ll ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin

Nell’intervista sul “Sole 24 Ore” di sabato 29 giugno il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è perentorio: «Dal nucleare fino al 22% della richiesta di energia elettrica da qui al 2050». Il titolo dell’autorevole quotidiano di Confindustria è appena appena enfatico. Ed è un “vasto programma”, avrebbe detto il generale Charles De Gaulle di fronte ai voli pindarici di Pichetto Fratin, che sciorina una percentuale “atomica” più alta di dieci volte rispetto al massimo di potenza elettrica che il nostro Paese abbia mai avuto con le sue centrali nucleari. Le fantasie alimentate da lobby nucleariste − tanto pervicaci quanto impudenti − sono, oltretutto, zeppe di menzogne e prive di fondamento. Il programma del nucleare di IV generazione, lanciato con il progetto di “rinascimento nucleare” da George W. Bush nel 2002, non ha prodotto nessuna tecnologia commerciale. La Banca Europea per gli Investimenti continuerà a non finanziare reattori nucleari. Secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, i piccoli reattori nucleari modulari (Smr), quelli dei racconti di fantascienza del ministro, «sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni». E la maggioranza di centrodestra che vorrebbe resuscitare il nucleare a Latina è stata appena battuta con una mozione del M5s nel Consiglio comunale della città votata all’unanimità, tornandosene a casa con le pive nel sacco


◆ L’analisi di PASQUALE STIGLIANI

A pochi giorni dalla scadenza per l’invio della versione definitiva del Pniec (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima) alla Commissione europea, il governo non ha reso ancora note le modifiche che si vogliono apportare. In assenza di un confronto pubblico e trasparente su un Piano che è strategico per il futuro del Paese, le poche informazioni che abbiamo sono le dichiarazioni del ministro Pichetto Fratin che vuole inserire nel documento il «nucleare, quello di nuova generazione, non più le grandi centrali, ma somme modulari». Una tecnologia notoriamente inesistente sulla quale si sta costruendo una narrazione priva di fondamenti e piena di menzogne, andando persino contro l’opinione pubblica italiana, che sul nucleare si è già espressa più volte, anche pochi giorni fa. 

La centrale di Latina in fase di smantellamento: Forza Italia lì vuole resuscitare il nucleare

È opportuno infatti conoscere ciò che è accaduto a Latina, dove il consiglio comunale, in larga maggioranza di centrodestra, ha votato all’unanimità una mozione del M5S per opporsi a un eventuale ritorno al nucleare. Da notare che nell’atto viene fatto riferimento esplicito alle proposte di legge parlamentari sia del deputato Lupi (Noi Moderati) sia del senatore Fazzone (Forza Italia). Quest’ultimo, eletto proprio nel collegio di Latina, ricopre attualmente l’incarico di presidente della Commissione Energia e Ambiente in Senato ed è primo firmatario di un disegno di legge per la riattivazione anche delle centrali nucleari in fase di smantellamento.

Nonostante l’infelice esperienza di Latina, le dichiarazioni del ministro Pichetto hanno trovato sponda alla Camera dei deputati proprio sull’esame del Pniec (qui c’è il resoconto: https://documenti.camera.it/leg19/resoconti/assemblea/html/sed0314/leg.19.sed0314.allegato_a.pdf) con l’approvazione di una mozione di maggioranza a prima firma Squeri (Forza Italia). Tra gli impegni accolti si prevede l’istituzione di un’Autorità per il nucleare e di una dedicata a valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale. Proposte che sono state integrate dall’Esecutivo con «l’opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell’industria nazionale nel settore nucleare». I deputati di maggioranza hanno chiesto anche di prevedere nel Pniec un focus sui possibili effetti dell’eventuale adozione, nel post 2030, di tecnologie di generazione energetica basate sulla fonte nucleare, come gli Small Modular Reactors (Srm) e gli Advanced Modular Reactor (Amr). Tecnologie cui il Governo aggiunge microreattori e macchine a fusione. Tutti impegni che devono essere declinati dal governo nella versione definitiva del Pniec. 

Teniamo presente che nella bozza di Pniec inviata alla Commissione europea lo scorso anno la decisione di ritornare al nucleare era del tutto assente. Nel Parlamento la discussione si è fermata. Le indagini conoscitive, sia alla Camera che al Senato, sono inchiodate, non vanno avanti. Anche la “road map nucleare” più volte annunciata dal ministro Pichetto non avanza. I disegni di legge non sono ancora incardinati per l’esame. Poi però nel buio della notte, di sobbalzo, si riaccende la candela del nucleare. Viene spontaneo quindi chiedersi: chi li ha convinti? Quali sono stati i gruppi di pressione e i reali interessi in gioco che hanno fatto cambiare idea cosi velocemente? Sono spinte che tutelano gli interessi nazionali o quelli di altri Stati vicini? 

Lo schema di funzionamento di uno Small Modular Reactor

L’Europa può raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni già nel 2040 e senza il nucleare. Il rapporto di Environmental European Bureau conferma, dati alla mano, che crescita delle rinnovabili, riduzione della domanda di energia e una combinazione di opzioni per rendere più flessibile la rete (tra interconnessioni e stoccaggio) bastano per raggiungere la neutralità climatica 10 anni prima del target europeo ed avere un sistema energetico sostenibile senza nucleare. Secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, i piccoli reattori nucleari modulari (Smr), quelli dei racconti del ministro Pichetto, «sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni». E chissà mai se lo saranno.

Il programma del nucleare di IV generazione, lanciato con il progetto di “rinascimento nucleare” da George W. Bush nel 2002, non ha tuttora prodotto nessuna tecnologia commerciale. La NuScale Power Corp, la prima società ad aver ottenuto l’approvazione del Dipartimento dell’Energia americano per un progetto di reattore nucleare di piccole dimensioni, ha cancellato la prevista costruzione della sua prima centrale commerciale per una utility elettrica dello Utah, per via dell’aumento dei costi e dei prezzi elettrici, che hanno indotto vari potenziali clienti ad abbandonare il progetto. In aggiunta, si sa che la Bei, Banca Europea per gli Investimenti, continuerà a non finanziare reattori nucleari. Per rendere finanziariamente sostenibile il nucleare è necessario un poderoso dispendio di risorse pubbliche che sarà caricato su cittadini e imprese con l’aumento delle bollette.

Uno dei due Small Modular Reactor in costruzione a Changjiang nella provincia cinese di Hainan

Anche per la banca Lazar, quella del nucleare è una scelta molto più costosa di altre tecnologie che possono essere applicate velocemente, come le rinnovabili o gli interventi per la riduzione dei consumi e la decarbonizzazione, e ha tempi troppo lunghi per poterla vedere applicata. Ma è adesso che abbiamo la necessità di affrontare i problemi con soluzioni certe che non possono attendere i dibattiti. L’elenco dei perché non rappresenti una soluzione potrebbe essere ancora lungo. Ne cito qualche altro, come il problema irrisolto della gestione in sicurezza dei rifiuti nucleari o quello della localizzazione. E ancora, con la siccità, destinata ad aumentare per effetto dei cambiamenti climatici, in quali corsi d’acqua e vicino a quali città si vorrebbero installare le centrali nucleari? 

La forte dipendenza estera per l’approvvigionamento dell’uranio naturale, poi, (oltre il 91% di quel che arriva in Europa proviene da Kazakhstan, Niger, Canada e Russia) la rende una fonte insicura. Nel 2023 l’Europa ha raddoppiato le sue importazioni di combustibile nucleare russo. Per far fronte a questo problema di sicurezza il Senato Usa invece ha vietato import dell’uranio russo. E noi italiani cosa vogliamo fare? Da chi andremo a fare la spesa? Ma soprattutto quanto e chi lo pagherà? 

È opinione diffusa che prima di 20 anni in Italia non si accenderà nemmeno una lampadina da nucleare. E allora di che cosa stiamo parlando? Smettiamola di sostenere la propaganda con le menzogne. Il ritorno al nucleare ha talmente tanti problemi che non può che rimanere inchiodato ai nastri di partenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aiutaci a restare liberi

Dona ora su Pay Pal

Laureato in Scienze Politiche all'Università di Bari e Masterizzato RIDEF al Politecnico di Milano e IUAV di Venezia. Esperto di politiche energetiche e sviluppo locale ha lavorato in ISES ITALIA ed ASSOSOLARE. Dal 2013 è stato collaboratore del Senatore Gianni Girotto, già Presidente della Commissione Industria. Attualmente collabora con l'Onorevole Enrico Cappelletti, membro della X Commissione Industria alla Camera.

Exit mobile version