La matita di FRANCESCO PIOBBICHI
¶¶¶ 100 mila morti di fuoco nero. Nero perché non illumina, nero perché non scalda. Fuoco perché riduce in cenere i corpi. Fuoco nero che ha avvolto le città, che silenzioso è entrato in casa strappando vite. Impedendo l’ultimo saluto, e gli abbracci, cancellando il rito funebre laico o religioso che sia. Fuoco nero e gelido che ci logora, che ci isola. Che arde il legame della vita. L’ultimo addio per molti è avvenuto da un balcone, da dove impotenti si vedevano le foglie più sapienti volare via e perdersi nel vento. Oggi ricordo Bergamo e Brescia da dove tutto è iniziato, intreccio la memoria di Chaachoui, un senza tetto che viveva ai margini ed ora è nell’oblio. Nell’oblio, nell’abisso, insieme alle migliaia di vite in fondo al mare. Anche loro ora sono semplici numeri, nel migliore dei casi lapidi senza nome. Quanto lontani e vicini sono questi nomi senza tomba, quanto simili questi numeri. Liberare la sua memoria e ricongiungerla a quelli di chi, in questi anni, ha perso la vita nell’abisso, è un atto di resurrezione. Di Dignità. Un’insurrezione umana alla barbarie del tempo. − [9.3.2021]