◆ L’analisi di ALESSANDRO MARTELLI, ingegnere antisismico
► In Italia, giustamente, piangiamo ancora i 27 bambini e la loro maestra uccisi dal crollo della loro scuola elementare Francesco Jovine a San Giuliano di Puglia (anche a causa della sua scellerata sopraelevazione), durante il terremoto del Molise e della Puglia del 31 ottobre 2002, ma, sia noi che i nostri politici, non ci rendiamo conto che potrebbe accadere anche di molto di peggio, se, a causa di un prossimo terremoto violento da qualche parte nel nostro Paese e delle nostre gravi carenze in materia di prevenzione sismica, crollasse una scuola più grande e con un numero molto maggiore di studenti rispetto alla Francesco Jovine (ove i bambini, fortunatamente, erano solo 58)? Ricordiamo, ad esempio, quanto accadde in Cina, durante il pur violentissimo terremoto di Wenchuan (o del Sichuan) del 12 maggio 2008 (di magnitudo momento Mw = 7,9).
Da decenni (dal 1976) disponiamo delle più moderne tecnologie antisismiche (come quelle d’isolamento sismico ed altre), in grado anche di proteggere la vita dei nostri figli e nipoti, rendendo sicure le loro scuole (le abbiamo applicate anche per la ricostruzione della Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia, con il suo isolamento sismico ed il mio collaudo in corso d’opera, Figg. 6÷7), ma le utilizziamo ancora troppo, troppo raramente: che cosa aspettiamo ad applicarle in modo esteso?
Già in gennaio proponemmo al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) di rendere obbligatorio l’isolamento sismico almeno delle nuove scuole (oltre che dei nuovi ospedali) e di incentivare l’uso di tale tecnologia e degli altri moderni sistemi antisismici per proteggere dal terremoto le nostre scuole (oltre che i nostri ospedali) esistenti: siamo ancora in attesa che il Mit si dia una mossa … © RIPRODUZIONE RISERVATA