◆ Il commento di MAURIZIO MENICUCCI
► La protezione civile della Regione Piemonte ha lanciato, nei giorni scorsi, una campagna di messaggi telefonici registrati di allarme nucleare. Ovviamente era un test, e lasciamo perdere ogni riflessione su quanto sia necessario, considerando la spensieratezza, davvero da titoli di coda, con cui ci stiamo avviando verso lo scenario reale. Il fatto, però, è un altro. A molti, così riportano i giornali, quel messaggio di allarme non sarebbe pervenuto. Ora, in base alla mia esperienza personale, posso smentire la notizia. Il messaggio l’ho ricevuto, chiaro e forte. Per due volte. E ogni volta, ho bloccato la chiamata senza indugio e con quella certa crudeltà, tipica della vittima designata dalla Storia che ha finalmente l’occasione di vendicarsi e trasformarsi in persecutore (ogni riferimento a vicende in corso è voluto, ndr). Ora vi spiego il perché di questa reazione da capro espiatorio renitente, che potrebbe condannarmi alla morte radioattiva.
Io subisco, e non trovo altro modo per definire la situazione, almeno 5 irruzioni al giorno, via cellulare, da aziende energetiche o telefoniche. Nel corso di queste conversazioni, sempre all’ora dei pasti, e quasi sempre sgradevoli e indisponenti anche nella forma, il che pone un serio problema di marketing a chi le paga, un pervicace operatore umano, o una sua catatonica replica virtuale, mi scardinano la pazienza e la logica, proponendomi tariffe che più economiche non si può. Ovviamente, guai a crederci. Ma se protesti direttamente con le aziende, o per il disturbo, o perché, non sia mai, hai stipulato un contratto e le promesse via etere non sono state mantenute, ti rispondono che si tratta di iniziative di agenzie terze, di cui la casa madre non è responsabile, e comunque ti rendono un calvario il recesso.
Sotto Natale, questi raggiri hanno raggiunto picchi di frequenza da far pensare davvero al piano cibernetico di una qualche potenza straniera per dissestare, cittadino dopo cittadino, l’economia occidentale. Ma non basta: ci sono le fake news, nel cui mare ci costringono a nuotare senza poter evitare di bagnarci e restarne irreparabilmente contaminati, come si può vedere dagli esiti politici e sanitari di questa vera e propria circonvenzione di massa d’incapaci (tutti noi). Ora, e con tali premesse da assedio multimediale e tanti ammonimenti di esperti a ‘non rispondere agli sconosciuti’ (il che non è per nulla facile, se uno non se lo recita come un Ave Maria, dal momento che spesso diciamo ‘pronto chi parla’ soprappensiero): ora, chiedevo, perché mai dovrei credere a una chiamata in cui la voce registrata specifica che è una prova? Come posso sapere che, se premo il tasto verde, non sottoscrivo la mia fine economica e sociale?