia, per un guasto al barcone si vedono costretti in avaria quando sono già in acque internazionali. L’avvistamento di una grande imbarcazione, la Vos Triton, illude un po’ tutti che i profughi avrebbero trovato soccorso. Ma ecco cosa è – sorprendentemente – successo
◆ L’articolo di EMILIO DRUDI *
► Si fa strada la possibilità di far luce sull’oscuro respingimento collettivo in mare che ha coinvolto quasi 200 profughi/migranti all’inizio dell’estate 2021. Ogni tentativo di capire su chi ricadano le responsabilità per questo controversa vicenda – uno degli episodi più gravi e “silenziati” tra i tanti, tantissimi che si verificano da anni nel Mediterraneo centrale, grazie agli accordi tra Roma e Tripoli – si è finora scontrato contro il muro eretto dalle autorità politiche e militari italiane. Ora, grazie al coraggio di due delle vittime, il caso è stato sollevato di fronte alla Procura di Roma.
I fatti risalgono al 14 giugno 2021. Quella mattina, quando vedono una grossa nave rossa avvicinarsi, Mosab e Adam, due ragazzi sudanesi, pensano che stia arrivando la salvezza. Sono, con altri 170 profughi, su un barcone partito quasi due giorni prima dalla Libia ma rimasto alla deriva per un guasto al largo di Zuwara, oltre la piattaforma petrolifera che si incontra in acque internazionali navigando verso Lampedusa. A bordo la situazione è drammatica: mancano acqua e cibo, alcune donne si sentono male, il sovraffollamento rende pericoloso anche il più piccolo movimento delle persone ammassate l’una sull’altra, minacciando di compromettere il già precario equilibrio dello scafo, reso ancora più instabile dalla totale ingovernabilità che lo espone al capriccio delle correnti.
Verso le 13 la Vos Triton è ormai a breve distanza ma, anziché accostare e trarre in salvo i naufraghi, si ferma ad alcune centinaia di metri. Immobile. Dal barcone non capiscono cosa stia accadendo. Più il tempo passa più crescono la delusione e l’inquietudine. Fino a che otto ragazzi, tra i quali anche Mosab, decidono di buttarsi in acqua per raggiungere a nuoto quella strana nave. La scena viene ripresa da Sea Bird, il piccolo aereo da ricognizione della Ong Sea Watch, che nel frattempo ha raggiunto la zona e continua a sorvolarla filmando tutto quello che accade da quel momento in poi.
Si tratta di un evidente respingimento di massa indiscriminato, effettuato in tandem tra la Vos Triton e la Zawiya. Ma è difficile pensare che il comandante della Vos Triton abbia agito di propria iniziativa, violando palesemente la legge del mare, la convenzione di Ginevra del 1951 e il diritto internazionale sulla tutela dei profughi e richiedenti asilo. Ma se, come tutto lascia credere, non è stata una sua iniziativa autonoma, chi gli ha impartito quelle disposizioni? La notizia che la Vos Triton si stava dirigendo sul luogo dell’emergenza è stata data da Roma ad Alarm Phone. Allora il respingimento è stato disposto e coordinato da Mrcc Italia?
Neanche questa sentenza, però, ha chiuso il caso. Grazie, come si è accennato, al coraggio di Mosab e Adam i quali, anche in nome degli altri ragazzi che erano sul barcone, si sono rivolti alla Procura di Roma, dopo essere stati rintracciati da un pool di organizzazioni: l’Associazione Giuristi per l’Immigrazione (Asgi), il Comitato Nuovi Desaparecidos, Open Arms, Progetto Diritti, Sea Watch, Mediterranea, Jl Project e Alarm Phone. Quello che è accaduto a entrambi dal giugno 2021 è la dimostrazione palese di quali effetti abbiano i respingimenti sui profughi riconsegnati all’inferno della Libia e dei suoi lager. E di quanto siano pesanti le responsabilità, dirette e indirette, di coloro che li attuano materialmente o magari li danno in appalto alla cosiddetta Guardia Costiera libica.
Mosab racconta di aver subito intuito che lo stanno espellendo in Sudan e di essere riuscito un’ultima volta a contattare per telefono l’ufficio Unhcr di Tripoli, per insistere che si trattava di un rimpatrio forzato, contro la sua volontà. Tutto inutile. Di lì a poco viene scaricato nel Sahara, oltre il confine sudanese. È l’inizio di dicembre 2022. Dopo dodici giorni riesce ad arrivare verso Khartoum e infine cerca rifugio a Port Sudan, dove vive ora in condizioni estremamente precarie, specie da quando, nell’aprile scorso, è scoppiata la guerra civile: non ha un alloggio, deve spostarsi continuamente da un edificio abbandonato all’altro dove trovare riparo, ha già subito un’aggressione e vive costantemente nella paura di essere rintracciato e ucciso da miliziani avversi alla sua tribù.
Ecco, è a questo genere di inferno che sono stati consegnati Mosad, Adam e più in generale i profughi/migranti intercettati su quel barcone stracarico e respinti in Libia il 14 giugno 2021. Non è accettabile che nessuno sia chiamato a risponderne. Trincerandosi magari dietro un comodo “segreto di Stato” che finisce per coprire anche il comandante e la compagnia della Vos Triton.
Di più. Si tratterà di risposte molto significative non solo per l’episodio del giugno 2021 ma, più in generale, per i numerosi respingimenti che continuano ad essere effettuati nel Mediterraneo centrale. Proprio negli ultimi giorni, la notte tra il 15 e il 16 dicembre, c’è stato, in particolare, un episodio ancora più grave, che chiama in causa Mrcc Italia: la strage di Zuwara, con 61 morti nel naufragio di un gommone e 25 superstiti riportati in Libia anche in questo caso dalla Vos Triton. Una tragedia su cui gravano almeno due interrogativi: l’enorme ritardo nei soccorsi, decisi a quanto pare solo quando il battello pneumatico era ormai semi affondato e, secondo punto, da chi e come mai sia stata data disposizione di sbarcare i naufraghi a Tripoli anziché a Lampedusa, il “posto sicuro” più vicino. Lo ha deciso il comandante della Vos Triton o il comandante ha obbedito a un ordine? Ed eventualmente, chi ha impartito un ordine del genere? O, ancora, perché non sono state mobilitate altre navi prima della Vos Triton? Il procedimento giudiziario sul respingimento del 14 giugno 2021 potrebbe essere illuminante in proposito. Perché tutto fa sospettare che i due episodi obbediscano alla stessa linea di condotta. E alla stessa logica. Una logica per la quale la vita umana non conta nulla.
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(*) L’autore dirige www.nuovidesaparecidos.net