“Rosa Chemical” sculetta sulle ginocchia di Fedez, Blanco calcifica gli stupendi fiori del palco. Il gesto del primo sembra fatto apposta per solleticare lo sdegno di immancabili e numerosi parrucconi nello spirito. Quello del secondo è di un’Attila ingentilito ma instupidito. Minchiate premeditate che rivelano alla grande lo spirito medio del Paese: trasgredire, ma “facile” e con furbizia. Quale di questi eroi della trasgressione “cheap” è pronto a “trasgredire” contro l’insopportabile greenwashing di “Plenitude”, l’Eni che sponsorizza il Festival e reclama la sua “visibilità”? Ma che, fossimo pazzi? Li sarebbero davvero c…
L’articolo di MASSIMO SCALIA
UNA CONSIDERAZIONE AGGIUNTIVA alle puntuali osservazioni di Veronesi può essere fatta, proprio a partire da «l’atmosfera delle riunioni di famiglia, della parrocchia, della sezione di partito» creata dal Festival [leggi qui]. È solo, infatti, in quel clima che si possono consumare le facili trasgressioni di “Rosa Chemical”, che sculetta seduto su Fedez, o di Blanco, che calcifica gli stupendi fiori del palco. Riguardo al primo, il gesto sembra fatto apposta per solleticare lo sdegno di immancabili e numerosi parrucconi nello spirito. Ma è uno sdegno, nel caso, ottenuto veramente a buon mercato e vien voglia di proporre all’iper-truccato sculettante di provare un’analoga performance non nell’atmosfera “casalinga” di Sanremo, ma in qualche luogo “tosto” rispetto alla rivendicazione dei propri comportamenti sessuali. E al vandalismo di Blanco, un Attila ingentilito ma instupidito, praticarlo con le aiuole del comune che ospita il Festival, magari davanti ai vigili urbani.
Insomma, anche per queste minchiate premeditate si rivela, alla grande, lo spirito medio del Paese, del quale Sanremo è uno specchio fedele: trasgredire, ma “facile” e con furbizia. Quale di questi eroi della trasgressione “cheap” è pronto a “trasgredire” contro l’insopportabile greenwashing di “Plenitude”, l’Eni che sponsorizza il Festival — già, con quali soldi? — e reclama, più che accontentato, la sua “visibilità”? Ma che, fossimo pazzi? Li sarebbero davvero c…
Niente di nuovo, quindi, rispetto a quel che sappiamo degli Italiani e delle loro debolezze, se non che oggi queste pièce possono essere prodotte e consumate davanti a oltre 10 milioni di teleutenti, in un abbraccio universale tra furbacchioni al di là e al di qua dello schermo. Trasgredire, per davvero, è merce sempre più rara e ci accontentiamo, certo non in oltre dieci milioni, di empatizzare con il taglio dei capelli, e a volto scoperto, delle donne iraniane. Una trasgressione a rischio elevato. Ma quello è un Paese dove metà della popolazione ha meno di trent’anni, qui da noi i giovani sono pochi, e i più in vista sembrano adeguarsi alla furbizia degli anziani.
“Guarda che puoi cambiare canale”. Sì, qualche anno vedo un pezzo del Festival, qualche altro no. Il fatto è che nella “società riflessiva” non ti salvi dalla superfetazione di immagini, e di notizie, che ti grandinano addosso, a meno di rinunciare a Internet. Eh, no! E poi Claude Shannon ci aveva già preavvisato nel lontano 1948 che esiste la “entropia dell’informazione”. Le sue conseguenze le stiamo vivendo da tempo, a noi farvi fronte con immutato impavido spirito. E ce ne vorrà, davanti alle minacciate ipotesi nazional-popolari di un “Festival secondo Salvini”. Sbaglia però Veronesi quando attribuisce al “capitano” un pensiero, sia pure simbionte. E saremo pronti, in ogni caso, a contrapporre Gino Paoli e Ornella Vanoni, sempre grandi. Ed esperti in trasgressioni vere. © RIPRODUZIONE RISERVATA