Da un anno i sondaggi pongono un Centrodestra sostanzialmente unito e in vantaggio. Gli ultimi sondaggi mostrano invece una sostanziale equipartizione tra partiti e partitini dei due schieramenti, differenze piccole che potrebbero essere assorbite proprio negli ultimi giorni. Ma tra chi? Con il “Non Centrodestra”? La sua frantumazione fa parlare di cappotti sull’uninominale, ed è una situazione inguardabile. Ma perché non si è tentato di far rivivere, per tempo, qualcosa di simile all’Ulivo, impegnando anche il padre nobile, Romano Prodi? Seppure con un po’ di sforzo, a Prodi gli era penetrato nella mente che “manutenere l’Italia” era il primo importante passo della “green economy”. Era un quarto di secolo fa. Oggi che la crisi energia/clima ha l’urgenza del “non c’è più tempo”, fossimo pazzi a proporre questo agli elettori, e che cosa in merito si vuol fare. E non è questa la partita del “Centrodestra”


L’articolo di MASSIMO SCALIA

Solo qualche inveterato ottimista sostiene che si votano i programmi politici più convincenti

SARÀ PUR VERO il divorzio tra società e rappresentanze politiche, un po’ in tutte le democrazie occidentali [leggi qui], però in Italia c’è sempre qualcuno che esagera. Ci troviamo a due settimane dal voto e, anche nei commenti Tv, non si riesce a dare un nome ad uno dei due antagonisti. Per il “Centrodestra” sono chiari composizione e ideologia, ma gli avversari obbligano a torsioni linguistiche che si risolvono in “Non Centrodestra”, come i “Non docenti” all’Università. Un vero successo, e una chiara indicazione elettorale! 

I programmi sono notoriamente un “optional”, seppure furbescamente sbandierato, ma che non hanno mai per davvero interessato la gran massa degli elettori. Solo qualche inveterato ottimista sostiene che si votano i programmi politici più convincenti. Può essere vero, forse, a un livello primordiale — la Sinistra con i settori più deboli della società, la Destra con i “padroni”, e tutto quel che ne discende in termini di welfare e di accoglienza — ma, per essere chiari, il corrispettivo concreto del programma, cioè il “buon governo”, non è mai stato, storicamente, elemento che possa far vincere un’elezione. L’Italia anche su questo si è distinta, almeno nell’ultimo mezzo secolo; ma, a ribadire che è un carattere “sovranazionale”, che cosa fecero gli Inglesi dopo che Churchill li aveva condotti quasi per mano nel tremendo periodo bellico? Votarono laburista. Ed è inutile moltiplicare esempi, anzi si può bandire un concorso, senza premi, a chi porti un controesempio. Ma significativo, succoso.

Gli ultimi sondaggi mostrano invece una sostanziale equipartizione tra partiti e partitini dei due schieramenti, differenze piccole che potrebbero essere assorbite proprio negli ultimi giorni. Ma tra chi? Non tra Centrodestra e “Non Centrodestra”

Allora è importante, se non si vuol cedere al parlare solo alla pancia dell’elettorato, sport peraltro praticato con storici successi, fornire almeno un’idea chiara dello schieramento. È un anno che i sondaggi pongono un Centrodestra, sostanzialmente unito, al di là di qualche baruffa chiozzotta, e in vantaggio. Gli ultimi sondaggi mostrano invece una sostanziale equipartizione tra partiti e partitini dei due schieramenti, differenze piccole che potrebbero essere assorbite proprio negli ultimi giorni. Ma tra chi? Con il “Non Centrodestra”? A parte che la sua frantumazione fa parlare di cappotti sull’uninominale, è, francamente, una situazione inguardabile. Sui 5 Stelle e le loro “logiche” politiche, lasciamo perdere. I due nanetti, gli “statisti” che vorrebbero rappresentare il “centro”, non sono così giovani da non sapere che questa ipotesi non ha mai affascinato gli elettori italiani, come dimostra impietosamente la storia elettorale. A meno che il centro non fosse la grande “balena bianca”. Il povero Craxi si dannò, a suo tempo, per rappresentare un’alternativa a Dc e Pci e un “successo” fu sfiorare il 15%. E loro si sentono fichi con quel 7% da sondaggio. Certo, stanno qualche decimo di punto sopra il vegliardo puttaniere. Un risultato storico!

Ai tempi del primo Ulivo, con un po’ di sforzo, nella mente di Romano Prodi era penetrato che “manutenere l’Italia” era il primo importante passo della “green economy”, un quarto di secolo fa

Cose note, ma perché, allora, non si è tentato di far rivivere, per tempo, qualcosa di simile all’Ulivo, magari impegnando anche il padre nobile, Romano Prodi? Si sa, sono riottosi, arrapati del micro-potere di avere un gruppetto di fedelissimi alla Camera o, ancor più . esiguo, al Senato. Sono rimasti con la mentalità delle Signorie, se non dei Feudi, dimenticando che non fu solo un’era di conflittualità continua, ma di geni, arte, magnifiche architetture. Oddio, li vedo tutti i nanetti in questo schema, magari non riesco a piazzare Di Battista, ma solo perché è un po’ più alto. Di statura.

Inevitabilmente la mancanza di un “Centrosinistra”, che mettendo insieme i riottosi provasse ad assomigliare all’Ulivo, o che riuscisse almeno a presentarsi non come “Non Centrodestra”, ricade per motivi di “peso” e di storia sul gruppo dirigente del Pd. Ma di tutti sarebbe la responsabilità del: “Ve la siete voluta!”. Unica nota “dissonante” è che sembra che Letta abbia finalmente capito che il terreno su cui contendere la Meloni non è l’accusa di “fascismo”. 

A Prodi, seppure con un po’ di sforzo, gli era penetrato nella mente che “manutenere l’Italia” era il primo importante passo della “green economy”. Era un quarto di secolo fa. Oggi che la crisi energia/clima ha l’urgenza del “non c’è più tempo”, fossimo pazzi a proporre questo agli elettori, e che cosa in merito si vuol fare. E, certo, non è questa la partita del “Centrodestra”. 

Si sa, la gran parte degli elettori non guarda ai programmi, ma con proposte epocali, quali quelle richieste oggi, si potrebbe almeno ridare senso alla politica. Non quella delle “Signorie”. Dei Feudi, pardon. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente. Primo firmatario, con Alex Langer, dell’appello (1984) per Liste Verdi nazionali. Alla Camera per i Verdi (1987-2001) ha portato a compimento la chiusura del nucleare, le leggi su rinnovabili e risparmio energetico, la legge sul bando dell’amianto. Presidente delle due prime Commissioni d’inchiesta sui rifiuti (“Ecomafie”): traffici illeciti nazionali e internazionali; waste connection (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); gestione delle scorie nucleari. Tra gli ispiratori della Green Economy, è stato a fianco della ribellione di Scanzano (2003) e consulente scientifico nelle azioni contro la centrale di Porto Tolle e il carbone dell’Enel (2011-14). Co-presidente del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco (2005-14). Tra i padri dell’ambientalismo scientifico, suo un modello teorico di “stato stazionario globale” (2020) (https://www.researchgate.net/profile/Massimo-Scalia)

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