Si parla, tanto, di soluzione tecnologiche al limite della fantascienza (e qualche volta oltre) per risolvere le grandi crisi del mondo di oggi, come quella climatica. E girano sul web periodicamente sciocchezze che immaginano un “grande vecchio” al governo dei destini del mondo. Quest’estate – agosto si presta molto a dibattiti del genere – si racconta della responsabilità di armi elettromagnetiche sui cataclismi climatici e, perché no, anche sui terremoti. Sfugge invece che certa scienza, o pseudo-scienza, è al servizio – consapevolmente o no – del capitalismo, per mantenere l’attuale abisso di disuguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo, a scapito dei destini complessivi del Pianeta. C’è un “grande vecchio” che opera dietro tutto questo? Non è neanche necessario, c’è tanta stupidità che si presta a un uso compulsivo della rete, senza riflettere, ma affascinata dalla spregiudicatezza di scenari fantasiosi che distraggono da quanto sarebbe giusto e necessario fare
L’analisi di MASSIMO SCALIA, fisico matematico
LUSTRI FA LO SCOOP agostano era: “È stata superata la velocità della luce”, con la rassicurante intervista allo “scienziato” di turno che magari garantiva che i postulati teorici sono fatti apposta per essere invalidati da risultati sperimentali. Poi, magari, qualcuno ricordava che la velocità di fase può anche essere superiore alla velocità della luce, ma che l’agente fisico, quello con cui viaggiano energia e informazione, si muove con la velocità di gruppo; e che il postulato vale per quest’ultima. Insuperabile, come assicurava lo spot della marca di un tonno.
Più recentemente, da una decina d’anni, l’attenzione mediatica si è focalizzata sulle “scie chimiche”, inevitabili segni, per i fautori del “grande vecchio”, di sperimentazioni che il complesso militare-industriale esegue sulla pelle di tutti per conservare saldo il dominio tecnologico-scientifico nelle mani dei ruler del capitalismo.
Stranamente è sfuggito, nonostante il caldo estivo, l’ampio dibattito in Internet su un’altra più avanzata sponda della “cattiveria” dei padroni: le armi elettromagnetiche (Em), a partire dall’Electromagnetic Pulse (Emp), in grado di mettere fuori uso tutti i sistemi di comunicazione di un Paese, in particolare quelli digitali. Niente bomba nucleare, insomma, ma uno strumento di relativamente facile accessibilità (intensi e brevissimi impulsi a microonde nell’intervallo di frequenza 1,2-35 GHz, con potenze fino a 1.000 MW e valori di picco della tensione fino a 50 kV).
C’è poi il tema delle Telecomunicazioni militari con i sottomarini atomici, che hanno storicamente richiesto “antenne” gigantesche – migliaia di km quadrati diffusi nel territorio del Wisconsin, ma analoga situazione vigeva nella penisola di Kola (Russia) – che trasmettevano in onde Elf (Extremely Low Frequencies), cioè frequenze da decine di Hertz. Questo tipo di “antenne”, e i temuti effetti biologico-sanitari, furono alla base delle prime mobilitazioni negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90 contro l’inquinamento elettromagnetico.
I “grandovecchisti” del web infuriano attribuendo alle armi Em quasi tutti i cataclismi climatici, anzi addirittura anche i terremoti, forti, come sono, della loro invincibile sapienza da bar. Ma è una storia vecchia. In una puntata di Voyager del 2012 era Fabio Mini, generale in pensione dell’esercito italiano, a sostenere che è possibile utilizzare le onde Elf «per alterare le masse terrestri continentali o sottomarine… e ad innescare crolli tettonici e terremoti». Peraltro, ripeteva strafalcioni con i quali aveva già costellato in precedenza quell’empireo della geopolitica che è “Limes” (“Owning the Weather: la guerra ambientale globale è già cominciata”, Limes 23.11.2007). E Michio Kaku, un noto fisico teorico nippo-statunitense, in una intervista (13.11.2017) rilasciata alla Cbs, asseriva che gli uragani erano provocati da armi laser impiegate dal «governo mondiale segreto». Legittimo il sospetto che Kaku, che si diletta anche di fantascienza, si stesse divertendo a propalare fake news per l’assetato popolo delle corbellerie. E immediatamente si scatenarono tutti quelli “che non se la bevono” evocando anche Haarp (High-Frequency Active Auroral Research Program), il sistema che ha probabilmente sostituito a inizio millennio quello costosissimo e che aveva suscitato ampie preoccupazioni nelle popolazioni, cui abbiamo prima accennato.
A sfatare i tormentoni estivi, e non, basterà ricordare che il ciclo biogeochimico del Carbonio, cui è legato il surriscaldamento globale, è di una tale complessità che, lungi dal poter pensare a una teoria, è già difficile costruire modelli. Stiamo parlando di clima, cioè di variazioni di bassa frequenza, quelle che avvengono sull’arco di settimane o mesi, non di meteorologia, le variazioni sull’arco di ore o, al più, di qualche giorno (alta frequenza). E a questo proposito fa sorridere l’avere incluso, tra i tanti allarmismi, il “bombardamento” delle nuvole con dei semi per far piovere. Meglio il Paperino di Carl Barks, che faceva l’aviatore con un suo delizioso aeroplanino, deputato a che le nuvole, opportunamente “bombardate”, facessero cadere la pioggia.
A bocce ferme, restano valide le osservazioni di Vincenzo Poti (“Domani”, 15 agosto) sulla separatezza tecnologica tra Nord e Sud del mondo, e tra scienza e cittadini «tagliati fuori da una scienza d’élite che mira a salvare, con metodi d’avanguardia, le amenità del capitalismo prima che il pianeta e i suoi abitanti». Anche se, per i motivi sopra accennati, più che di «scienza d’élite» parlerei di tecnologia d’élite. Con una postilla di carattere generale: non c’è bisogno del “grande vecchio” – spesso bastano mediocri minus habens – per ingigantire il già soverchiante dominio del capitalismo e dei suoi vassalli. I ruler fanno, ormai da alcuni secoli, il loro mestiere, siamo noi che dovremmo fare il nostro, lasciando la plebe degli “apoti” (sì, «coloro che non se la bevono» e che sotto l’ombrello intellettuale di Giuseppe Prezzolini, all’alba del fascismo, fecero infuriare Piero Gobetti, ndr) a ciucciarsi e discutere al bar le cattiverie del “grande vecchio”. © RIPRODUZIONE RISERVATA