Incendi disastrosi dalla Siberia alla Grecia, passando da mezza Italia

Incendi e alluvioni: gli eventi estremi si intensificano in tutto il mondo. Ma si innalzano anche gli obiettivi per scongiurare la catastrofe climatica. Sulla mobilità elettrica e le energie verdi l’Europa spinge il convoglio dei paesi più ambiziosi, assieme agli Stati Uniti di Biden. Per il capo della Casa bianca, al 2030 la metà delle nuove immatricolazioni dovrà essere elettrica. E persino la Cina alza l’asticella delle auto green al 70% entro la fine del decennio in corso. E in Italia? Spuntano i green-scettici rimettendo in pista scenari tecnologici fuori corso (la fissione nucleare) o impraticabili (il sequestro della Co2)


L’analisi di GIANNI SILVESTRINI, direttore scientifico Kyoto Club

OGGI, LUNEDÌ 9 AGOSTO, verrà reso pubblico il sesto rapporto sullo Stato del clima dell’Ipcc, il precedente risaliva al 2013, che sottolineerà l’accelerazione dei fenomeni estremi e al tempo stesso la possibilità di evitare esiti catastrofici. Del resto, analizzando gli eventi recenti si evidenziano due trend complementari. Da un lato una successione impressionante di impatti climatici, dagli incendi con devastazioni eccezionali (Australia, Nord America, Siberia) alle alluvioni di una gravità estrema (Europa, Cina). Dall’altro l’innalzamento, in alcuni casi imprevisto, degli obiettivi climatici al 2030 e 2050 da parte di molti paesi.

Fig. 1 Evoluzione delle emissioni climalteranti, andamento storico e target da raggiungere per diversi paesi o aggregati, The Economist, 7 agosto 2021

Riuscire a far diventare climaticamente neutre in trent’anni economie forti come quelle della Ue, degli Usa o del Giappone, rappresenta in effetti un impegno notevole. E ancor più sfidante sarà lo sforzo per raggiungere la neutralità carbonica da parte della Cina e di altri paesi asiatici (Fig. 1). Va detto che l’accelerazione dei governi è sì legata all’aggravarsi della crisi climatica, ma è anche confortata dalla disponibilità di tecnologie “dirompenti” a prezzi sempre più bassi.

E proprio l’abbinamento tra obiettivi ambiziosi e soluzioni sempre più competitive, dalle rinnovabili alla mobilità elettrica, sta innescando trasformazioni epocali di interi settori. Sono recentissime sia le proposte della Commissione Ue sullo stop alle vendite di auto a combustione interna dal 2035 che l’ordine esecutivo di Biden che prevede che la metà delle auto vendute negli Usa nel 2030 debbano essere elettriche. E secondo i costruttori cinesi il mercato dell’auto del loro paese a fine decennio sarà elettrico per il 70%. 

Certo, parliamo di sfide gigantesche. Ma la lucidità politica consiste proprio nel saper cogliere l’onda che è partita e non rimanerne travolti. «La transizione ecologica, se fatta bene, genera occupazione e innovazione», ha dichiarato Mario Draghi. Non sembrano altrettanto positive le affermazioni del ministro Cingolani che teme «un bagno di sangue», come s’è già scritto su queste pagine. O ancora peggio il professor Clo, che ritiene le proposte europee «simboliche, frutto del fanatismo ecologista».

L’industria automobilistica europea punta alla leadership mondiale dell’auto green

Ma sul fronte delle imprese c’è chi ha capito che occorre cambiare, e rapidamente. Così, Herbert Diess, amministratore delegato di Volkswagen è netto: «La mobilità individuale ha davanti a sé un futuro luminoso. Il nostro obiettivo è di diventare leader nel mercato globale dei veicoli elettrici». Considerato che l’industria italiana della componentistica dell’auto lavora molto per la Germania, è ovvio che ad essa andrebbe destinata una forte attenzione, cosa che non si nota purtroppo nel Pnrr.

L’altro settore che verrà completamente rivoluzionato è quello della generazione elettrica. Le rinnovabili continuano a macinare record, con 174 miliardi di dollari nel primo semestre 2021, e sono destinate a dominare il mercato elettrico nei prossimi decenni. Anche in questo campo c’è chi si attarda nel vecchio modello e chi si è lanciato nell’avventura verde. Enel, ad esempio, nel prossimo decennio spenderà 160 miliardi di euro nelle rinnovabili e nelle reti puntando ad avere 120 GW verdi. Ed è interessante sottolineare come rinnovabili e auto elettriche risulteranno sul medio e lungo periodo decisamente più competitive rispetto alle tecnologie del passato.

Ma in questa situazione in rapida evoluzione, suonano stonate le posizioni di coloro che vogliono frenare la transizione. È vero che è difficile ormai trovare in Italia dei negazionisti del clima, ma pur di rallentare le politiche di intervento emergono le posizioni più bizzarre. Così, “La Verità” titola un articolo di Carlo Pelanda: «Invece di cercare di cambiare il clima (?) dobbiamo fare le cose giuste per difenderci». Ci sono poi le proposte surreali di Enrico Mariutti sul “Sole 24 Ore” (!) del 2 agosto: «Le rinnovabili, l’auto elettrica, gli hamburger vegetali non ci aiutano in alcun modo a scongiurare le minacce». Ecco quindi la formula magica: la cattura dell’anidride carbonica dall’aria, una soluzione che, oltre ad essere terribilmente energivora (e come la produciamo tutta questa energia?), è destinata a svolgere un ruolo del tutto marginale.

Luglio 2021, alluvione catastrofica in Germania e Belgio [credit Ap]
Sempre negli ultimi giorni, “Il Foglio”, i cui articoli spesso hanno sposato posizioni negazioniste sul clima, ha pubblicato un pezzo dal titolo «L’apocalisse che non c’è» con sottotitolo «Il riscaldamento globale non si risolve azzerando le emissioni» in cui l’autore Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, evidenzia alcune proposte contenute in un libro statunitense, peraltro molto contestato in casa propria. Così esce dal cappello un “piano B” più leggero, graduale, da realizzare senza fretta. E cosa spunta fuori? La gassificazione del carbone, i piccoli reattori nucleari, la fusione nucleare.

Insomma, adesso che è il momento di agire, si alza una coltre fumogena. C’è chi sostiene che ormai non c’è più niente da fare per scongiurare l’emergenza climatica e chi propone soluzioni impraticabili. E torniamo così agli obiettivi 2030 europei, al processo Fit for 55, che dovrà essere gestito con grande intelligenza. Sapendo che l’Unione Europea potrà facilitare passaggi complicati, come quelli del carbone polacco, di alcuni settori industriali o del comparto auto.

Poi naturalmente ci sono paesi e realtà che tirano. È uscito in questi giorni il “Programma di protezione climatica subito” dei Verdi tedeschi. Si prevede un nuovo Ministero, con diritto di veto in caso di leggi non compatibili con l’Accordo di Parigi, responsabile del coordinamento di tutti i Ministeri.  E vengono indicati diversi sfidanti obiettivi settoriali, come i 12 GW solari e 6 GW eolici da installare all’anno. Vedremo cosa succederà alle elezioni del 26 settembre, ma è molto probabile un’accelerazione delle politiche climatiche da parte del prossimo governo tedesco e quindi un impulso a tutta l’Europa. Sapendo che le dinamiche della Ue hanno avuto in passato, ed avranno anche in futuro, un notevole impatto anche a livello globale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha svolto attività di ricerca presso il Cnr e il Politecnico Milano, dove è responsabile del master “Ridef – reinventare l’energia”. È stato direttore generale del ministero dell’Ambiente e consigliere di Pierluigi Bersani al ministero delle Sviluppo economico. È direttore scientifico del Kyoto Club un’organizzazione non profit, creata nel febbraio del 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. È anche direttore scientifico della rivista e del portale “QualEnergia” promossi da Legambiente e da Kyoto Club. È presidente di Exalto, una società impegnata nella transizione energetica in atto. Autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e di cinque libri, fra cui “2 °C - Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, 2016, e “Le trappole del clima”, 2020, scritto insieme a GB Zorzoli, Edizioni Ambiente.