Il papa, Pio XII Pacelli, già Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera, con i nazisti nelle strade di Roma era ossessionato dal “pericolo rosso” e tacque di fronte alla terribile tragedia che si consumava a pochi chilometri dalla Basilica di San Pietro, pur essendo stato subito informato dalla principessa Pignatelli. Parlò cautamente l’Osservatore Romano. Il segretario di Stato, cardinal Maglione, ebbe colloqui con l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede Ernst Von Weiszsacker al quale chiese di intervenire «in favore di quei poveretti». Il nipote del Papa, Carlo Pacelli, inviò una lettera al comandante generale della piazza di Roma, Reiner Sthal, in cui si auspicava «la non reiterazione degli arresti per evitare un intervento pubblico del Papa». Per il resto Pio XII rimase in silenzio
L’articolo di VITTORIO EMILIANI

«OGGI ALLE 14 è partito dalla Stazione Tiburtina treno con circa 1007 donne, bambini e uomini diretto in Germania». Questa l’arida cronaca interna della più grande razzia di ebrei italiani, in massima parte romani, del 16 ottobre 1943. Erano stati 1.259 gli arrestati dei quali 689 donne, 363 uomini e 207 fra bambine e bambini. Dei quali alcuni denunciati da Stella Di Porto una bella ebrea amante di un agente di polizia ancora ricordata fra quanti, pochissimi in verità, tradirono i loro correligionari. Gli ebrei romani erano stati ingannati quando era stato loro chiesto da Kappler di conferire oggetti d’oro sperando così di evitare il peggio. Pia illusione ovviamente.
Gran parte di loro fu fatta salire sui carri bestiame che dovevano condurli al campo di sterminio di Auschwitz (altri italiani ebrei risultano soppressi a Dachau e in altri lager nazisti). Soltanto 16 di quella terribile razzia al Ghetto di Roma sarebbero tornati dopo la sconfitta del Reich e di Hitler. Quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino.

Il papa, Pio XII Pacelli già Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera, ossessionato dal “pericolo rosso”, tacque di fronte alla terribile tragedia che si consumava a pochi chilometri dalla Città del Vaticano, pur essendo stato subito informato dalla principessa Pignatelli. Parlò cautamente l’Osservatore Romano. Il segretario di Stato, cardinal Maglione, ebbe colloqui con l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede Ernst Von Weiszsacker al quale chiese di intervenire «in favore di quei poveretti». Il nipote del Papa, Carlo Pacelli, inviò una lettera al comandante generale della piazza di Roma, Reiner Sthal in cui si auspicava «la non reiterazione degli arresti per evitare un intervento pubblico del Papa». Per il resto Pio XII rimase in silenzio.
Domenica 17 ottobre un funzionario vaticano si recò al Collegio Militare limitandosi a chiedere il rilascio degli ebrei battezzati, ma gli venne risposto che per le leggi tedesche gli stessi ebrei convertiti «non cessavano di appartenere alla razza ebraica». Soltanto il 25 ottobre quando purtroppo molti dei romani ebrei erano stati sospinti nei forni crematori l’Osservatore Romano cercò di giustificare il comportamento della Santa Sede scrivendo che «il Santo Padre non ha desistito un solo momento di porre in essere tutte le opere in suo potere per alleviare le sofferenze che in qualunque modo derivano da questa conflagrazione per alleviare le sofferenze di questi infelici».

Secondo una testimonianza del cardinal Bertone, da Pio XII venne la direttiva di nascondere gli ebrei superstiti anche nelle catacombe. Misura tardiva rispetto a quanto fece a proprio rischio il basso clero di propria iniziativa in tutta Italia. Un esempio in tal senso dal Vaticano avrebbe moltiplicato i salvataggi nell’Italia del Centro-Nord. In Vaticano vennero ospitati i leader antifascisti (Pietro Nenni ad esempio come don Pietro Emiliani, il cognome della moglie Carmen, mentre purtroppo la figlia Vivi deportata moriva in un lager nazista). Nonostante l’eroico comportamento degli italiani e dei romani alla battaglia di Porta San Paolo di un anno prima, spettava soltanto a lui, al Papa, il rapporto diretto con gli Alleati, col generale Clark. E così fu. Agli italiani, ai romani spettava il Comune. Non di più al momento.
Pio XII avrebbe anche cercato di convincere Alcide De Gasperi della utilità di un listone con la destra, mediatore don Sturzo, nelle prime elezioni per il Comune di Roma, ricevendo un netto rifiuto dal primo presidente del Consiglio Dc, che non dimenticava certi valori nonostante le pressioni fossero arrivate alla porta di casa in modo prepotente. © RIPRODUZIONE RISERVATA