Gli esordi del cantautore fra i più celebri al mondo sono ambientati in un periodo storico complicato, con la crisi dei missili a Cuba, la morte di Kennedy, le lotte dei neri americani e la guerra nel Vietnam. Nonostante la suggestiva ambientazione nella New York del Greenwich Village — e la presenza sullo schermo di altri mostri sacri come Woody Guthrie, Pete Seeger e Joan Baez —, il film scorre senza i guizzi che gli spettatori avrebbero apprezzato. Azzeccata la scelta degli attori. Dylan è un perfetto Timothée Chalamet, Monica Barbaro è una credibile Joan Baez, il bravissimo Edward Norton è Pete Seeger
◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *
► James Mangold è uno dei registi più amati dalle major di Hollywood e gode di un’ottima stampa, ma ai suoi film — da “La grande sfida” al rifacimento di “Quel treno per Yuma“, dai “Wolverine” all’ultimo “Indiana Jones” — manca sempre qualcosa per essere davvero convincenti, e l’ultimo non fa eccezione. “A Complete Unknown” racconta gli esordi di Bob Dylan nell’ambiente del folk americano e arriva fino al 1965, quando il suo passaggio alla chitarra elettrica, inizialmente contestato dai fans, portò alla creazione di canzoni che rivoluzionarono il mondo del rock.
Sulla carta il film aveva tutto per entusiasmare. Un personaggio straordinario, anzi più di uno, perché accanto a Dylan compaiono mostri sacri come Woody Guthrie, Pete Seeger e Joan Baez. Un periodo storico complicato, con la crisi dei missili a Cuba, la morte di Kennedy, le lotte dei neri americani e la guerra nel Vietnam. Una suggestiva ambientazione nella New York del Greenwich Village. Invece è un compitino ben fatto, senza infamia e purtroppo senza guizzi. Così, complice anche l’eccessiva lunghezza, lo spettatore non vede l’ora che il grande Bob, tra molte sigarette e qualche vizio appena accennato — il film è pur sempre prodotto dalla Disney — decida di abbandonare la fidata chitarra acustica per partire alla scoperta del nuovo mondo.
(*) L’autore dirige oltreilponte.org